Esistono diverse misure innovative a disposizione delle aziende per ridurre gli sprechi

emissioni di CO2

A cura di Giancarlo Soro, Country Manager, Lexmark Italia

L’espressione “circular economy” viene spesso utilizzata in molti ambiti, ma forse è il caso di chiarirne il significato quando se ne parla con riferimento al mondo aziendale.

Sebbene non tutti ne siano al corrente, facciamo parte di una tradizionale economia “lineare” nella quale i materiali vengono prodotti, utilizzati e smaltiti. Tuttavia, dato che vi è un interesse e una pressione sempre maggiori in relazione alla sostenibilità ambientale, possiamo considerare questo tipo di economia ormai giunta al capolinea. Al suo posto ha fatto l’ingresso sulla scena la “circular economy”, che mira a ridurre al minimo il primo utilizzo di materiali “grezzi”, assicurando allo stesso tempo che questi restino in circolazione più a lungo e possano essere riutilizzati una volta smaltiti.

C’è un’opinione comune che riduce il concetto di “circular economy” a un altro modo di definire il riciclo. Niente di più errato. Sebbene il riciclo sia una componente importante della sostenibilità, la “circular economy” porta con sé una progettazione di prodotti pensata per il lungo periodo, per cui i materiali durano più a lungo, possono essere riparati facilmente e anche riutilizzati. Prevede anche permute, modelli di condivisione e pacchetti di servizi.

Occorre quindi chiedersi perché non tutti la adottino. Spesso vengono indicati i costi tra i fattori che impediscono all’azienda di adottare un modello di business sostenibile. Ma a guardare bene, proprio i costi rappresentano un motivo importante per cui sarebbe opportuno parlare di sostenibilità in consiglio di amministrazione.

La “circular economy” dà priorità a prodotti più durevoli che a loro volta favoriscono la fidelizzazione del cliente e creano nuove opportunità di business sotto forma di servizi di supporto e manutenzione. Studi recenti hanno mostrato come misure di efficienza delle risorse possono portare in dote all’economia quasi tre bilioni di dollari entro il 2030 – con ROI superiori al 10 percento. Anche sul fronte delle opportunità di impiego le prospettive sarebbero rosee. Sempre entro il 2030, la “circular economy” potrebbe creare oltre 200.000 posti di lavoro se le aziende continuassero a integrarla nelle proprie strategie di lungo periodo.

È difficile cambiare le cattive abitudini. Tuttavia il problema sta diventando sempre più serio nel suo complesso, ed è fondamentale agire ora. La produzione di plastica è aumentata di 20 volte negli ultimi 50 anni, passando da 15 milioni di tonnellate nel 1964 a 311 milioni nel 2014. E nell’Unione Europea solo il 25 percento della plastica viene riciclato, mentre circa la metà finisce in discarica.

Quasi tutti i produttori utilizzano plastica sotto varie forme, ma alcuni più di altri. Se si stima che ogni anno in Europa circa 50.000 tonnellate di cartucce finiscono in discarica, la riduzione dei rifiuti è diventata una priorità per il settore delle stampanti. Per avere un’idea su quanto ammonti questo volume di rifiuti, è sufficiente pensare a più di 34.000 camion carichi all’inverosimile che scaricano in contemporanea. Ecco perché molte aziende sono in cerca di nuove modalità per gestire al meglio questa sfida.

Una di queste è Lexmark che ha fatto della longevità, affidabilità e sostenibilità dei propri prodotti una priorità. Tra il 2004 e il 2014, abbiamo aumentato del 400 percento il volume di materiale delle cartucce che riutilizziamo nei prodotti, basti pensare che una delle nostre stampanti[1] è costituita per il 53 percento da materiale plastico riciclato. Il rendimento della cartuccia toner, e quindi anche la sua durata è superiore del 67 percento. Lexmark segue anche una policy “zero discarica” per tutte le cartucce che raccoglie – il 100 percento di quelle che vengono restituite all’azienda viene riutilizzato o riciclato.

Esistono altre misure innovative a disposizione delle aziende per ridurre gli sprechi. Lexmark converte per esempio i propri rifiuti cartacei per farne delle imbottiture modellate per il packging delle cartucce toner, salvando in questo modo l’equivalente di oltre 12.000 alberi all’anno

La “circular economy” può aiutare le aziende a ottenere maggiore valore dal materiale, dai consumi e dal lavoro veicolati nei propri prodotti. Integrando un modo di pensare sostenibile nella propria strategia di prodotto, è possibile ottimizzare il processo di produzione, ridurre l’impatto ambientale e in definitiva eliminare gli sprechi. Sebbene al momento nessuno abbia tutte le soluzioni per i problemi appena esposti, la “circular economy” è sicuramente una di esse.


[1] Modello CS72x