
La comunicazione digitale non è un “affare da poco” e improvvisare potrebbe avere conseguenze disastrose per i brand.
Nel mercato iperconnesso di oggi, ogni interazione è un pezzo del puzzle che costruisce l’identità del brand. Eppure, molte aziende sottovalutano il danno che una comunicazione incoerente può causare. Il punto non è il singolo contenuto, ma l’assenza di una visione comune. Senza una regia, anche i post più creativi possono diventare boomerang.
Da dove nasce il problema? Solo il 25% delle aziende ha linee guida chiare su come comunicare, il resto va a braccio. Basti pensare che sono sufficienti 5–7 interazioni tra una persona e un brand per essere riconosciuti. Ma se ogni messaggio ha uno stile diverso, queste interazioni si annullano. Secondo Renderforest, una comunicazione coerente può aumentare i ricavi del 23%, mentre il 71% delle aziende ammette che l’incoerenza crea confusione nei clienti. E il danno si sente: 1 cliente su 3 abbandona un marchio dopo una sola esperienza negativa.
Il rischio più diffuso? L’effetto boomerang
E allora succede quello che tutti vediamo: addetti alle vendite che fanno balletti in divisa su TikTok, scaffalisti che pubblicano reel sui propri profili mescolando vita privata e promozioni aziendali, post ironici e fuori tono che fanno ridere ma lasciano il segno (quello sbagliato). Tutto questo, anche se non parte dai canali ufficiali, finisce comunque per raccontare il marchio e spesso lo fa in modo stonato.
La verità è che il problema non sono i singoli contenuti, ma è la mancanza di una visione comune. Senza una regia, anche i post più creativi possono diventare boomerang.
Il danno (vero) dell’improvvisazione digitale
Nel net-marketing, che si tratti di franchising, punti vendita locali o affiliati, assicurazioni ed agenti, la forza dovrebbe stare nella moltiplicazione del messaggio. Invece, senza regole condivise, si rischia l’effetto opposto: ogni voce dice la sua e nessuno ascolta davvero.
“Il digitale non perdona l’improvvisazione, soprattutto quando si è presenti in tanti luoghi e con tante persone coinvolte”, spiega Arianna Ruzza, Founder di Isual, realtà che ha come obiettivo quello di rendere più semplice e coordinata la comunicazione nelle reti commerciali. “Quando mancano indicazioni chiare, anche i contenuti più simpatici rischiano di danneggiare l’immagine complessiva. Servono strumenti facili, che aiutino chi lavora sul territorio a sentirsi parte della stessa narrazione, senza dover inventare tutto da capo ogni giorno”.
Coordinare la comunicazione, non controllarla
Coordinare non significa mettere il bavaglio, significa dare strumenti concreti. Il 90% dei consumatori si aspetta coerenza tra sito, social, negozio fisico. Anche visivamente: l’uso costante di colori e font può aumentare l’impatto del brand fino all’80%. Ed è importante considerare che il 73% delle persone si fida di più di un marchio che ha un’immagine curata e riconoscibile.
Non servono budget stellari, basta un metodo: linee guida semplici, contenuti pronti all’uso, piattaforme intuitive. Perché un brand non è solo un logo ma è tutto quello che si dice, si mostra e si pubblica ogni giorno. E in un mondo dove ogni cellulare può essere una vetrina, ogni contenuto è una scelta strategica.
Un marchio forte si costruisce insieme, non in solitaria. Quando ogni punto vendita comunica per conto suo, il messaggio si disperde. Quando però tutti parlano con una voce diversa ma armonizzata, allora sì che la rete diventa davvero rete.