I colli di bottiglia nelle supply chain sono tra le sfide maggiori per le aziende europee e non c’è nessun miglioramento in vista. Quali sono le soluzioni per sopravvivere all’incertezza?

Supply chain

Durante gli ultimi due anni, una serie di eventi ha ripetutamente e significativamente limitato le capacità di produzione e di trasporto. Attualmente, la drammatica congestione dei principali porti del mondo sta mettendo ancora una volta a dura prova l’economia di tutto il continente, ma non solo. Il lungo lockdown di Shanghai ha avuto effetti a livello mondiale, vincolando circa il 3% della capacità di trasporto globale. In questo contesto, soprattutto il settore dell’elettronica sta subendo forti pressioni legate alla mancanza di componenti cruciali per questa tipologia di prodotti, di cui la Cina è uno dei principali esportatori. Allo stesso tempo, anche il conflitto in Ucraina contribuisce ad aggravare ulteriormente la situazione della supply chain: le vie di trasporto aeree, stradali, ferroviarie e marittime sono bloccate, limitando e ostacolando alcune tra le più importanti rotte commerciali. Gli embarghi in atto ostacolano il commercio di alcune materie prime, mentre gli effetti del conflitto hanno anche effetti a lungo termine, causati da distruzioni, come nel caso dei porti ucraini sul Mar Nero o di importanti impianti di produzione di Odessa per il gas neon, necessario per la produzione di chip.

Il vacillante meccanismo della produzione

Crisi come queste fanno sì che le catene di approvvigionamento vacillino ripetutamente, bloccando così il meccanismo della produzione. La situazione degli approvvigionamenti è attualmente molto complessa a causa di un ampio ventaglio di fattori.

Le aziende europee che dipendono dalle forniture di materie prime, prodotti intermedi e componenti, non hanno altra scelta se non quella di reagire in modo rapido e agile, pianificando con il massimo anticipo possibile. In un sondaggio condotto da reichelt elektronik tra gennaio e febbraio 2022, il 62% delle aziende intervistate in Italia aveva dichiarato di aspettarsi un miglioramento della situazione della supply chain nel corso dei 12 mesi successivi, eppure lo scenario attuale non è positivo.

Diversificazione, stoccaggio, internalizzazione: i rimedi delle aziende

Nel 2021 i ritardi nelle consegne hanno avuto effetti su larga scala anche in termini di fermo produzione e perdite economiche; oggi questo coincide con un significativo aumento dei costi di produzione, vendita e trasporto delle merci. Il 43% delle aziende europee appartenenti al settore industriale afferma che i ritardi di approvvigionamento verificatisi hanno avuto un forte impatto: in questo scenario l’Italia si posiziona tra i Paesi con gli effetti peggiori: il 51% dei rispondenti italiani al sondaggio di reichelt elektronik evidenzia come i ritardi della supply chain abbiano avuto un forte impatto sulla loro azienda nel 2021, soprattutto in termini di fermo produzione.

Per tentare di arginare i ritardi, il 40% delle aziende partecipanti al sondaggio ha deciso di aumentare le scorte a magazzino, seppur non in modo significativo, a fronte di un 46% di aziende che avevano preso tale decisione già a maggio 2021. Ciononostante, la situazione attuale del mercato e la volatilità delle catene di approvvigionamento stanno causando rallentamenti anche nel reperimento delle scorte, in particolare di componenti o materiali critici: il 42% afferma infatti di aver riscontrato difficoltà in diverse occasioni, mentre il 41% solo occasionalmente. A ciò si aggiunge più della metà dei rispondenti (52%) che ha deciso di internalizzare la produzione di alcuni prodotti; il 28%, invece, ha intenzione di ricominciare a produrre internamente alcuni prodotti. Un quinto degli intervistati (20%) afferma di non avere programmi in tal senso.

Tuttavia, non tutti i prodotti possono essere facilmente prodotti in-house, ne sono un esempio i semiconduttori. Per i rispondenti italiani, gli impianti europei potrebbero rappresentare un’alternativa attraente per limitare i ritardi dell’approvvigionamento. Per tali ragioni, l’Europa avrebbe bisogno di più sedi produttive proprie, sebbene i semiconduttori europei non siano ancora in grado di tenere il passo con quelli prodotti nell’Asia orientale, soprattutto in termini di costi.

Conclusioni

Quello che si delinea all’orizzonte sarà un periodo segnato da un sfide importanti, che richiederanno alle aziende la capacità di adattarsi ad uno scenario in continua evoluzione, ricorrere all’insourcing, trovare alternative, aumentare le scorte e percorrere nuove strade. Saper trarre vantaggio competenze tecniche, dalla flessibilità e cavalcare le più recenti innovazioni può rappresentare una grande opportunità per le aziende di tutta Europa.

di Christian Reinwald, Head of Product Management & Marketing, reichelt elektronik