L’identità decentralizzata diventerà “la nuova normalità” nel Metaverso, spazio virtuale che impatterà sulla vita personale e professionale di tutti.

Identità nel Metaverso- falsi miti del Metaverso

La prossima generazione di internet, ormai si sa, è rappresentata dal Metaverso, un nuovo spazio virtuale dove le persone possono incontrarsi digitalmente per socializzare, lavorare, fare acquisti, giocare. Il Metaverso ha il potenziale per cambiare radicalmente le nostre interazioni digitali. Non si sa ancora come si evolverà questo spazio e come sarà tra diversi anni, ma si sa che il suo impatto sulla nostra vita personale e professionale non sarà marginale. In questo scenario, Avanade, fornitore di soluzioni Microsoft, analizza come verranno gestite le identità nel Metaverso.

Una recente ricerca della società di analisi Gartner indica che più del 25% degli utenti di internet in tutto il mondo passerà almeno un’ora al giorno nel Metaverso entro il 2026. Lo scambio di dati giocherà un ruolo importante nella partecipazione al Metaverso. Oltre a esaminare le applicazioni (e le implicazioni) commerciali e personali del Metaverso, è anche importante considerare la privacy e le questioni relative alla sicurezza dei dati degli utenti nel nuovo spazio.

Le persone hanno oggi, più che mai, consapevolezza dei propri dati e questo assumerà una nuova attenzione nel Metaverso “always on”. L’evoluzione verso il Metaverso mette in primo piano un concetto già emergente: le identità decentralizzate. Queste identità offrono ai consumatori nel Metaverso, non solo un maggiore controllo dei loro dati personali, ma consentono anche di affrontarne eventuali rischi di violazione nel momento stesso in cui accadono.

L’identità nel Metaverso

L’identità è al centro dello spazio digitale. Quasi tutti noi siamo già in possesso di un’identità digitale composta da numerosi dati. Dai servizi bancari personali all’eCommerce, dagli insight legati all’utilizzo dei social media all’uso delle mappe online; questi diversi dati rappresentano la nostra identità nel mondo online.

Le persone proteggono quella che di solito è considerata la loro identità digitale esteriore. Infatti, un hacker che si impossessa di un profilo sui social media e pubblica contenuti denigratori o nefasti può rovinare la reputazione professionale e personale di una persona. Allo stesso modo, è possibile costruire una reputazione positiva, curando attentamente i contenuti diffusi online.

Le identità digitali nel Metaverso, l’ampiezza e la profondità di ciò che condividiamo, tuttavia, sono sovralimentate. I dati sono la nuova valuta in questo spazio. Le informazioni su chi siamo e cosa facciamo possono essere condivise con aziende, rivenditori/marchi e altri in un modo simile a come le piattaforme tecnologiche di oggi condividono i dati, ma su una scala notevolmente più grande. Quindi, come può questo nuovo ecosistema digitale garantire la privacy e la protezione dei suoi utenti? E cosa succede alle identità online?

Schemi di identità decentralizzati e il Metaverso

Oggi, le identità digitali che creiamo e usiamo come parte della nostra attività su internet non sono di proprietà dell’individuo; piuttosto, sono proprietà centralizzata di compagnie “big tech” come Google, Facebook e Amazon. In relazione all’identità digitale legata allo sviluppo del Metaverso, tuttavia, mantenere ID centralizzate nella forma attuale è limitante e comporta diversi rischi.

La soluzione è quella di muoversi verso identità decentralizzate, che permettono a ogni utente una maggiore proprietà sui dati personali, compresa la loro conservazione, ownership e controllo. Le identità decentralizzate nel Metaverso rappresentano un quadro di fiducia in cui gli identificatori, come i nomi utente, sono sostituiti da token di identificazione di proprietà personale (ad esempio tramite un portafoglio digitale). Questi ID sono condivisi utilizzando la tecnologia blockchain e distributed ledger per proteggere la privacy e consentire transazioni più sicure.

Iniziative come ‘SOLID‘ di Tim Berners-Lee stanno già prendendo piede e vengono sperimentate da grandi organizzazioni come la BBC e il NHS, permettendo alle persone di memorizzare i loro dati in modo sicuro in archivi privati chiamati ‘Pods‘. Questi server locali offrono il controllo dell’identità digitale di un utente: tutte le informazioni personali appartengono all’utente, ed è l’utente a decidere cosa e per quanto tempo viene condiviso, mantenendo il pieno diritto di revocare l’accesso ai dati in qualsiasi momento.

La regolamentazione e il cambio di cultura

In questo momento, la regolamentazione intorno ai dati e al Metaverso è in una fase iniziale, ma basta fare riferimento alla disposizione sulla protezione dei dati come il GDPR e le recenti cause legali sulla privacy dei dati per capire come una normativa sia inevitabile. Gli schemi di identità decentralizzati offrono un mezzo per anticipare questa regolamentazione e, se spinti all’adozione diffusa, possono aiutare il Metaverso a prosperare come spazio online sicuro.

Secondo Forrester, “l’identità digitale decentralizzata (DDID) non è solo una parola d’ordine tecnologica: promette una ristrutturazione completa dell’ecosistema dell’identità fisica e digitale attualmente centralizzata in un’architettura decentralizzata e democratizzata”.

A tal fine, è necessario considerare il cambiamento culturale e di mentalità che potrebbe emergere da una più ampia adozione del DDID. I consumatori accettano un livello di condivisione dei dati come scambio per l’accesso ai servizi. Tuttavia, un aumento della comprensione di quali e quanti dati vengono condivisi, memorizzati e scambiati porterà a consumatori più consapevoli e a dati più attentamente custoditi.

Gli schemi di identità decentralizzati nel Metaverso stanno già emergendo in tutto il mondo. Tuttavia, all’alba di uno spazio internet iperconnesso, avranno un impatto rivoluzionario nel dare ai consumatori maggiore controllo e proprietà su identità digitali e dati personali. Proprio come le piattaforme decentralizzate e la blockchain, hanno trasformato la finanza nell’ultimo decennio, così trasformeranno anche l’identità nella nuova era del digitale”, conclude Chris Lloyd-Jones, Head of Open Technologies, Avanade.