Considerando la popolazione maggiorenne, ogni cittadino ha speso circa 2100€ in 12 mesi giocando d’azzardo.

gioco azzardo

Sono vari anni che le puntate degli italiani per il gioco d’azzardo superano quota 100 mld di euro. Nel 2019 sono stati raggiunti circa 110 mld, registrando un +3,5% rispetto al 2018; di questi, circa 10 mld di euro sono entrati nelle casse dello stato, rappresentando circa l’1% del PIL. Considerando la popolazione maggiorenne, ogni cittadino ha speso circa 2100€ in 12 mesi giocando d’azzardo. Particolari performances sono da associare al gioco online, su cui ci si può informare su siti come www.spikeslot.com, che vede un aumento medio dal 2017 del 18% di denaro depositato.

Questi numeri che mostrano un’industria in crescita, si vanno a contrapporre con leggi e decreti che fanno di tutto per limitare il gioco. C’è da premettere che la situazione italiana è particolarmente virtuosa rispetto all’Europa. L’Agenzia delle Dogane e Monopoli è stata insita di emettere le licenze ai vari operatori di gioco e di controllarne il comportamento. Soltanto i bookmakers che si adattano alle rigide norme dell’ADM possono operare sul territorio italiano.

Sono ormai quasi due anni che è stato approvato il Decreto Dignità del governo Di Maio, in cui si proibisce qualsiasi forma di pubblicità al gioco d’azzardo nel tentativo di risolvere i problemi sociali che derivano da un errato rapporto con il gioco. Tuttavia il divieto imposto dalla legge si è dimostrato di difficile interpretazione e ancora non è chiaro quanto sia utile per combattere la ludopatia.

Pur eliminando qualsiasi forma di pubblicità, non si cerca una strada più diretta di supporto ai ludopatici che possono instaurare un rapporto di dipendenza dal gioco anche senza che sia sponsorizzato.

Gli operatori sono consapevoli di questi limiti, e mettono in guardia dal fatto che queste politiche vanno pericolosamente ad alimentare il mercato del gioco illegale. Infatti chi non segue la legge riesce sempre a operare con le risorse che vuole, mentre le società legali si vedono inibite dai mezzi di comunicazione che le espongono alla mercé di chi non si fa scrupoli.

Considerando le ultime statistiche sul calo degli introiti dal gioco, che vedono in media una discesa dei fatturati dal 30% al 50% (in base alla tipologia di gioco) si comprende come sarà necessaria una svolta politica se si vuole che questo comparto, composto da circa 100000 attività, continui a svolgere le sue funzioni sociali.

La stessa ADM, insieme alle forze dell’ordine e alle principali associazioni di bookmaker, sta lavorando per creare un regolamento unico sul gioco legale, che veda anche iniziative pratiche e moderne per contrastare il mercato nero e la ludopatia. La speranza è che anche i rappresentanti parlamentari escano da una mentalità demagogica e valorizzino con la giusta dignità questo segmento del nostro paese.