Capterra ha investigato i dubbi, i rischi e le alternative alle criptovalute che potrebbero frenarne l’espansione in Italia.

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L’idea di uno scenario futuristico in cui le criptovalute saranno la principale moneta di scambio sembra affievolirsi all’interno della popolazione italiana.

Secondo una ricerca di Capterra condotta lo scorso settembre 2021, nonostante le recenti performance delle criptovalute abbiano incoraggiato un numero crescente di persone ad acquistare monete virtuali, parallelamente stanno aumentando anche le incertezze e i dubbi a riguardo.

Nella prima parte della ricerca Capterra ha identificato un trend positivo per cui il 62% degli italiani ha espresso l’intenzione di utilizzare le criptovalute, ma gli stessi sembrano anche essere consapevoli del fatto che troppa libertà a volte porta a maggiori pericoli. Da qui deriva una delle principali preoccupazioni della popolazione, ovvero l’assenza di regolamentazione e controllo da parte di entità governative.

Dallo studio, in cui sono stati intervistati 1000 italiani maggiorenni che conoscono o hanno familiarità con le criptovalute, emerge che il 54% è preoccupato per il rischio di attività illegali.

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Gli italiani sono preoccupati o molto preoccupati per quelle caratteristiche intrinseche delle criptovalute che le rendono particolarmente suscettibili al rischio d’impiego in attività criminali. Parliamo dell’anonimato degli accessi e la mancanza di un organo o soggetto centrale che effettui controlli sulle transazioni.

Ad avere dubbi non sono soltanto coloro che vorrebbero acquistarle. Si tratta di un problema che riguarda da vicino gli organismi ufficiali, e per questo in Paesi come la Cina il rischio è già stato valutato ed è stata presa una decisione definitiva: rendere illegali tutte le transazioni fatte con criptovalute. L’Italia è attualmente esente da limitazioni e divieti di questo tipo e i recenti investimenti hanno conosciuto un incremento non indifferente.

C’è da dire però che l’ottimismo verso una moneta virtuale “senza regole” sembrerebbe in calo. Più della metà degli italiani intervistati sostiene che il mercato delle criptovalute dovrebbe essere regolamentato. Solo il 24% vorrebbe invece opporsi a una misura di questa portata. È piuttosto certo invece che lo sviluppo dei mercati delle criptovalute conoscerà cambiamenti significativi in termini di regolamentazione nei prossimi anni in diversi Paesi, e in alcuni sono già previsti a partire dal 2022.

Tra le principali motivazioni che fanno crescere le preoccupazioni riguardo alle criptovalute segue l’incertezza derivante dalla volatilità di queste ultime. Proprio per questo il 37% degli italiani rimane scettico e preferisce non utilizzare le monete virtuali a causa delle forti oscillazioni che possono presentare. Anche quest’anno il Bitcoin, per esempio, ha conosciuto tanto aumenti record quanto crolli del valore nel giro di pochissimo tempo. Non è semplice mantenere la valuta popolare e accessibile, accrescendone così il valore, con tutta l’insicurezza che c’è in merito. Il 49% degli italiani, infatti, ritiene che non ci sia sufficiente informazione in merito alle criptovalute.

E se dovessero essere dichiarate illegali anche in Italia? Questa è la domanda che probabilmente si pone il 43% degli italiani che sono preoccupati proprio dalla possibile scomparsa della valuta nel Paese. C’è invece un 20% che è più spaventato dalla sicurezza dei dati. Gli attacchi di hacker sono sempre dietro l’angolo, anche in mercati in cui esistono sistemi di crittografia e convalida delle transazioni, come quello delle criptovalute, ed esistono già casi che testimoniano, purtroppo, come questo sia avvenuto.

La risposta a tutta questa serie di problematiche a cui stanno lavorando diversi Paesi sarebbe la distribuzione delle cosiddette CBCD, Central Bank Digital Currency o, in italiano, Valute Digitali della Banca Centrale. In uno scenario di questo tipo sono le autorità monetarie competenti a emettere in maniera regolamentata le proprie monete virtuali (valuta fiat), controllate e distribuite dai rispettivi organi. Di fronte a questa apparente soluzione però il 62% degli italiani storce il naso.

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Le preoccupazioni legate all’uso delle CBDC derivano da problemi che riguardano la sicurezza (27%), l’autorità (21%) e la privacy (14%). In conclusione dello studio Capterra ha voluto identificare quale sarebbe la moneta ideale secondo gli italiani.

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Visti questi dati sembra proprio che non saranno rischi e dubbi a frenare l’espansione delle criptovalute in Italia. Nonostante i timori espressi, il 30% le ritiene comunque la valuta ideale standard nei prossimi cinque anni. Interessante notare come la stessa ricerca di Capterra condotta in altri paesi abbia raccolto risposte differenti su questo punto in particolare. Inglesi (40%), francesi (39%) e tedeschi (39%) ritengono la valuta fiat più idonea rispetto alle criptovalute.