Il 79% dei consumatori riduce acquisto di marchi percepiti ‘non sostenibili’. E la PMI italiana Nuncas anticipa di 16 anni obiettivi UE sulla plastica riciclata negli imballaggi

Il recente rapporto Sustainability Perceptions Index” realizzato da Brand Finance dimostra che più i consumatori percepiscono la sostenibilità ambientale e sociale (ESG) di un prodotto, tanto più lo scelgono. Evidentemente questo si traduce in valore reale per il brand. Per Amazon, ad esempio, la ‘sostenibilità percepita’ da parte dei consumatori contribuisce con ben sette punti percentuali (+7%) al valore del brand, che tradotto significa +19,9 miliardi di dollari. Per Tesla, altro esempio, il valore generato dalla sostenibilità è stimabile in +17,8 miliardi di dollari laddove la sensibilità all’ESG percepita nel marchio da parte dei consumatori pesa per il 27% nel comportamento d’acquisto.

Ai colleghi imprenditori che vivono la trasformazione green come un onere da sopportare, magari al minor costo possibile, dico vi sbagliate. L’ecosostenibilità fa vendere più prodotti e aumenta l’equity, ovvero il valore del marchio” così Aurelio Manzoni, Sustainability manager di Nuncas, marchio italiano di riferimento nel settore della cura della casa, a margine di “Il Verde e Blu Festival” in corso in queste ore.

Notiamo che questa preferenza per l’ecosostenibilità era già in atto nel 2019, quando il report “Sustainability matters, but does it sells?”, realizzato da McKinsey&Company calcolava che “il 70% dei consumatori era disposto a scegliere un prodotto ecosostenibile al posto di uno a maggiore impatto ambientale, spendendo il 5% o il 10% in più”. Dato ancora confermato dalla ricerca DeloitteThe Conscious Consumer” (2021) in ambito alimentare, realizzata su 17.000 consumatori in 15 Paesi europei. Secondo quest’ultima quale il 78% degli intervistati italiani affermava di essere disposto a pagare almeno il 5% in più per alimenti sostenibili, ma anche per generi alimentari locali (79%), biologici e fair trade (entrambi 76%)”.

E molti altri esempi si potrebbero fare – commenta Aurelio Manzoni, che prosegue – da noi questo percorso di attenzione all’ambiente è stato avviato più di 20 anni fa, con investimenti e adeguati e importanti. E questo approccio continua oggi convintamente tanto che, entro il 2024, ci prefiggiamo di raggiungere una quota del 100% di plastica riciclata per la realizzazione dei nostri prodotti, di fatto quasi doppiando l’obiettivo UE, con un anticipo di ben 16 anni”.

La proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli imballaggi fissa infatti al 35% il contenuto di riciclato minimo a decorrere dal 2030 per arrivare al 65% nel 2040.

Chi può faccia, e subito – continua Aurelio Manzoni – e, non solo il pianeta gli sarà grato, ma anche consumatori e società civile. E persino il budget sorriderà, perché se è vero che determinati cambiamenti in chiave green possono rappresentare extra-costi, così come quelli che sopportiamo noi nell’acquisto plastica riciclata da post consumo (PCR) semitrasparente e bianca, nel medio termine questi si trasformeranno in benefici, anche in termini di conto economico dell’azienda”.