Acquistabile sia online che nelle librerie il testo“Uno, Nessuno, ChatGPT” cerca di spiegare i segreti dell’Intelligenza Artificiale e analizza il modo in cui sta cambiando la società.

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È già disponibile in versione digitale e nelle librerie, “Uno, Nessuno, ChatGPT”, il libro edito da Ledizioni che approfondisce le potenzialità, i limiti e le implicazioni di ChatGPT, il sistema di intelligenza artificiale generativa i cui impatti sulla società sono stati al centro di diversi dibattiti.

Scritto a più mani da Massimo De Santo, professore ordinario del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Salerno, e da professionisti con esperienze e competenze diverse quali Fiorenzo Pilla, Michele Di Maio, Giulio Cupini e Rossella Dolce, il libro parte da un quesito fondamentale: “Le intelligenze artificiali possono davvero essere considerate intelligenti?”.

Gli autori provano a rispondere a tale interrogativo con un linguaggio semplice e accessibile a tutti, offrendo una visione del futuro nelle interazioni uomo-macchina. Nel libro “Uno, Nessuno, ChatGPT” si evidenzia l’importanza di approcciarsi con uno spirito critico alle nuove tecnologie per massimizzarne i benefici e mitigarne i rischi.

“Uno, Nessuno, ChatGPT” si rivolge a chiunque desideri comprendere l’influenza di questa tecnologia nella società e i modi in cui sta plasmando il futuro economico, lavorativo e culturale, in particolare nel settore produttivo, dell’istruzione, della comunicazione e della psicologia.

uno-nessuno-chatgptÈ sempre difficile”, afferma il professore Massimo De Santo, “liberarsi dai tecnicismi per chi come me opera professionalmente nel settore della ricerca sull’Intelligenza Artificiale. Questo libro illustra con un linguaggio semplice e comprensibile che non c’è niente di “magico” nell’AI, ma che tutto va interpretato come un nostro artefatto, dunque, come qualcosa fatto con l’arte e con le nostre mani, per supportarci nelle attività lavorative. Da sempre, questo è stato il segno della genialità umana. Dobbiamo ricordarlo e sapere che siamo responsabili dell’uso che facciamo di ciò che abbiamo costruito”.