Le imprese puntano sulla digital transformation, ma hanno un grosso problema da dover risolvere: quello delle competenze

La reputazione dell'Italia dopo la crisi potrebbe essere rafforzata

Secondo recenti analisi Assintel, dal 2016 ad oggi, il mercato IT è passato anno in anno da una crescita nulla fino a raggiungere un giro d’affari che supera i 30 miliardi di euro, grazie ai maggiori investimenti delle imprese italiane in innovazione. Le organizzazioni di ogni dimensione e settore (aziende utenti, aziende ICT e PA) hanno iniziato infatti ad essere consapevoli dei vantaggi derivanti dalla digital transformation: la correlazione positiva tra la corretta implementazione delle nuove tecnologie con gli incrementi delle performance aziendali è ormai un fatto noto. Questo perché la trasformazione digitale è in grado di modificare il modello di business delle imprese, così da renderle più flessibili e ridurre il loro time to market; il che si traduce nell’ottenimento di un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti.

Cloud , Docker Container , IoT, AI, Big Data, Serverless, Blockchain e Cryptovalute sono solo alcune delle tecnologie e paradigmi che recentemente, nonostante alcune di esse siano disponibili da diversi anni, registrano un’impennata nella loro adozione poiché in grado di garantire migliori opportunità di business  – ha spiegato Roberto Beneduci, CEO di CoreTech, in occasione del CoreTech Partner Tech Summit 2018, dove clienti e fornitori hanno potuto fare il punto della situazione sul mercato IT, scoprire le novità del settore e conoscere le più importanti tendenze innovative.

In particolare, dal quadro fornito da Assintel, è emersa la volontà delle imprese italiane di avviare progetti di digital transformation: il 54% delle micro aziende ha infatti già predisposto una strategia definita o prevede di attuarla; questa percentuale sale al 61% per le piccole imprese, al 79% per le medie imprese e al 97% per le grandi realtà.

In Italia, quindi, si vuole fare innovazione e le organizzazioni del Belpaese sono alla ricerca di Partner a cui appoggiarsi per rendere di successo il loro percorso di trasformazione. Se infatti il cambiamento della cultura aziendale sta avvenendo, un problema che rischia di aggravassi col passare del tempo è quello delle competenze.

Mancano infatti i profili adeguati: ogni anno la richiesta cresce in media del 26% con picchi del 90% per le professioni legate alla trasformazione digitale come gli specialisti di Big Data e Business Analyst. Si tratta questa certamente di una medaglia dalla doppia faccia: da una parte, l’analisi di 175 mila annunci di lavori pubblicati sul  web nell’ultimo triennio con la domanda di professionisti dell’ICT in costante aumento, evidenza certamente ottimi benefici in termini di occupazione per il nostro Paese. In particolare cresce del 56% la richiesta di specialisti in cloud, cyber security, IoT, service strategy, robotica, AI e service deployment. Dall’altro lato però mancano i profili richiesti” ha spiegato Roberto Beneduci.

Esiste infatti un gap di competenze che deve essere colmato: l’Osservatorio sulle competenze digitali ha stimato che tra il 2016 e il 2018 sono stati richiesti 85mila professionisti ICT (di cui 20mila di lavoratori da riformare), un quantitativo non “copribile” dalle università che sfornano 8mila laureati nel settore l’anno. Il buco è quindi ad oggi di 61mila persone.

Il sistema formativo italiano deve pertanto allinearsi alle esigenze delle imprese il più velocemente possibile, in quanto la forbice rischia di allargarsi ulteriormente con crescenti problemi per le imprese che devono reperire risorse a prezzi esorbitanti, con il rischio per le più piccole di non riuscire ad avviare o completare la trasformazione digitale.