Lo studio presentato da Deloitte misura il grado di fiducia dei cittadini europei verso i propri governi sull’implementazione del Next Gen EU.

implementazione del Next Gen EU

Le prospettive verso il prossimo futuro migliorano e il Next Generation EU porta con sé l’ottimismo dei cittadini europei, che si dimostrano fiduciosi nei confronti della capacità dei rispettivi governi di rispondere alle sfide della pandemia e gettare le basi per il rilancio del proprio Paese e dell’Europa intera.
Secondo le opinioni che Deloitte ha collezionato con il suo sondaggio nel secondo trimestre 2021, raccolte nello studio “Next Generation EU funding and the future of Europe”, il 74% degli intervistati prevede che la ripresa economica possa completarsi entro il 2022, in linea con le principali stime macroeconomiche. Questa potrà essere ulteriormente agevolata e stimolata da una precisa e sinergica spesa dei fondi riconducibili al Programma di implementazione Next Gen EU e dal conseguente effetto volano.

Il viaggio decisivo verso la ripresa e verso il nuovo futuro è iniziato. L’implementazione Next Gen EU, un piano pluriennale animato dallo spirito della programmazione, ha messo in moto gli ingranaggi affinché i governi cominciassero ad agire, riscrivendo priorità d’intervento e linee guida di sviluppo con l’obiettivo di plasmare un ambiente che sia quanto più ricettivo possibile delle opportunità della transizione digitale ed ecologica. La velocità, con cui tali cambiamenti prenderanno forma, dipenderà in ultima analisi dalla capacità dei singoli governi di agire da guida e fare sistema con tutti i principali stakeholder impattati dalla trasformazione”, commenta Andrea Poggi, Deloitte Central Mediterranean Clients & Industries Leader. “Solo agendo in questo modo si realizzeranno tutte le precondizioni che garantiranno il successo dell’implementazione Next Gen EU e daranno avvio a un effetto a catena che si propagherà ben oltre i confini geografici dell’UE, generando positive e durature ricadute economiche e sociali, proprio come accadde con il Piano Marshall nel secondo dopoguerra”, aggiunge Andrea Poggi.

Secondo lo studio di Deloitte sull’implementazione Next Gen EU, il 62% dei cittadini, ha riconosciuto il ruolo strategico dell’Unione Europea e l’importanza delle azioni poste in essere fin dalla gestione dell’emergenza sanitaria. Inoltre, il 79% del campione intervistato ha fiducia nelle capacità del proprio governo di garantire un’adeguata spesa dei fondi legati al Programma su progetti a elevata qualità e di porre in essere efficaci meccanismi di monitoraggio tramite la costituzione di opportune cabine di regia inter-ministeriali. A questo proposito, la Danimarca è il Paese in cui si registra il più alto livello di fiducia dichiarata (93%, +14 p.p. rispetto al dato aggregato), mentre i Paesi del Sud Europa (Grecia e Italia) sono più cauti (72%, -7 p.p.).

La pandemia e i suoi effetti hanno impattato direttamente la quotidianità e le aspettative degli individui in molteplici ambiti. Da un’analisi dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR) presentati dai paesi europei inclusi nello studio Deloitte, risulta che le principali aree di intervento identificate dai governi sono simili per i vari stati membri. Riguardo alle priorità per i cittadini, l’istruzione (73%) e l’assistenza sanitaria (53%) sono visti come un prerequisito per la crescita futura, particolarmente sentiti rispettivamente in Danimarca (78%, +5 p.p. rispetto alla media) e Grecia (77%, +24 p.p. rispetto alla media). Accanto a questi, i principali interventi a livello strutturale, a cui i governi devono dare priorità, sono la digitalizzazione e innovazione a sostegno di persone e aziende (49%) e la transizione ecologica per preservare l’ambiente naturale per le generazioni future (44%).

La transizione digitale e quella ecologica sono dunque i pilastri della nuova Europa in cui convergono le aspettative e le richieste generali dei cittadini anche se non manca un certo livello di eterogeneità, riconducibile a pattern di specializzazione e livelli di maturità dei vari stati membri. Ad esempio, i cittadini italiani (59%, +10 p.p. rispetto alla media) pongono maggiore enfasi sull’importanza della digitalizzazione, quale area strategica per il rilancio. Gli olandesi, invece, danno priorità al tema della sostenibilità ambientale (56%, +12 p.p. rispetto alla media).

Le priorità per rilanciare gli stati membri con l’implementazione Next Gen EU

Digitalizzazione e innovazione

Le restrizioni imposte dalla pandemia hanno aumentato l’uso della tecnologia digitale da parte di imprese e individui. Solo il 12% ha trovato difficile abituarsi ad un ambiente digitale e intanto sono emersi nuovi stili di vita e modelli di consumo: ad esempio più del 50% (60% in UK) degli intervistati continuerà usare soluzioni digitali (app e servizi online, pagamenti contactless) anche dopo la fine delle restrizioni (una tendenza particolarmente forte in Danimarca, Grecia, Italia e UK).

