La ricerca condotta dalla piattaforma ContrattiPubblici.org svela a quanto ammonta la spesa della PA italiana nel digitale.

spesa della PA italiana nel digitale

Aumentano gli investimenti e la spesa della PA italiana nel digitale ma la fotografia è ancora un modello sfocato dell’immagine auspicabile, anche alla luce degli obiettivi del PNRR. Lo conferma una ricerca congiunta dell’Osservatorio Agenda digitale del Politecnico di Milano e ContrattiPubblici.org, piattaforma per la business intelligence in ambito PA, realizzata dalla startup torinese Synapta.

Un lavoro che fa leva su più di 20 anni/persona, investiti per rendere analizzabili oltre 40mila data base, all’interno della piattaforma ContrattiPubblici.org, da fonti quali gli Open Data dell’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione), ma anche dalle singole sezioni “amministrazione trasparente” di decine di migliaia di PA e società pubbliche. Su questa base, adottando una metodologia impostata da Federico Maffezzini, Senior Advisor specializzato in public procurement e analisi di mercato, gli analisti di Synapta e del Politecnico di Milano si sono dati l’obiettivo di qualificare la spesa della PA italiana nel digitale, con un approccio bottom-up e analitico basato sull’analisi dei singoli contratti pubblici. Al centro della ricerca c’è il procurement pubblico, ovvero l’insieme di tutte le procedure di acquisto di beni e servizi da parte della Pubblica Amministrazione in senso lato, dagli enti locali alla PA centrale, passando per le società controllate e partecipate.

Contrattipubblici.org, database e motore di ricerca dei contratti pubblici italiani per la trasparenza e l’efficienza nel public procurement, insieme agli esperti del PoliMi, ha fotografato l’andamento della spesa della PA italiana nel digitale in servizi digitali, riscontrando negli ultimi anni una crescita minore di quella che ci si potrebbe aspettare per un settore così strategico per la crescita del Paese. Tra il 2016 ed il 2018, i nuovi contratti aggiudicati sono calati da 4,27 a 2,86 miliardi, e la crescita del 2019 (a 4,09 miliardi) non è proseguita nel 2020, stabile a 4,07 miliardi. Ciò è coerente con le analisi dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano a livello internazionale: la spesa pubblica in ambito ICT (che include quella in servizi digitali) è stata pari a soli 115 euro pro capite lo scorso anno, un dato decisamente sotto la media dei grandi paesi omologhi all’Italia, molti dei quali investono due o tre volte di più. Il Regno Unito primeggia con 323 euro, davanti alla Germania (207), seguita a poca distanza dalla Francia (186).

Un altro punto critico riscontrato durante la ricerca che indaga la spesa della PA italiana nel digitale, riguarda le gare pubbliche per servizi digitali avviate nel 2020, per la metà delle quali non è ancora nota un’aggiudicazione definitiva. L’anno scorso poi è aumentato l’interesse delle PA in smart working, blockchain e droni ma queste voci vanno ulteriormente qualificate utilizzando i dati di ContrattiPubblici.org: ad esempio, gli investimenti più importanti legati allo smart working hanno riguardato gli acquisti di computer portatili (per 189 milioni di euro, con un aumento del 178% rispetto al 2019), dando una risposta senz’altro concreta, ma anche di tipo molto emergenziale alla domanda di lavoro da remoto legato al contrasto del Covid-19.

Secondo la ricerca sulla spesa della PA italiana nel digitale il 67% dell’intero mercato di servizi digitali risulta concentrato nelle mani di 50 fornitori e la concentrazione aumenta in ambiti più settoriali: ad esempio, i primi dieci attori coprono il 47% della spesa in eProcurement (ovvero, le piattaforme digitali per la gestione degli acquisti pubblici). Un focus interessante inoltre riguarda la spesa pubblica dal 2016 al 2020 in SPID, ANPR e pagoPA: il 79% di essa è concentrato nelle mani di 10 fornitori.

“La nostra piattaforma è un unicum, come emerge da questa analisi realizzata con il Politecnico, anche perché siamo in grado di analizzare procedure di affidamento, che non sono mai state oggetto di un bando pubblico: procedure negoziate e affidamenti diretti”, rivela l’economista Federico Morando, CEO di Synapta che ha contribuito allo sviluppo di ContrattiPubblici.org, “inoltre, i nostri dati sono ricchi di informazioni sulle aziende vincitrici e partecipanti: ciò permette di utilizzare la nostra business intelligence al servizio del pubblico (per trovare nuovi fornitori), del privato (per trovare nuove opportunità e monitorare i concorrenti) e di tutti i cittadini”.

Attraverso i dati aperti e un attento data scouting, gli analisti ed esperti torinesi sono in grado di analizzare qualunque tipo di acquisto e relativo settore, dall’e-procurement alla blockchain. L’importanza di queste analisi sulla spesa della PA italiana nel digitale è ampia, ad esempio risulta utile per stimolare e migliorare l’efficienza della macchina amministrativa, sia dal lato delle stazioni appaltanti sia in materia di fornitori e possibili risparmi.

“Il Codice degli appalti si può considerare la Sagrada Familia d’Italia, per questo sono importanti dei punti fermi come la nostra collaborazione con ContrattiPubblici.org che ci permette di analizzare e fotografare in maniera realistica fenomeni complessi come la spesa della PA italiana nel digitale” commenta Luca Gastaldi, Direttore dell’Osservatorio Agenda Digitale, professore associato al Politecnico di Milano, e collaboratore dell’Osservatorio Identità Digitale, fresco di ingresso nella segreteria tecnica della Cabina di Regia del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR). “La digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana restituisce un quadro molto variegato, dagli attori più evoluti come Consip a un terzo dei comuni italiani che si serve di documenti per lo più cartacei in fase di gara” aggiunge Gastaldi.

Il contesto normativo non aiuta. L’instabilità, dovuta alle continue modifiche legislative, la frammentarietà e l’incompletezza delle norme, oltre alla coesistenza di disposizioni di segno opposto sono i nemici che fronteggia il procurement pubblico. Le insidie sono molte ma la sfida è aperta. Ad esempio in Italia esistono ancora molte disparità a livello geografico: tra il 2016 e il 2020 la spesa in servizi digitali degli Enti Locali (Regioni, Comuni, Asl) è stata di 1,59 miliardi nel Nord-ovest, quasi 100 euro a testa, contro gli 0,96 di Sud e Isole, meno di 50 euro pro capite. Inoltre la pandemia non ha certo aiutato ad ottimizzare e razionalizzare i processi, pur avendo costretto a qualche passo avanti “emergenziale” su alcuni temi legati al digitale, mentre le opportunità del PNNR, se non gestite in maniera efficace, rischiano di trasformarsi in un pericolo.

“Grazie a ContrattiPubblici.org è possibile rispondere a domande solo apparentemente semplici”, conclude Federico Morando. “Siamo in grado di realizzare analisi dettagliate su migliaia di settori e servizi, come quella relativa alla spesa della PA italiana nel digitale, fornendo strumenti utili per migliorare l’efficienza della macchina amministrativa ma anche l’offerta dei fornitori. Abbiamo scelto di collaborare col Politecnico di Milano e di pubblicare questa ricerca, perché vogliamo sollecitare il pubblico a porci nuove domande sfidanti, per mettere alla prova i nostri dati”.