Il 27 aprile il Parlamento europeo ha approvato l’AI Act, il primo regolamento che guida l’uso dell’Intelligenza Artificiale.

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Giulio Coraggio e Tommaso Ricci, avvocati di DLA Piper descrivono i punti dell’AI Act e invitano le aziende che programmano di adottare l’Intelligenza Artificiale di tenerne conto per non trovarsi impreparati in futuro.

Il Parlamento europeo ha raggiunto un accordo provvisorio sul primo regolamento al mondo sull’intelligenza artificiale al mondo, noto come l’AI Act.

La legislazione mira a regolamentare l’Intelligenza Artificiale (AI) in base al suo potenziale di danno. I principali punti di rilievo dell’AI Act sono i seguenti:

  • Ci saranno regole più severe per i c.d. foundation model come ChatGPT per evitare che ci sia una manipolazione “intenzionale” dei contenuti e l’uso di software di riconoscimento delle emozioni alimentati dall’AI in determinati settori.
  • Saranno vietate alcune applicazioni di intelligenza artificiale che sono considerate un rischio inaccettabile, come gli strumenti di AI per il monitoraggio generale delle comunicazioni interpersonali.
  • Alcuni principi generali si applicherebbero a tutti i modelli di intelligenza artificiale, tra cui l’esigenza di una supervisione umana, la solidità tecnica e la sicurezza, la privacy e la governance dei dati, la trasparenza, il benessere sociale e ambientale, la diversità, la non discriminazione e l’equità.
  • Ulteriori garanzie saranno previste per il processo con cui i fornitori di modelli di intelligenza artificiale ad alto rischio potranno elaborare dati sensibili, come l’orientamento sessuale o le convinzioni religiose per individuare pregiudizi negativi. In particolare, per poter elaborare questo tipo di categorie di dati, i pregiudizi non devono essere rilevabili attraverso l’elaborazione di dati sintetici, anonimizzati, pseudonimizzati o crittografati.

Con l’attuazione dell’AI Act, l’UE sta adottando un approccio proattivo per regolamentare l’intelligenza artificiale in base ai rischi potenziali e questo può avere implicazioni di vasta portata per l’industria tecnologica mondiale.

L’accordo provvisorio sull’AI Act può apparire come una buona notizia perché creerà un maggiore livello di certezza del diritto in un settore sul quale le autorità e l’opinione pubblica stanno seguendo posizioni spesso contraddittorie ed eccessivamente protezioniste.

Sebbene alcune minori modifiche al testo dell’AI Act potranno essere ancora possibili, le aziende che intendono incorporare l’intelligenza artificiale nella loro operatività e nell’offerta di servizi ai clienti dovranno già tenerne conto per assicurarsi che la loro strategia di IA sia a prova di futuro.

di Giulio Coraggio e Tommaso Ricci, avvocati di DLA Piper