Le applicazioni “data-driven” hanno trasformato il modo con cui comunichiamo e facciamo business, diventando fondamentali in tutti i processi decisionali e rappresentando una nuova forma di valuta negli affari. Secondo The Economist Intelligence Unit, i dati sono “sempre visti come la materia prima” per soddisfare obiettivi e aspettative dei clienti, con una ricerca che svela come l’83% delle aziende li utilizzi per rendere più redditizi prodotti o servizi esistenti.
Anche se potrebbe sorprendere qualcuno, le stampanti sono uno strumento di business in grado di fornire analitiche preziose. In un mondo basato sui dati, le esigenze dei clienti vanno ben oltre la semplice produzione di pagine e qualità di stampa. Se, da un lato, sicurezza e sostenibilità sono anch’esse un “must”, dall’altro l’analisi dei dati ha acquisito sempre più importanza. Secondo l’ultimo studio Managed Print Landscape di Quocirca, l’offerta di analitiche è il secondo requisito più importante per la selezione di un vendor, subito dopo la qualità del servizio (43%).
Esistono svariate ragioni alla base dell’aumento della domanda di analisi nei processi di stampa. I dipartimenti IT sono più snelli e si affidano ai provider di servizi, per ridurre il carico di lavoro. Ogni applicazione e funzione aziendale ha qualche elemento che coinvolge l’IT, il cui ruolo è, quindi, molto più ampio rispetto al passato.
L’applicazione dell’analisi alla stampa può ridurre il tempo dedicato alla gestione e manutenzione dei dispositivi, trasferendone la responsabilità ai fornitori. È possibile monitorare centinaia di punti dati dei sensori, per prevedere uasti prima che si verifichino e informare i motori di machine learning che possono, così, apprendere i modelli di utilizzo dei dispositivi.
Un beneficio diretto deriva dalla connettività Internet of things (IoT), che consente una gestione completa da remoto in caso di riparazioni, aggiornamenti di sicurezza o invio di personale tecnico, prima che l’utente si ritrovi a dover far fronte ad un significativo downtime.
Se si prende in esame l’intero ecosistema IT, la spesa in sicurezza supera quella pianificata. MuleSoft prevede, nel proprio report 2020 Connectivity Benchmark, che il 53% dei leader IT ha in programma investimenti in security nel 2020, rispetto al 48% che investirà in analitiche.
L’adozione di una stampa, basata sui dati, può effettivamente migliorare la sicurezza, in quanto le aziende sono in grado di gestire gli accessi, monitorando l’utilizzo della propria rete e mantenendo, altresì, una sicurezza sempre attiva grazie agli aggiornamenti del firmware. Per le realtà che trattano informazioni altamente riservate, è possibile introdurre il monitoraggio dei contenuti, segnalando i dati sensibili che vengono stampati.
Un approccio “data-driven” offre, inoltre, numerosi benefici dal punto di vista ambientale. Grazie alla visibilità su utilizzo e richiesta di servizi di stampa, è possibile, infatti, ridurre il numero di dispositivi e acquisirne informazioni sul collocamento.
Posizionare i dispositivi in modo strategico aumenterà anche la produttività, consentendo di individuare i colli di bottiglia nei processi e segnalare qualsiasi esigenza di formazione o training. Inoltre, introducendo soluzioni che richiedono il login per la stampa, sarà possibile ridurre fino al 30% l’uso di carta ed evitare che i documenti vengano stampati per errore. Tutti questi vantaggi si traducono, contestualmente, in un significativo risparmio sui costi.
In ultima analisi, questo tipo di stampa consente alle aziende di dare priorità alle risorse, risparmiare denaro, semplificare il lavoro dell’IT e massimizzare la sicurezza. Le applicazioni “data-driven” sono già ampiamente utilizzate in altri settori di business e IT e, quindi, è giunto il momento di abbracciarle pienamente.
A cura di Giancarlo Soro, amministratore delegato di Lexmark Italia
