Secondo l’ultima indagine di PageGroup cambia il rapporto tra talenti e aziende. Il mondo del lavoro sta subendo una rivoluzione culturale.

Lavoro

Gli esperti di PageGroup, società internazionale di recruiting, affermano che il mercato del lavoro sta vivendo una Rivoluzione Invisibile. È arrivato il momento per le aziende di ridisegnare la propria strategia e andare incontro alle nuove esigenze dei talenti.

69.532 (di cui 5.746 in Italia). Sono questi i numeri di Global Talent Trends 2023, l’indagine – su scala mondiale – condotta da PageGroup. Nel nostro paese, la maggior parte dei partecipanti ha un impiego full-time (66%), ma ci sono anche imprenditori, lavoratori autonomi o professionisti (10%) e disoccupati in cerca di lavoro o impiegati part-time (6%). A livello di anni di esperienza, invece, la metà dei rispondenti lavora da più di 5 anni, il 22% ha iniziato un nuovo lavoro nel biennio 2020-2021 e il 21% nel 2022. Solo il 7%, infine, ha intrapreso una nuova avventura professionale poco prima della pandemia.

Il mercato del lavoro è sempre più candidate-drivern

PageGroup individua 5 punti chiave che le aziende devono seguire per ridisegnare la propria strategia di talent retention.

1. I professionisti europei sono aperti al cambiamento: la loyalty aziendale ha perso appeal.

In Europa, la maggior parte dei dipendenti è aperta a valutare nuove opportunità di lavoro, indipendentemente dall’età, dal sesso, dal ruolo attuale e dal settore. Il 92% degli intervistati in Italia prenderebbe in considerazione l’idea di cambiare lavoro e il 59% lo sta cercando attivamente.

2. La grande contraddizione: si cambia lavoro anche se si è soddisfatti.

L’apertura dei dipendenti italiani al cambiamento non è dovuta solo all’insoddisfazione per il proprio lavoro: il 37% intervistati è infatti soddisfatto delle proprie mansioni e 1 su 2 del proprio anche dello stipendio attuale. Tuttavia si è disposti a cambiare per cercare opzioni migliori e solo l’8% degli italiani non si farebbe tentare da questa opportunità.

3. La retribuzione resta il driver del cambiamento.

In questa nuova realtà, lo stipendio è la motivazione che più influisce nella scelta di cambiare lavoro. I candidati si aspettano una retribuzione equa e commisurata alla loro esperienza e posizione. Il 57% dei professionisti dichiara che il pacchetto retributivo è l’informazione più rilevante in un’offerta di lavoro.

4. La carriera di successo non è la priorità: l’equilibrio tra lavoro e vita privata non è più negoziabile.

Per quanto riguarda la soddisfazione per l’attuale posto di lavoro, l’elemento principale è rappresentato dall’equilibrio tra lavoro e vita privata (56% degli intervistati in Europa e 59% in Italia). Ben 8 persone su 10 danno priorità al work-life balance rispetto al successo professionale. Solo il 27% degli italiani, però, rifiuterebbe una promozione se ritenesse che possa avere un impatto negativo sul proprio benessere (contro il 54% dei professionisti europei).

5. La flessibilità non è un benefit, ma un must-have.

La flessibilità – intesa come possibilità di orari flessibili (per il 71%) e di lavoro ibrido (per il 77%) – è uno degli elementi fondamentali per i lavoratori di ogni fascia di età.

Riflessioni dell’esperto

L’attenzione verso la vita privata e la necessità di flessibilità”, spiega Tomaso Mainini, Senior Managing Director Italia & Turchia di PageGroup, “sono aumentate. Questo ha fatto sì che la fedeltà nei confronti dei datori di lavoro quasi non esista più, o comunque sia ormai un’eccezione. Oggi i professionisti specializzati possono valutare e confrontare più offerte, una situazione che raramente si verificava in passato. Le persone non si aspettano più di rimanere a lungo nella stessa azienda e vogliono che il loro datore di lavoro pianifichi e condivida un percorso di carriera che permetta alla loro professionalità di evolversi e crescere. Altrimenti, come abbiamo visto, non esitano a rivolgersi altrove. I professionisti di oggi desiderano un equilibrio tra lavoro e vita privata molto più concreto e sono alla ricerca di esperienze e opportunità per acquisire competenze, piuttosto che un lavoro a lungo termine. Questo spiega anche perché molti siano aperti a nuove opportunità, indipendentemente da quando hanno iniziato il loro ultimo lavoro. Oggi”, conclude Tomaso Mainini, “le persone mettono al centro il proprio valore e quasi nessuno è più disposto a sacrificare il proprio benessere. Anzi, un numero sempre maggiore di candidati valuta il proprio lavoro sulla base di una chiara equazione di valore: stipendio + crescita professionale + flessibilità. È su questi tre pilastri, ormai imprescindibili, che vanno costruite le fondamenta della cultura aziendale”.