Secondo lo studio presentato dall’Università di Bari Aldo Moro il divario digitale di genere si sta riducendo. Le donne sono sempre più incluse.

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Sembra migliorare il problema legato al divario digitale di genere presente in Italia, ma si sta facendo davvero abbastanza affinché le donne si sentano davvero incluse nel settore tecnologico? Nel corso di un evento svoltosi ieri presso il Teatro Petruzzelli di Bari, alla presenza del Vice Sindaco di Bari Eugenio Di Sciascio, e con l’intervento di Gianluca Puliga, Dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, Huawei e l’Università di Bari Aldo Moro hanno presentato i risultati di uno studio sul divario digitale di genere nel Mezzogiorno d’Italia, commissionato all’Università dall’azienda nell’ambito di “Tech by Her”, iniziativa mirata alla promozione della leadership femminile nel mondo della tecnologia. I risultati dello studio sul divario digitale di genere

La ricerca sul divario digitale di genere, patrocinata da Confindustria Bari|BAT e condotta sotto la direzione scientifica di Giuseppe Pirlo, Professore Ordinario di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni dell’Università degli Studi di Bari e Delegato del Rettore alla Terza Missione, ha evidenziato che:

  • del campione intervistato (dove il 55% ha un’età compresa tra i 36 e i 65 anni), il 23,7% ha seguito un percorso formativo nell’area matematico-scientifico-tecnologica;
  • la tendenza del campione denota una crescente attenzione verso le discipline STEM, legata alla maggiore richiesta di queste figure da parte del mercato. Infatti, ben il 37% delle donne non laureate ritiene la tecnologia fondamentale nella trasformazione del lavoro, mentre oltre l’81% del totale delle intervistate ritiene che la trasformazione digitale abbia influenzato il proprio percorso di carriera e che dunque il possesso di competenze digitali sia fattore abilitante per lo sviluppo professionale;
  • la tecnologia ha conquistato maggiore rilevanza nell’uso quotidiano sia personale, soprattutto in seguito alla pandemia Covid-19 (social media 83%, app per pagamenti online 66,3%, home banking 65,8%, servizi PA 57%) che lavorativo, sebbene in questo ambito i software più utilizzati risultino essere quelli di scrittura (79,5%) o di calcolo (46,5%) a scapito di quelli di programmazione (23,7%) o delle app di realtà aumentata o virtuale (12,1%);
  • ben il 72% delle intervistate associa alla matematica emozioni positive (interesse, curiosità, divertimento, relax), contro un 28% che nutre ansia o paura verso la materia, mentre addirittura il 90,4% ritiene che una sua buona conoscenza sia utile per l’acquisizione di competenze informatiche. Tuttavia, il la scarsa presenza di queste donne in percorsi universitari STEM o settori come quello dell’ICT induce a pensare che a scoraggiarle siano ancora barriere culturali, che tengono vivi stereotipi e pregiudizi, o di altro tipo come l’assenza di strumenti di inclusione digitale, dai programmi di formazione continua a quelli di Diversity & Inclusion nelle varie organizzazioni, pubbliche e private. Questo incide tantissimo sul divario digitale di genere.

L’inclusione digitale delle donne migliora al Sud

La spinta data alla digitalizzazione sia nel mondo privato che pubblico con la pandemia da Covid-19”, sottolinea la professoressa Anna Maria Candela, direzione scientifica del progetto, “ha reso quanto mai urgente l’acquisizione delle competenze digitali necessarie per gestire in modo consapevole la nuova realtà. I risultati del sondaggio mostrano un miglioramento nell’inclusione digitale di donne e ragazze anche nel Meridione. Questo dato concerne sostanzialmente l’uso di strumenti digitali ma non segnala un pari miglioramento dei dati circa le competenze specialistiche o l’occupazione in ambito ICT. Infatti, già a livello nazionale, il numero di donne che ha accesso a formazione, carriera e opportunità nel settore digitale è ancora limitato, con conseguenze che si manifestano non solo in termini di disparità di genere ma anche, e soprattutto, in una insufficiente valorizzazione delle competenze femminili con significativi impatti sulla produttività del Paese. Anche per la maggioranza delle intervistate, una delle cause di questo divario digitale di genere è da attribuirsi agli stereotipi di genere che ritengono le tecnologie ‘cose da uomini’”.

Un docu-film contro il divario digitale di genere

Nel corso dell’evento è stato presentato anche il docu-film “Tech by Her – La tecnologia raccontata dalle donne” realizzato con l’obiettivo di fornire dei modelli femminili che possano essere d’ispirazione e dunque incoraggiare le donne a incrementare la loro partecipazione al mondo ICT e all’economia digitale. Attraverso le voci delle protagoniste, il documentario racconta la storia di donne che, attraverso la tecnologia, hanno innovato nel loro settore di riferimento, portato un cambiamento positivo e significativo nel loro territorio e oltre, migliorando la qualità della vita di tante persone, innescato un processo di evoluzione della nostra società. Il docu-film racconta anche un mondo di difficoltà e di sfide che le donne si trovano quotidianamente ad affrontare, in mancanza di sufficienti iniziative e politiche volte a incoraggiarle a dare il loro prezioso contributo.

La diversità di genere, in un settore come quello della tecnologia, è estremamente importante perché in grado di aumentare significativamente la portata innovativa e la qualità delle soluzioni che l’industria è chiamata a sviluppare per affrontare le attuali sfide globali”, ha dichiarato Wilson Wang, CEO di Huawei Italia. “Nell’era digitale, abbiamo bisogno di più donne leader che con la forza propria del loro genere e la loro capacità di guidare l’economia digitale, servano da esempio e da ispirazione a tante altre donne che nel corso della loro vita sono state scoraggiate da certe barriere di sistema. Attraverso Tech by Her, Huawei vuole dare visibilità a questi modelli positivi, per creare consapevolezza nelle donne e incoraggiarle a diventare protagoniste nel mondo della tecnologia”.

Al termine della serata, Fabi Saad, l’imprenditrice brasiliana madrina dell’iniziativa sul divario digitale di genere che con la sua app “Mulheres Positivas”, presto disponibile anche in Italia, offre un sostegno concreto all’occupazione e all’empowerment femminile, ha premiato le imprese di Puglia e Basilicata che hanno conseguito la certificazione della parità di genere, la cui finalità è quella di promuovere nelle aziende l’adozione di politiche volte a favorire l’accesso delle donne al mercato del lavoro e a posizioni di leadership.

L’impegno di Huawei

Attraverso la piattaforma “Women in Technology”, Huawei è impegnata a creare opportunità per le donne al fine di costruire una società più digitale e inclusiva, attraverso diverse categorie di iniziative. In particolare, il programma Tech by Her, è volto a sostenere la leadership delle donne nella tecnologia condividendo esempi di role model e storie di successo, dando voce alle donne protagoniste del mondo ICT attraverso eventi e forum, promuovendo la parità di genere insieme a dipendenti e partner in tutto il mondo.