Il 59% ritiene che la scarsa qualità dei dati aziendali minerà i risultati

Customer Experience: l'impatto dell'intelligenza artificiale

Ivalua ha recentemente annunciato i risultati di uno studio globale sui leader commerciali della Supply chain, del Procurement e della Finanza. I risultati rivelano che il 55% delle organizzazioni è pronto a fare un grande investimento nell’intelligenza artificiale (AI) nei prossimi due anni. Un ulteriore 25% prevede, inoltre, di effettuare un investimento minore nell’AI per determinare il potenziale utile nei prossimi due anni.

La ricerca, condotta da Forrester Consulting e commissionata da Ivalua, ha rivelato che i leader di finanza, supply chain e procurement ritengono che una delle difficoltà maggiori per l’adozione dell’intelligenza artificiale sia la scarsa qualità dei dati aziendali. Quasi due terzi degli intervistati (59%) ha affermato che una scarsa qualità dei dati renderà impossibile per l’AI prendere decisioni accurate e informate, compromettendo la propria capacità di ottenere valore da qualsiasi investimento nell’intelligenza artificiale.

“Esiste chiaramente un enorme appetito per l’AI e questo non farà che aumentare con l’emergere di applicazioni più rilevanti e di storie di successo”, commenta David Khuat-Duy, Corporate CEO di Ivalua. “Ma quando si investe nell’intelligenza artificiale, è importante che le organizzazioni affrontino i problemi che si pongono e che potrebbero limitare il valore. Per ottenere informazioni accurate dall’AI è necessario disporre di una solida base di dati su cui lavorare, e i risultati mostrano che questo rimane un ostacolo significativo per la maggior parte delle organizzazioni. Per raggiungere il successo, le organizzazioni devono affrontare simultaneamente i problemi dei dati aziendali quando investono nell’AI.”

Migliorare la qualità dei dati non è un compito facile: gli intervistati affermano che la loro incapacità di accedere ai dati (44%), la mancanza di normalizzazione tra insiemi di dati (43%) e l’inesattezza dei dati (41%) costituiscono i problemi maggiori per il miglioramento della qualità complessiva. Inoltre, il 36% ha affermato che il sovraccarico di informazioni e la mancanza di competenze interne rendono difficile dare un senso ai dati.

Oltre alle sfide legate ai dati, il 44% degli intervistati ha dichiarato di non avere il supporto di dirigenti di livello C per quanto riguarda l’innovazione dell’AI. Essi sostengono anche che attualmente non sono in grado di ottenere il massimo valore dall’AI a causa dell’immaturità delle applicazioni (il 62% cita questo problema), suggerendo che il marketing dei fornitori di AI è molto più avanzato rispetto alle capacità. Vi è inoltre incertezza su come applicare l’AI a determinati casi d’uso (47%).

L’AI è destinata ad avere un impatto enorme sul procurement

Per quanto riguarda gli usi pratici dell’AI, lo studio indica che gli intervistati ritengono che essa possa avere il maggiore impatto nell’allertare l’impresa e i fornitori in caso di interruzione della catena di approvvigionamento (44%), nel riconoscere e segnalare i problemi di conformità dei fornitori (39%) e nell’individuare rapidamente i casi di frode (37%).

Inoltre, gli intervistati pensano che l’adozione dell’AI porterà ad una maggiore automazione delle attività secondarie, rendendole realizzabili in pochi minuti o secondi, invece che in ore o giorni. Due delle principali aree segnalate dagli intervistati come aventi il maggior potenziale di automazione sono l’elaborazione delle fatture (51%) e l’approvazione degli acquisti proposti (35%).

Khuat-Duy conclude: “In ultima analisi, se le organizzazioni possono migliorare la qualità dei dati e affrontare altre sfide, possono sfruttare i numerosi vantaggi offerti dall’AI. Sia che si tratti di automatizzare attività di basso valore o di fornire conoscenze importanti, l’AI può avere un impatto trasformativo sulle operazioni di procurement e della supply chain. Ad esempio, l’AI offre un enorme potenziale per consentire un approvvigionamento più intelligente, che può creare efficienze e consentire un migliore processo decisionale, offrendo un reale vantaggio competitivo a coloro che la adottano.”