L’ultima ricerca di Deloitte evidenzia che il 34% dei CFO europei ha delle buone prospettive finanziarie e investiranno anche su nuovi talenti.

CFO-europei

Il panorama macroeconomico degli ultimi anni sicuramente non consegnava prospettive di crescita finanziaria ottimistiche. Adesso però, la situazione sta migliorando e i leader aziendali si sentono più ottimisti rispetto al futuro. Le aziende europee hanno trascorso un inverno migliore delle aspettative. Sei mesi fa i Chief Financial Officer (CFO), i direttori finanziari, temevano il peggio, ma l’economia UE ha retto meglio del previsto e la maggioranza dei CFO, oggi, prevede una crescita dei ricavi per la propria azienda. È quanto emerge dalla European CFO Survey di Deloitte, l’indagine sul sentiment di quasi 1400 CFO europei delle più grandi aziende. L’indagine è stata presentata durante la quarta edizione dello European Economic Policy Forum – CFO Conference che si è tenuta a Bruxelles al Parlamento Europeo, a cui hanno partecipato gli eurodeputati Massimiliano Salini e Patrizia Toia, l’Ambasciatore Stefano Verrecchia, Rappresentante Permanente Aggiunto d’Italia presso l’Unione Europea, Roberto Viola, Direttore Generale di DG CONNECT, Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia e Riccardo Raffo, CFO Program Leader di Deloitte Italia.

I persistenti rischi bellici e geopolitici, i timori per le prospettive economiche, la carenza di manodopera, l’inflazione elevata e il costo del lavoro hanno messo alla prova i CFO europei. Ma nonostante queste sfide, il ritorno a un diffuso ottimismo tra i CFO è un ottimo segnale per l’economia europea”, afferma Riccardo Raffo, CFO Program Leader di Deloitte in Italia.

Tra i CFO europei torna un cauto ottimismo

La fiducia delle imprese in Europa è molto migliorata e le aziende europee sono meno preoccupate riguardo ai rischi legati alla crisi energetica e all’inflazione che, nella precedente edizione della Survey, facevano temere il peggio. Oggi, con un saldo netto del +8% (56 punti percentuali in più rispetto all’edizione autunnale della survey) i CFO europei possono essere definiti come cautamente ottimisti. In particolare, il 34% dei CFO intervistati si sente più ottimista rispetto a sei mesi fa sulle prospettive finanziarie della propria azienda: 21 punti percentuali in più rispetto a settembre 2022.

Il sentiment è migliorato in tutti i Paesi intervistati, ma non in Italia, dove i CFO con una prospettiva meno ottimista rispetto al futuro (27%) sono ancora in percentuale leggermente superiore ai i “più ottimisti” (21%) e il saldo netto rimane negativo (-6%). In Spagna la quota degli ottimisti è pari a quella dei pessimisti, per un saldo netto pari allo 0%, mentre in Germania ci sono più CFO ottimisti (40%) che pessimisti (27%). A livello settoriale, i CFO del settore automobilistico sono di gran lunga i più ottimisti (47%), seguono quelli del settore viaggi e turismo (42%). Diversa la situazione nel settore retail, dove solo il 26% dei CFO si dice ottimista.

Le aspettative di fatturato dei CFO europei migliorano 

Nonostante uno scenario ancora contrassegnato da incertezze e rischi, i CFO europei sono più fiduciosi sui parametri chiave delle loro aziende: il 63% prevede un aumento dei ricavi nei prossimi 12 mesi, mentre solo il 19% teme un calo. Inoltre, si registra un saldo netto positivo del +10% per quanto riguarda i margini operativi e, un miglioramento di ben 48 punti percentuali rispetto alle fosche prospettive dell’autunno passato. Inoltre, anche se i costi di finanziamento sono aumentati, il 37% dei CFO europei prevede di aumentare le spese in conto capitale nei prossimi 12 mesi, mentre una quota inferiore, pari al 24% conta di ridurle.

A livello settoriale, le imprese più intenzionate ad aumentare le spese in conto capitale sono quelle del settore energetico, le utilities e quelle del settore minerario (saldo netto di +38%), ma anche quelle dei servizi professionali e alle imprese (+36%). Le imprese del commercio al dettaglio (+4%), invece, e il settore delle costruzioni (+4%), con i tassi d’interesse che penalizzano i prestiti ipotecari e i prezzi degli immobili, mostrano scarsi segnali di voler aumentare la spesa per investimenti.

Un’azienda su tre prevede di assumere

La ripresa delle prospettive di guadagno e di investimento delle imprese si riflette anche sulle loro intenzioni in termini di assunzioni. Sebbene la maggioranza relativa delle aziende (46%) non preveda alcuna variazione nei livelli di organico, più di 1 su 3 (35%) prevede di assumere. Le intenzioni di assunzione sono più forti nei settori dei servizi aziendali e professionali (+52%) e del turismo e viaggi (+45%). Solo il settore del commercio al dettaglio prevede di ridurre (-5%) il numero di dipendenti.  In Italia e Spagna il 33% dei CFO intende aumentare la propria forza lavoro nel corso del prossimo anno, mentre in Germania tale percentuale arriva al 30%.

Le intenzioni di investimento dei CFO europei

La maggior parte dei CFO europei, pari al 65% degli intervistati, continua a ritenere alto il livello di incertezza finanziaria ed economica esterna, ma questa cifra è notevolmente inferiore rispetto all’81% registrata in autunno. Il saldo netto, pari a +62%, è vicino alla media storica. Con il persistere delle tensioni geopolitiche, quasi la metà (+47%) delle imprese europee prevede di espandere la propria presenza in Europa occidentale e in Nord America (+41%) – una tendenza che accomuna anche l’Italia, i cui CFO prevedono di aumentare gli investimenti soprattutto in Europa occidentale (55%) e Nord America (47%). L’Africa, il resto dell’Asia e la Cina, invece, attualmente risultano meno attraenti per le aziende europee, probabilmente a causa delle difficoltà delle catene di approvvigionamento globali.

Ripensare la Supply Chain per migliorare i risultati

Anche se negli ultimi mesi i problemi legati alla supply chain si sono attenuati, l’esigenza di ripensare la supply chain continua a tenere occupati i CFO. Per mitigare le difficoltà legate a questo problema, la metà dei CFO europei ha dichiarato di fare un uso maggiore degli strumenti di pianificazione digitale, mentre il 40% punta sulla la diversificazione dei fornitori e delle rotte di distribuzione, il 38% su una maggiore collaborazione con i fornitori e il 34% su stress test di scenario. Così, oggi solo l’11% delle aziende europee intervistate dichiara di non aver intrapreso o di non avere intenzione di intraprendere alcuna azione sulla supply chain e le aziende i cui CFO hanno dichiarato di aver affrontato il problema valutano le loro prospettive finanziarie in modo più ottimistico rispetto a quelle che non hanno affrontato il tema.