Le aziende rivali sono considerate più spesso responsabili rispetto ai cyber criminali, citati come sospetti da meno di 2 vittime su 5 (38%)

Attacchi DDoS dei Turkish Hacker agli Hosting Provider italiani

Il sabotaggio industriale è stato considerato come il motivo più plausibile di un attacco DDoS, molto più di una cospirazione politica o di vendette personali mirate. Solo 1 vittima su 5 (20%) ha accusato governi stranieri e servizi segreti, mentre il 21% ha sospetti relativi ad ex dipendenti insoddisfatti. È quanto emerge da un’indagine IT Security Risks condotta da Kaspersky Lab nel 2016.

A livello generale, più della metà (56%) delle aziende vittime di attacchi nell’area Asia Pacifico ha imputato la responsabilità ai competitor e più di un quarto ai governi stranieri (28%). Anche i rancori personali sono considerati una delle cause più plausibili in questa regione: uno su tre (33%) punta infatti il dito contro gli ex dipendenti. In Europa Occidentale, invece, solo un terzo delle aziende (37%) sospetta scorrettezze da parte dei concorrenti mentre un quinto (17%) dà la colpa ai governi stranieri.

Le aziende più piccole tendono maggiormente a sospettare la concorrenza della conduzione di un attacco DDoS. Il 48% dei rappresentanti delle PMI ritiene, infatti, che sia questa la causa rispetto al solo 36% delle grandi imprese. Diversamente, gli intervistati di grandi aziende danno la colpa soprattutto a ex dipendenti e governi stranieri.

“È evidente che le aziende ritengono che i loro sistemi IT e dati sensibili siano sotto attacco da più fronti”, afferma Kirill Ilganaev, Head of Kaspersky DDoS Protection di Kaspersky Lab. “Gli attacchi DDoS sono sempre più frequenti e capaci di causare danni importanti e sono in molti a sospettare che dietro ci sia la concorrenza, sempre alla ricerca di nuovi modi per mettere ko i rivali e, di conseguenza, sottrarre clienti. Con il crescente ricorso a queste subdole tattiche, diventa essenziale per le aziende essere all’altezza e rendersi impenetrabili agli attacchi”.