Secondo Switcho spesso i piccoli business non aggiornano i contratti scaduti perdendo potenziali risparmi nelle bollette di luce e gas.

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40 miliardi di extra-costi, è questa la cifra a cui ammontano le spese dovute al caro energia di questi ultimi mesi per le imprese. Una cifra spaventosa che rischia di mettere in ginocchio, e in alcuni casi l’ha già fatto, molte delle aziende e grandi gruppi industriali, ma che colpisce in maniera rilevante anche il tessuto economico italiano formato da tante micro, piccole e medie imprese, attività commerciali, esercenti e professionisti che vedono aumentare le spese indicate nelle bollette di luce e gas del 300%, facendo diventare insostenibile portare avanti l’attività e costringendoli a fare gesti estremi come successo a Firenze e Napoli (ma anche a Verona, Lecce, Nuoro e in tutta Italia).

“Quelli del titolare di un bar di Firenze che ha deciso di esporre le bollette della luce di luglio 2021 e 2022 per rendere partecipi i clienti dei costi lievitati o il titolare di una pizzeria di Napoli che ha deciso di inserire nello scontrino la voce ‘energia’ sono una chiara evidenza dell’impatto dell’aumento dei prezzi”, commenta Marco Tricarico, Founder di Switcho, “ma sappiamo bene che in Italia ci sono tante piccole attività commerciali come negozi, tabaccherie, bar e ristoranti che, al netto degli aumenti incontrollati dell’energia di questo ultimo periodo, già prima pagavano cifre al di sopra dei valori di mercato per le loro bollette, in alcuni casi anche con un differenziale di prezzo di diverse migliaia di euro”.

L’allarme su questa problematica arriva proprio da Switcho, app del risparmio personalizzato che aiuta i suoi utenti (pmi e professionisti compresi) a gestire le proprie spese e ottimizzare quelle ricorrenti come luce, gas, internet, telefonia e assicurazione – che ha analizzato oltre 6.500 bollette di luce e gas provenienti da attività commerciali da cui è emerso un dato sconcertante: in ben 7 casi su 10 le condizioni dei contratti dell’energia non erano ottimizzate al prezzo migliore sul mercato.

Una “dimenticanza” che può costare anche decine di migliaia di euro. I motivi? In molti casi la poca consapevolezza e la diffidenza, unita ai recenti cambi unilaterali che gli operatori hanno a loro volta dovuto applicare per affrontare i rincari sulla materia prima, nonché in alcuni casi la poca conoscenza di come leggere una bolletta correttamente. Senza dimenticare la sottovalutazione dei metodi – in particolare quelli tecnologici – che possono aiutare commercianti e imprenditori a risparmiare.

“Sul mercato business abbiamo visto che ci sono due tipologie di approccio a livello di forniture energetiche”, spiega Redi Vyshka, co-founder e COO di Switcho. “Da una parte, nelle realtà più strutturate, viene data molta importanza al tema dell’ottimizzazione dei contratti con i fornitori, tanto che spesso c’è una persona interna o un consulente esterno dedicato solo a questo. Dall’altra parte ci sono invece le attività più piccole, parliamo di migliaia di PMI, in cui l’atteggiamento è simile a quello dei clienti privati, dove avviene una sottovalutazione delle reali opportunità di ottimizzazione, anche perché i consumi medi possono essere spesso più alti. La possibilità del cambio di fornitore online può risultare più complessa per i clienti business a causa della burocrazia, e per questo viene sempre trascurato a favore di altre attività considerate più urgenti. Ma con l’online, senza attese telefoniche e con pochi click, le opportunità di risparmio possono arrivare anche a superare i 7.500 euro annui, con una media di 3.000 e picchi che arrivano anche a 30/40.000 euro”.

E proprio la tecnologia può essere davvero d’aiuto per le tante microimprese italiane.