Si riduce la propensione agli investimenti in innovazione tecnologica

L’Indice di propensione agli investimenti Ifiit generale si abbassa nel mese di Luglio e scende a 33,60 punti, cancellando di fatto il progresso che era stato fatto dall’estate dell’anno scorso.

Sul clima delle imprese pesano alcuni fattori che contribuiscono a disincentivare la propensione agli investimenti in innovazione tecnologica, mentre si ampliano le propensioni a cedere l’attività o a generare processi di fusione e integrazione. Un altro dato preoccupante: torna a crescere (al 78% degli intervistati, contro il 74% del mese precedente) la quota di imprenditori che ritiene ancora alto il divario tra l’esperienza digitale italiana e quella dei altri paesi.

Complessità geopolitiche internazionali, criticità della politica interna, perdurare della crisi, difficoltà di reperimento del credito: sono questi i principali fattori critici che frenano gli entusiasmi, soprattutto tra le piccole e le medie imprese che pure erano state le prime a manifestare segnali di fiducia.

Si mantengono invece su elevati livelli di propensione ad investire le grandi aziende fortemente internazionalizzate e operative su settori strategici.

All’interno dei comparti sono le biotecnologie, la farmaceutica, i trasporti, l’energia e l’avionica i segmenti più esposti alla necessità e allo sviluppo di progetti innovativi. Su posizioni mediane le produzioni del made in Italy come la meccanica, il tessile-abbigliamento, l’alimentare, il legno-arredo e la chimica, sia ambientale e sia di trasformazione. In posizioni arretrate il commercio al dettaglio, l’edilizia, con quest’ultima che risente di una quota sensibile di fallimenti, anche nelle regioni settentriolai più avanzate.

Dal punto di vista geografico il Nord si mantiene ai vertici della fiducia, con qualche segnale di cedimento nel Nord-Est.