Nonostante ciò, dallo studio sulla fiducia verso i governi sull’implementazione Next Gen EU, solo 4 cittadini su 10 in Europa (e in UK) si dichiarano soddisfatti in merito al livello di digitalizzazione del proprio Paese. Ma su questo punto emergono differenze anche significative fra i diversi stati, con i picchi di soddisfazione più elevati per Danimarca (63%) e Paesi Bassi (59%), e livelli più bassi invece per Grecia (27%), Italia (26%) e Germania (21%). Una dicotomia che appare non trascurabile, perché vorrebbe dire un’Europa “a diverse velocità”, dove permarrebbero divari preesistenti e strutturali.

Soddisfazione del livello di digitalizzazione

Secondo la ricerca Deloitte, le aree d’intervento prioritarie, evidenziate dai cittadini UE, si possono distinguere in due ambiti. Da un lato, ci sono iniziative strettamente legate a preoccupazioni di natura personale, come la tutela e protezione dei dati personali (42%), i rischi di relazioni completamente virtuali (42%) e il potenziamento delle competenze digitali dei singoli (40%). Dall’altro invece vi sono aspetti di natura più strutturale, come il potenziamento della pubblica amministrazione attraverso l’erogazione di servizi sempre più digitali (49%) e una diffusione capillare delle reti di comunicazione (ad es. banda larga e 5G) (31%). Tutti temi questi che si ripropongono anche nel Regno Unito.

Nel contesto attuale, la vera sfida per i governi è quella di definire le priorità per l’investimento dei fondi Next Gen EU coerentemente con le esigenze, espresse dalle aziende e dai cittadini, e coordinare gli sforzi di tutti gli stakeholder coinvolti nell’ottica del bene comune. In particolare, i fondi per l’implementazione Next Gen EU dovranno essere utilizzati al fine di creare un contesto in cui digitalizzazione e innovazione possano essere pienamente sfruttate non solo dai cittadini ma anche dalle aziende. Questo passa attraverso la correzione degli squilibri storicamente presenti in UE, già riscontrabili dall’indice DESI, ed è l’unico modo affinché si possa registrare un impatto positivo sulla produttività e sulla competitività dell’UE”, commenta Andrea Poggi.

Ambiente e sostenibilità

Tra i cittadini dei Paesi UE, quasi la metà (45%) afferma di aver adottato uno stile di vita e di consumo più equo e sostenibile, e di non volerlo abbandonare. Trend confermato anche dai britannici (41%) e particolarmente sentito in Italia (60%) e Francia (49%). Nello specifico questo per i cittadini UE significa impegnarsi nella raccolta differenziata e nella riduzione dei rifiuti (68%), evitare sprechi energetici e limitare il consumo di risorse (54%) o prediligere mezzi di trasporto e spostamento a basso impatto ambientale (36%). A questi atteggiamenti si associano anche scelte di più lungo periodo, come investire nell’efficientamento energetico della propria abitazione (36%), tema particolarmente rilevante per i cittadini italiani (55%, + 19 p.p. rispetto la media) e greci (42%, +6 p.p. rispetto la media) per cui i rispettivi Governi hanno allocato nei PNRR 15,4 e 2,7 miliardi di euro riconducibili all’implementazione Next Gen EU.

Nonostante le percezioni dei cittadini, c’è un contrasto tra le buone intenzioni degli individui e le difficoltà nel metterle in pratica. Vi sono, infatti, una serie di problemi strutturali che ostacolano l’adozione di comportamenti sostenibili. I consumatori dell’UE lamentano l’inadeguatezza delle infrastrutture (28%) – soprattutto nei Paesi del Sud Europa, come Grecia (49%, +21 p.p. rispetto la media) e Italia (36%, +8 p.p. rispetto la media) – la scarsa informazione disponibile in merito all’impatto delle proprie azioni o delle possibili alternative (26%), nonché la mancanza di risultati tangibili (25%) o di tecnologie e soluzioni a basso impatto ambientale in grado di garantire la continuità etica delle scelte dei consumatori (22%). Tutte queste aree d’intervento, suggerite dai cittadini, trovano riscontro, opportunamente declinate in base allo specifico contesto, nelle linee guida dei PNRR dei Paesi analizzati, a cui sono destinate quote rilevanti del budget per l’implementazione Next Gen EU – ad es. Danimarca, Belgio e Francia intendono destinare rispettivamente il 59%, il 50% e il 46% del totale.

Agire in favore dell’ambiente è quanto mai importante, soprattutto per i giovani della Generazione Z: quasi uno su due (43%) vorrebbe vivere in un Paese dove la sostenibilità sia posta al centro delle politiche di investimento e sviluppo. Ai Governi rimane il delicato compito di far convergere gli interessi di tutti gli stakeholder e sviluppare un approccio ‘green-by-design’, che sia in grado di correggere gli squilibri climatici limitando il più possibile l’impatto negativo su produttività, innovatività e competitività non solo del proprio Paese ma anche dell’UE nel suo complesso”, conclude Andrea Poggi.