Il 5 febbraio si celebrerà il Safer Internet Day. In vista di questa occasione, la startup Ermes Cyber Security e lo psicoterapeuta Alberto Rossetti hanno stilato il vademecum sui comportamenti corretti da adottare per proteggere i più giovani dai pericoli del web.
Insegnare il valore della privacy, aiutare a proteggere i profili con password complesse, senza mai rinunciare al dialogo e all’educazione. Sono questi alcuni degli accorgimenti che possono essere intrapresi dai singoli utenti per proteggere i minori che vivono ormai gran parte della propria vita sul web.
Con lo slogan “Insieme per un internet migliore” si celebra il 5 febbraio il Safer Internet Day, giornata mondiale istituita nel 2004 dall’Unione Europea che vuole essere un invito per istituzioni, enti, aziende e cittadini della rete ad unirsi per creare un internet più sicuro per tutti, in particolare per gli utenti più giovani.
“Con l’aumento della digitalizzazione delle nostre vite, aumentano anche i pericoli del web e ad esserne colpite sono in particolare tutte le categorie più fragili, come ad esempio quella dei bambini”, dichiara Hassan Metwalley, founder di Ermes Cyber Security, startup nata come spin-off del Politecnico di Torino specializzate nella difesa delle aziende da parte dei pericoli legati ai Web Tracker. “Giornate come il Safer Internet Day ricordano a tutti che la costruzione di una rete più sicura dovrebbe essere un obbligo morale di tutte le realtà coinvolte, dalle aziende alle istituzioni. I ragazzi di oggi passano in media quasi 3 ore al giorno sul web e nel 2019 non è più possibile parlare di una vera separazione tra realtà e virtualità: ciò che viene fatto sul web ha ripercussioni enormi nella vita reale e viceversa.”
Anche per questo, a partire dalle famiglie o dalla scuola, è importante rimboccarsi le maniche e applicare alcune misure di sicurezza.
In collaborazione con lo psicoterapeuta Alberto Rossetti, autore insieme al giornalista Simone Cosimi dei libri Nasci, Cresci, Posta (2017) e Cyberbullismo (2018), Ermes Cyber Security, ha stilato un vademecum sui comportamenti corretti da adottare per proteggere i più giovani dai pericoli del web.
“I genitori possono fare molto per limitare i rischi della rete e aiutare i minori, bambini ma anche adolescenti, a vivere delle esperienze positive su Internet – commenta Alberto Rossetti. “Un minore può certamente possedere ottime competenze di tipo tecnico, ma è l’adulto che con la sua esperienza di vita può aiutarlo a orientarsi all’interno di un mondo così vasto e complesso. Non bisogna dunque avere paura di sedersi vicino a un figlio per farsi spiegare come funzionano alcuni social network. Allo stesso tempo, però, è necessario che il genitore aiuti il ragazzo ad usare in maniera consapevole e critica quelle piattaforme.”
- Tenersi sempre aggiornati
Per affrontare al meglio le minacce del web e proteggere i minori è necessario restare aggiornati. Non bisogna essere dei tecnici informatici per conoscere le nuove piattaforme, i più recenti social network o le nuove, talvolta pericolose, mode online. Basta un po’ di sana informazione su quotidiani web e cartacei di settore per sapere a cosa vanno incontro i ragazzi di oggi.
- Non esporre i minori con le foto sui social, che sono accessibili a tutti
Quello che viene caricato sui social network non è più vostro. Dovrebbe essere questa la frase iniziale di ogni contratto di iscrizione ad un social network. Di fatto, tutto ciò che viene uploadato nelle piattaforme online diventa di diritto di proprietà della società che lo gestisce. Allo stesso modo, troppo spesso tali foto e contenuti non sono protetti con un corretto livello di privacy e diventano facilmente di dominio pubblico esponendo bambini e ragazzi agli sguardi di criminali e malintenzionati.
- Proteggi i loro dispositivi con password complesse
Aiutate i ragazzi a proteggersi facendo capire loro il valore dell’utilizzo di password complesse per account social o videogiochi connessi ad Internet. La password deve prevedere ad esempio dagli 8 ai 10 caratteri, con lettere maiuscole e minuscoli, numeri e caratteri speciali.
- Alla larga dal phishing
Un’altra delle tante trappole architettate dagli hacker è il phishing, ovvero comunicazioni dirette e personalizzate che nascondono all’interno link malevoli atti a sottrarre dati e password. Ciò accade via email ma anche attraverso i social network, ampiamente frequentati soprattutto dai più giovani, che sono una miniera di dati personali e di occasioni per gli hacker. È importante quindi spiegare ai ragazzi di non cliccare o diffondere link dubbi, catene o richieste di aiuto, specialmente quando sono scritte in un italiano vacillante. Insegnate loro a chiedere aiuto agli adulti oppure a telefonare ai propri amici per chiedere conferma sul contenuto da loro ricevuto.
- Limitare le funzioni con un parental control
I ragazzi non vanno spiati, ma è giusto tenere sotto controllo le attività che effettuano attraverso smartphone e computer e soprattutto limitare le funzioni che presentano più rischi. Il consiglio per i genitori è quello di installare delle app che fungano da “parental control” e che limitino, per prima cosa, l’accesso a determinati siti. Si tratta di una misura importante poiché in questo modo i ragazzi non possono installare in autonomia applicazioni che potrebbero essere pericolose né visitare siti fraudolenti, violenti o pornografici attraverso i quali è più facile che gli hacker veicolino malware, o dietro i quali si celano spesso trappole di malintenzionati che mettono a rischio l’incolumità, anche fisica, dei ragazzi.
- Insegnare il valore della privacy
Nell’epoca della condivisione, della vetrina e del voyeurismo, si devono aiutare i ragazzi a capire, fin da piccoli, quanto sia importante mettere dei paletti sulla diffusione della propria immagine e dei propri pensieri e soprattutto come sia possibile farlo. Tanti ragazzi vorrebbero difendersi ma non sanno come impostare la privacy dei social network su cui sono presenti per impedire, ad esempio, che i loro contenuti siano del tutto pubblici. Statisticamente solo il 10% dei giovani modifica le proprie impostazioni di privacy in seguito a un’esperienza negativa, e solo il 2% segnala contenuti o contatti inappropriati ai gestori delle piattaforme**. D’altra parte molti giovani non si rendono conto che ciò che viene caricato sul web sfugge al loro controllo e può diventare causa di bullismo, ricatti ed episodi gravissimi di violenza fisica e psicologica.
- Sviluppare un dialogo continuo
Un ragazzo su 4 che va incontro ad episodi spiacevoli sul web, evita di parlarne. Questo perché spesso i ragazzi soffrono la mancanza di figure di riferimento in grado di comprendere la natura dei problemi legati alla vita digitale e che siano in grado di valutarli senza ingigantirli né sminuirli. Per far sì che i ragazzi non si sentano abbandonati è fondamentale mantenere aperto il dialogo e il confronto, magari chiedendo ai ragazzi stessi di insegnare ai genitori con meno esperienza informatica il funzionamento delle piattaforme più nuove.