L’AI si rivela strumento chiave per le organizzazioni non-profit che mirano a migliorare l’esperienza degli utenti. In particolare, gli enti del terzo settore l’adottano nelle proprie scelte tecnologiche più velocemente del settore privato

Non profit

L’impatto delle nuove tecnologie si sta rivelando fondamentale anche per gli enti non-profit che stanno integrando l’IA più rapidamente del settore privato, con il 58% delle organizzazioni che la utilizza nelle soluzioni CPaaS (Communication Platform as a Service”, ovvero piattaforme che permettono di integrare strumenti di comunicazione all’interno di servizi e processi), rispetto al 47% delle aziende B2C. Inoltre, il 68% delle società del terzo settore utilizza l’IA per analizzare i dati degli utenti e comprendere meglio le loro esigenze, rispetto al 64% dei brand B2C. Un engagement digitale forte è infatti considerato cruciale per il successo dall’87% delle non-profit, che vedono nell’IA un acceleratore per migliorare queste attività.

È quanto emerge dallo “State of Nonprofit Digital Engagement Report” di Twilio, evidenziando l’impatto delle nuove tecnologie sull’engagement delle organizzazioni non-profit, in particolare del settore sanità, istruzione e istituzioni pubbliche. Giunto alla sua seconda edizione, il rapporto mostra come le società del terzo settore stiano adottando e implementando nuove tecnologie, come l’IA, per migliorare l’interazione con i loro utenti finali.

L’importanza dell’AI nella personalizzazione e nel miglioramento dell’engagement

Il rapporto evidenzia che la maggior parte delle non-profit del terzo settore riconosce la necessità di una migliore personalizzazione: il 71% delle organizzazioni indica che le comunicazioni personalizzate sono una priorità assoluta per il prossimo futuro, con l’IA come elemento di potenziamento. Tra i vari settori, l’implementazione dell’IA sta portando risultati significativi:

  • Sanità: le non-profit si affidano principalmente all’IA per accelerare i tempi di risposta ai pazienti e il 50% di esse riferisce di aver migliorato l’esperienza degli utenti e i punteggi di soddisfazione.
  • Istruzione: il terzo settore utilizza l’IA per connettersi con gli studenti attraverso piattaforme di messaggistica, adottate in particolare dai più giovani. Tra i benefici principali si segnalano tempi di risposta più rapidi (47%), decisioni migliori basate sui dati (41%) e un miglioramento nella fidelizzazione degli studenti (40%).
  • Comunità e servizi umanitari: le organizzazioni focalizzate su miglioramenti comunitari, alloggi o aiuti umanitari riportano benefici come decisioni migliori basate sui dati (42%), tempi di risposta più veloci (40%) e una maggiore fidelizzazione dei partecipanti (38%)

Nuove opportunità per i professionisti IT

Per mantenere il ritmo con l’innovazione dell’IA, l’88% delle organizzazioni non-profit prevede di assumere uno o più sviluppatori nel prossimo futuro, con una media di sei nuove assunzioni all’anno. Inoltre, circa tre organizzazioni su quattro pianificano di cercare supporto tecnologico esterno, segnalando una crescente richiesta di talenti tecnologici nel settore.

La sfida della privacy e il ruolo dell’IA nel terzo settore

Nonostante l’83% delle non-profit dichiari di essere trasparente sull’uso dell’IA, solo il 38% degli utenti finali condivide questa percezione. Questo divario rappresenta un’opportunità per le non-profit di migliorare la comunicazione e costruire maggiore fiducia. Spiegare chiaramente come e perché vengono utilizzati i dati può aiutare a ottenere risultati migliori per i loro stakeholder, siano essi pazienti, studenti o cittadini.

Il tema della privacy è quindi particolarmente sentito anche nel terzo settore, inserendosi nel dibattito sulla gestione etica dei dati. Se da un lato infatti l’approccio predittivo reso possibile da IA e machine learning sta trasformando il modo in cui le organizzazioni interagiscono con i loro utenti, anticipandone bisogni e preferenze in modo tempestivo, dall’altro lato, con l’incertezza legata al destino dei cookie di terze parti e la crescente attenzione alla privacy, l’abilità di lavorare sui dati di prima parte – raccolti direttamente dagli utenti con il loro consenso – rappresenta una sfida centrale e allo stesso tempo un’opportunità.

AI e non-profit: a che punto è l’Italia?

Anche in Italia, secondo la ricerca “Donare 3.0” condotta da Bva Doxa per Rete del Dono e PayPal, alcune realtà non-profit stanno esplorando con successo l’intelligenza artificiale per migliorare la relazione con i propri utenti e ottimizzare la gestione delle risorse. Un esempio è Save the Children, che, ha adottato l’IA per analizzare grandi volumi di dati e personalizzare la comunicazione con i donatori, migliorando l’efficacia delle campagne di raccolta fondi e ottimizzando il processo di engagement. Secondo quanto riportato, il settore non-profit italiano sta sperimentando soluzioni innovative come chatbot, algoritmi predittivi e avatar virtuali, strumenti che facilitano la gestione delle interazioni e rendono più efficiente la risposta ai bisogni degli utenti. Questa evoluzione conferma che anche in Italia il terzo settore sta iniziando a cogliere il potenziale dell’intelligenza artificiale, soprattutto nell’ambito della personalizzazione e della comunicazione mirata.

AI, engagement e privacy: il futuro del terzo settore

In questo scenario, le no profit che svilupperanno strumenti di comunicazione avanzata, dall’analisi dei dati all’automazione delle interazioni, potranno migliorare il coinvolgimento degli utenti offrendo esperienze personalizzate e comunicazioni più efficaci, ottenendo un vantaggio competitivo e allo stesso tempo mantenendo sempre al centro la trasparenza e la protezione dei dati. Servono però realtà che possano dialogare con le organizzazioni no profit e tradurre in azioni concrete ciò che la tecnologia ha da offrire loro. Anche queste organizzazioni devono puntare a creare strategie di engagement digitale, mantenendo alta la fiducia degli utenti, anche solo implementando soluzioni predittive e utilizzando attentamente i dati di prima parte. Il futuro del terzo settore, quindi, si costruisce su un binomio fondamentale: innovazione tecnologica e gestione etica dei dati, dove la personalizzazione guidata dall’IA diventa uno strumento per migliorare l’impatto sociale, garantendo al tempo stesso privacy e sicurezza.

“L’intelligenza artificiale rappresenta un’opportunità senza precedenti per il terzo settore, che può finalmente offrire esperienze personalizzate e servizi più efficienti ai propri utenti. Tuttavia, la vera chiave di successo risiede nell’utilizzo etico dei dati e nella capacità di costruire relazioni basate sulla trasparenza e sulla fiducia. Anche le organizzazioni no profit stanno finalmente iniziando a scoprire il valore di questi strumenti predittivi la cui integrazione con i sistemi aziendali permetterà anche a loro di anticipare le esigenze degli utenti in modo sicuro e responsabile, trasformando l’innovazione tecnologica in un vero e proprio acceleratore di impatto sociale.” dichiara Emanuele Caronia, Founder & CEO