L’Italia è il paese europeo più vulnerabile alle catastrofi naturali, quali terremoti, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni, lo rivela uno studio condotto dal Disaster Risk Management Knowledge Centre (DRMKC) del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, che si basa su dati di Eurostat, World Bank, Corine, Università di Göteborg e UNESCO. Con la sua nota esposizione dei territori e delle comunità alle calamità naturali, l’Italia affronta un bivio cruciale nella gestione dei rischi catastrofali.
Nonostante un PIL che testimonia una forte impronta del settore assicurativo vita, il ramo danni rimane sorprendentemente sottosviluppato, sottolineando una scarsa penetrazione assicurativa. L’Italia sconta, insieme alla Grecia, il più alto divario di protezione e la più alta esposizione ai rischi, rispetto alla scarsa propensione assicurativa. Il nostro Paese è settimo nell’OCSE per i premi del ramo vita al 4,9% del Pil, ma solo venticinquesimo nel ramo danni con l’1,9% del PIL, contro una media di Francia al 4,6%, Germania al 3,9%, Spagna e UK al 2,9%. Il livello di gap di protezione più alto per specifici rischi si riscontra per i terremoti e le alluvioni (rispettivamente 98% e 97% dei sinistri non assicurati), seguiti da incendi e tempeste.
A livello mondiale, nel 2023 l’ammontare complessivo delle perdite causate da catastrofi naturali è stato di circa 250 miliardi di dollari, di cui solo 95 risarciti dalle assicurazioni. In Europa le perdite ammontano a 83 miliardi di dollari e solo 17 miliardi erano assicurati. In Italia, facendo il conto degli ultimi dieci anni, il valore delle perdite causate dai disastri naturali è pari a 35 miliardi di dollari.
L’intervento normativo italiano per rischi catastrofali
Questa situazione ha portato nel nostro Paese alla necessità di un intervento normativo che è concretizzato nella Legge di Bilancio 2024, nella quale è stato introdotto l’obbligo per le imprese di assicurarsi contro eventi catastrofali entro il 31 dicembre 2024. La misura riguarda tutte le imprese con sede legale in Italia, nonché quelle estere con una stabile organizzazione nel paese, indipendentemente dalla forma giuridica sotto la quale operano. L’ambito di applicazione si estende ai danni a terreni e fabbricati, impianti e macchinari, nonché attrezzature industriali e commerciali.
Per le imprese che non rispettano tale obbligo sono previste sanzioni da 200 mila a 1 milione di euro, e l’esclusione da contributi, sovvenzioni o agevolazioni pubbliche. Mentre per le compagnie assicurative, che hanno il compito di offrire la stipula o il rinnovo di polizze catastrofali con un contratto assicurativo che deve avere premi proporzionali al rischio e può includere una franchigia fino al 15% del danno, in caso di mancato rispetto dell’obbligo di legge possono incorrere in multe da 100mila a mezzo milione di euro.
Questa normativa è di centrale importanza soprattutto per le microimprese (meno di 10 occupati) e le piccole e medie imprese (fino a 49 occupati): la loro sottoassicurazione contro i principali rischi naturali rischia di compromettere la stabilità e la resilienza di un tessuto imprenditoriale già messo alla prova da condizioni economiche variabili e da un contesto climatico in evoluzione.
Secondo i più recenti dati di ANIA sulle coperture catastrofali in Italia, solo il 3,4% delle ubicazioni riferite a microimprese sono coperte da assicurazioni contro le alluvioni e solo l’8,4% contro i terremoti. Percentuali che restano basse anche per le piccole imprese, assicurate al 28,2% contro le alluvioni e al 32,2% contro i terremoti. I dati migliorano nettamente fra le imprese medie, assicurate per circa due terzi, mentre la legge poco cambierebbe lo stato di cose per le grandi imprese, che già oggi risultano quasi interamente assicurate da questi rischi e hanno generalmente maggiori risorse economiche da dedicare a tale spesa.
