Più digitale, più valorizzazione della tradizione e della sicurezza alimentare, e maggiore cura della qualità produttiva: sono questi gli ingredienti dell’agricoltura 2.0

Smart Agriculture: entro il 2022 valore di mercato raddoppia

Chi sono e come innovano gli agricoltori 2.0? Hanno un alto grado di scolarizzazione e provengono da “altri mondi”, sono sempre più giovani e donne con una propensione a innovare a prescindere dalla superficie coltivata o dal fatturato della loro azienda: ecco, in sintesi, ciò che rivela la ricerca “Agrinnova: come la leva digitale sta cambiando l’agribusiness” – realizzata da IBM, in collaborazione con Coldiretti Giovani Impresa e Voices from the Blogs – su 429 imprese italiane iscritte alla Confederazione.

Mentre non desta particolare sorpresa il fatto che l’80% delle aziende intervistate riconosca nella tecnologia lo strumento per ridurre i costi, rendere efficienti produzione e distribuzione e aiutare la tutela dell’ambiente, appare di rilievo che gli intervistati – soprattutto tra gli under 35 – la intendano un elemento indispensabile per una produzione sostenibile, destinata a valorizzare la biodiversità, le specificità territoriali, la qualità e la sicurezza degli alimenti.

Il 75% si è interessato ai big data, ai droni, ai sensori e alla genomica – particolarmente indicati per il monitoraggio e gli interventi di precisione sulle coltivazioni -, il 30% ne ha a piano l’utilizzo e il 10% li ha già applicati. Molto apprezzate sono le tecniche di impiego dei sensori sul campo (52,2%) e della digital agronomist (50,1%) pur essendo il loro impiego ancora limitato a livello di singole aziende.

L’innovazione, nella maggior parte dei casi, si applica al processo produttivo, alla promozione del prodotto, alla scelta o alla rotazione delle culture e ai processi di distribuzione e stoccaggio.

E ancora: il 93% è consapevole dell’importanza di investire in marketing e comunicazione, ma quanti hanno già realizzato investimenti in tal senso? E quanti hanno individuato nell’e-commerce un potenziale strumento di crescita anche in tema di internazionalizzazione?

Altro elemento emerso dallo studio è la stretta relazione tra innovazione e creatività: l’81,9% degli intervistati realizza soluzioni nuove nella creazione di prodotti, la rivitalizzazione di quelli esistenti e l’immissione in mercati diversi. Il che si traduce anche in un minore utilizzo delle risorse idriche, di energia e sostanze chimiche che possono essere un pericolo per la salute umana e ambientale.

Il nostro agroalimentare ha di fronte sfide affascinanti e possibilità di sviluppo inimmaginabili sino a pochi decenni fa. La tecnologia può dare un contributo determinante in questo sviluppo, sia dal punto di vista della valorizzazione della biodiversità presente sul territorio – per la quale l’Italia detiene il primato europeo – sia nel sostenere la crescita del comparto, che contribuisce per il 2.2% al PIL nazionale”. – dichiara Nicola Ciniero, presidente e amministratore delegato di IBM Italia – I dati infatti, ‘nuova risorsa naturale’, se utilizzati ed interpretati hanno un alto valore anche in agricoltura, in particolare in quella di precisione, e ne garantiscono capacità di innovazione, sicurezza e qualità.”