Tecnologia self-driving e rielaborazione automa dei dati aprono scenari entusiasmanti. Ma quello che ci attende non è tutto rose e fiori: soprattutto è allarme sicurezza informatica a bordo

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Come affrontare la nuova sfida?

Le grandi aziende dell’automotive si stanno attivando; il mese scorso, Mercedes ha annunciato la sua volontà di prepararsi a un futuro “senza driver” utilizzando una configurazione di cloud computing per proteggere i dati mano a mano che i collegamenti mobile e software dell’auto aumentano.

E’ evidente come in futuro l’industria automobilistica si troverà davanti a sfide consistenti e nuove e dovrà saper allineare rapidamente il lavoro degli sviluppatori di tecnologia e dei fornitori per garantire la sicurezza ai guidatori del futuro.
Internet of CarsUna sfida consistente sarà affrontare la forte responsabilità non solo nella protezione dei dati raccolti che provengono dai consumatori e dalle cose – in questo caso le auto – ma anche nella protezione delle API (Application Programming Interfaces), in altre parole il canale attraverso il quale avviene la fruizione dei dati. Chiaramente, con applicazioni che già oggi vivono sotto attacco con minacce continue e sempre diverse, i fornitori dei servizi avranno bisogno di un approccio di sicurezza in grado di cambiare e adattarsi quando si tratta di garantire la protezione e autorizzare l’utilizzo delle API.

L’Internet of cars rischia di mandare fuori controllo i servizi di accesso e di identità che dovranno diventare molto più scalabili, più flessibili e più dinamici con masse di dati che vengono generati e potenzialmente esposti. Un ultimo aspetto fondamentale è la portata rivoluzionaria che l’avvento di queste vetture avrà dal punto di vista dell’elaborazione e della conoscenza, con sistemi che dovranno essere in grado di comprendere e stabilire in modo intricato e comprensivo quale sia il perimetro logico in base al quale garantire o meno l’accesso.

Stiamo accelerando verso un futuro in cui le autostrade dell’informazione elaborano, informano e orchestrano l’attività anche sull’asfalto reale. Ora è il momento di garantire che le infrastrutture che saranno in grado di accendere la macchina smart del futuro funzionino bene, siano realistiche e soprattutto siano sicure.