Secondo IDC i dati generati nell’universo digitale raggiungeranno quota 44 trilioni nel 2020

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Secondo stime di Cisco, in questo 2016 il traffico IP generato in un anno nel mondo supererà lo Zettabyte, o 1000 Exabyte, pari a 180 milioni di volte i documenti conservati nella Biblioteca del Congresso a Washington. Se consideriamo che soltanto nel 2013 tutti i dati generati sono stati stimati da IDC intorno ai 4,4 Zettabyte, si può intuire la crescita esponenziale della quantità di dati che ogni giorno creiamo come utenti tramite Internet.

Nel 2020, sempre secondo IDC, i dati generati nell’universo digitale raggiungeranno quota 44 trilioni mentre per Cisco il numero di dispositivi dotati di un indirizzo IP sarà pari a tre volte la dimensione della popolazione mondiale stimata per quell’anno. La rapidità del tasso di crescita è giustificata anche dal “fenomeno” Internet of Things o, più genericamente, Internet of Everything.  Si potrebbe quindi utilizzare il termine “Generazione Z…ettabyte”, per identificare quella particolare generazione di nati tra la seconda metà degli anni novanta e l’inizio degli anni duemila, fino al 2010, che non ha mai conosciuto il mondo prima di Internet e dei Grandi Dati. Solo in [Figura 01] viene mostrato che cosa accade su Internet in un minuto, infografica non di nuova concezione ma aggiornata al 2016. Ogni 60 secondi sulla rete vengono inviati quasi 21 milioni di messaggi tramite Whatsapp e vengono inviati 150 milioni messaggi di posta elettronica. Le modalità di fruizione del contenuto iniziano a modificarsi: ogni minuto vengono visti 2,78 milioni di video su YouTube, cifra superiore al numero di ricerche effettuate su Google (2,4 milioni), così come vengono raggiunte le 69.444 ore di visualizzazione su Netflix. La comunicazione visuale diventa sempre più uno dei metodi di comunicazione preferito dagli utenti, se prendiamo in considerazione anche le 527.760 immagini condivise su Snapchat.

Figura 01 Un minuto su Internet nel 2016

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Fonte: Excelacom, 2016

A contribuire alla generazione di dati, solo in Italia si contano quasi 42 milioni di utenti attivi su Internet (con un tasso di penetrazione del 63%) e poco più di 80 milioni di connessioni da reti mobili, secondo dati Audiweb di Marzo 2016. Gli italiani hanno inoltre trascorso mediamente 4 ore al giorno online da computer e tablet, e circa 2 ore navigando da dispositivi mobile. Per ogni attività che svolgiamo sulla rete generiamo dati relativi alle nostre ricerche e alle nostre ricerche di navigazione, e con i nostri creiamo anche dati geospaziali e di localizzazione semplicemente portando in tasca o in borsa i nostri dispositivi mobili. Anche il nostro Paese contribuisce quindi attivamente a generare Big Data.

Per i colossi della comunicazione, ma anche per coloro che offrono i propri prodotti e servizi su Internet, la crescita delle attività online non rappresenta solo un florido mercato da esplorare, ma anche una sfida costante per tenere il passo con i propri utenti target e superare i propri concorrenti nell’offerta di servizi migliori, con più rapidità.

Se imprese e organizzazioni hanno sempre generato, raccolto, immagazzinato e analizzato dati, la quantità d’informazioni generata da dispositivi connessi a partire dall’introduzione di Internet, insieme alla diminuzione del costo di storage e all’avanzamento delle tecnologie di analisi, ha reso i dati il “nuovo petrolio. I vantaggi derivanti dall’analisi dei Big Data possono essere notevoli anche per l’utente finale, dalla creazione di migliori prodotti/servizi (anche da parte della Pubblica Amministrazione) a offerte personalizzate invece di campagne push di tipo massivo. Al contempo, ad imprese, enti e organizzazioni spetta il compito di trarre informazioni dal mare magnum d’informazioni generate dagli utenti online, interpolandole con informazioni offline e separandole dal “rumore di fondo” che ogni giorno produciamo come consumatori e cittadini.

Fonte Assintel