Microimprese e PMI esposte a rischi finanziari ingenti
Questa mancanza di copertura non solo espone le microimprese e le PMI a rischi finanziari ingenti in caso di calamità, ma riflette anche una diffusa sottovalutazione del rischio e una bassa propensione alla sottoscrizione di polizze. Le principali motivazioni della mancata assicurazione sono la percezione di premi elevati rispetto al danno atteso (56%), l’assenza di informazioni sui prodotti assicurativi (38%), la scarsa fiducia nelle compagnie (4%) e l’incapacità sostenere il costo del premio (2%).
Certamente l’obbligo di assicurazione contro gli eventi catastrofali rappresenta un passo importante verso la mitigazione del rischio e la promozione di una cultura di prevenzione. Tuttavia, per essere efficace, deve essere accompagnato da un impegno collettivo che coinvolga le imprese, le istituzioni e le compagnie assicurative in un dialogo costruttivo e in un percorso di educazione al rischio. È fondamentale che le PMI siano dotate degli strumenti e delle informazioni necessarie per navigare tra le opzioni assicurative disponibili, comprendendo appieno i benefici di una copertura adeguata in termini di sicurezza finanziaria e stabilità operativa.
Le compagnie assicurative giocano pertanto un ruolo fondamentale, rivedendo le proprie strategie di offerta, al fine di rispondere in modo efficace e flessibile alle nuove esigenze del mercato. Ciò comporta non solo l’adeguamento dei prodotti assicurativi esistenti, ma anche lo sviluppo di nuove soluzioni che incorporino una valutazione del rischio più accurata e meccanismi di premialità per le imprese che investono in prevenzione e sicurezza. Inoltre, le compagnie assicurative sono chiamate a svolgere un ruolo cruciale nell’educazione alla gestione rischio, offrendo consulenza e supporto alle PMI per una corretta valutazione dei rischi e la scelta della copertura più adeguata. Questo aspetto è fondamentale per superare le barriere di percezione sui costi e sulla complessità delle polizze, facilitando così una maggiore penetrazione assicurativa.
La resilienza e la sostenibilità delle imprese non possono però prescindere da una gestione strategica del rischio, che integri misure di prevenzione, coperture assicurative adeguate e strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. In questo contesto, le PMI hanno bisogno di supporto per affrontare gli oneri finanziari dell’assicurazione e per adottare comportamenti virtuosi che possano ridurre la vulnerabilità agli eventi catastrofici.
Politiche di collaborazione tra settore privato e pubblico
Ecco perché è cruciale che questo processo sia accompagnato da politiche che favoriscano la collaborazione tra settore privato e pubblico, un’informazione capillare e accessibile sulle opzioni assicurative, e l’incoraggiamento verso investimenti in sicurezza e prevenzione. Le PMI, essendo la colonna vertebrale dell’economia italiana, non solo beneficeranno direttamente di una maggiore protezione finanziaria, ma contribuiranno anche a un sistema economico nazionale più robusto e resiliente. L’obiettivo finale è quello di minimizzare l’impatto economico e sociale degli eventi catastrofici, assicurando al contempo la continuità operativa delle imprese e la salvaguardia dei livelli occupazionali.
In tale contesto, emerge la necessità di un cambio di paradigma che veda le imprese, in particolare le PMI, non più come semplici beneficiarie di protezione assicurativa, ma come attori proattivi nella gestione del rischio. Questo implica un maggiore impegno nell’identificazione e valutazione dei rischi specifici, nell’adozione di misure preventive e nel dialogo costante con gli intermediari e le compagnie assicurative per sviluppare soluzioni su misura che rispondano efficacemente alle esigenze di ogni singola impresa. La normativa recentemente introdotta rappresenta un punto di partenza significativo, sebbene il quadro complessivo possa evolvere con l’eventuale emanazione dei decreti attuativi. La situazione attuale, pur fornendo una base solida, anticipa che le disposizioni future non solo potrebbero modificare significativamente il panorama per gli operatori del settore, ma anche creare nuove sfide e opportunità per l’intero ecosistema imprenditoriale.