TeamSystem Communication, società focalizzata nello sviluppo di tecnologie di telefonia IP, annuncia quanto emerso da una ricerca realizzata in collaborazione con la Facoltà di Economia “Giorgio Fuà” dell’Università Politecnica delle Marche, volta a comprendere quanto la tecnologia abbia realmente penetrato il settore degli studi commerciali italiani.
“L’indagine”, ha sottolineato il Coordinatore scientifico dell’UNIVPM, Professor Silvio Cardinali, che insieme alla Dottoressa Marta Giovannetti, ha curato la ricerca, “si è basata su interviste in profondità e questionari rivolti ad un campione di 199 responsabili degli studi commerciali, diversificati per regione, tipologia di area, dimensione dello studio, età e clientela”.
I risultati dell’indagine hanno, innanzitutto, messo in evidenza l’esistenza nel nostro paese di quattro tipi di studi commerciali con un diverso rapporto con la tecnologia. Il gruppo più consistente, costituito dal 41% degli intervistati può essere definito “Tired Tigers” e comprende realtà medio-piccole, collocate soprattutto nel Sud del Paese, che utilizzano ancora molto il centralino tradizionale, dispongono di PC fisso e solo in pochi casi di laptop.
Il 27% del campione è poi composto da studi commerciali, che svolgono attività lavorative anche complesse ma, a fronte di una scarsa dotazione tecnologica, si caratterizzano per la propensione a muoversi per far visita al cliente, i cosiddetti “Cranes”. Dalla ricerca emerge poi che il 17% è invece costituito da studi con portafoglio clienti variegato e che utilizza sia PC desktop che laptop e spesso anche smartphone o tablet, che vengono denominati “Frogs”.
Il restante 15%, che include studi commerciali soprattutto nel Nord dello Stivale, rientra all’interno di un cluster definito “Bees”, perché è ben organizzato, utilizza tecnologie all’avanguardia e in grado di gestire portafogli clienti di grandi dimensioni.
Dalla ricerca si evince poi che l’innovazione per gli studi commerciali passa attraverso non solo l’adozione o l’uso della tecnologia, ma solo con il pieno «sfruttamento» della stessa. Infatti, è soltanto la cosiddetta “technology infusion” a consentire lo spostamento di risorse umane, spaziali, economiche verso le attività più a valore, dal momento che la digitalizzazione delle procedure e dei processi di lavoro permette di avere a disposizione più tempo, un knowledge sharing interno e con la clientela e molti dati da poter rielaborare per analisi complesse.
“Nonostante la pandemia abbia dato un indiscutibile impulso alla digitalizzazione, dai risultati della nostra ricerca, svolta in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, è emerso che, per la maggior parte degli studi commerciali italiani, la completa digitalizzazione dei processi e delle procedure è ancora oggi un obiettivo in divenire, un traguardo che si può dire raggiunto solo nel 15% dei casi e prevalentemente nel Nord”, ha dichiarato Zeffirino Perini, CEO di TeamSystem Communication, che ha poi proseguito: “Alla luce da quanto risultato dalla nostra indagine possiamo concludere che, grazie all’adozione e allo sfruttamento di tecnologie all’avanguardia, le opportunità di crescita che la maggioranza degli studi commerciali hanno davanti sono davvero notevoli e ci auguriamo che, complici anche i cambiamenti nello stile di vita e dei modi di lavorare imposti dalla pandemia, non tarderanno a coglierle”.