Affinché ogni azienda possa trarre margini significativi dai servizi finanziari banche, fintech e corporate devono collaboralre in una marketplace economy.

Marketplace economy

Il fintech nasce come risposta alla crisi finanziaria del 2008, ma a distanza di oltre un decennio dalla fondazione della prima startup che ha usato la tecnologia per rendere la finanza più efficiente, il mondo è cambiato. E da frontiera sperimentale guardata con sospetto all’inizio è oggi l’abilitatore di soluzioni efficienti da un lato per le banche, che da sole fanno fatica a produrre margini e a rispondere alla domanda di servizi agili e rapidi che arriva da privati e aziende, e dall’altro per le corporate in cerca di nuove occasioni di profitto per fidelizzare la clientela. “In un futuro non tanto distante pressoché ogni azienda trarrà una quota significativa dei propri utili dai servizi finanziari”, per dirla con Marc Andreesen e Ben Horowitz, fondatori di Menlo Park. Ma per riuscire a fornire servizi finanziari, le imprese (parliamo di corporate ma il discorso vale anche per le pmi) avranno bisogno di strumenti che consentano di integrare la finanza nella propria offerta. Questi strumenti costituiscono la marketplace economy, fatta di contenitori di servizi finanziari che funzionano grazie alla tecnologia che arriva dalle fintech e al licenze bancarie. In un contesto di collaborazione win-win-win.

Banking as a service come abilitatore dell’embedded finance
In questo futuro fondato sulla marketplace economy, che dunque è ormai prossimo, a giocare un ruolo fondamentale è il Banking as a Service (BaaS), ovvero la fornitura di un’offerta bancaria completa (che includa prestiti, pagamenti, conti correnti e di deposito, servizi di tesoreria e conciliazione) a corredo e completamento del core business di qualsiasi impresa. Grazie alle piattaforme tecnologiche basate su API, lo standard di apertura dei dati introdotto dalla PSD2, si sta realizzando quello che Kpmg aveva definito “invisible banking”.

Il banking as a service apre di fatto la strada alla embedded finance perché consente a qualsiasi azienda, banche, big tech, retailer, industrie B2B, di incorporare servizi finanziari nella customer experience dei propri clienti. E di fatto di ampliare la propria gamma di offerta, aggiungendo voci di ricavo e guadagno. I servizi finanziari embedded sono il campo di azione delle fintech. È un settore appena nato ma che si stima abbia un valore potenziale di 7 miliardi di dollari.

Il BaaS ha tre caratteristiche. Innanzitutto, non esiste senza collaborazione. In secondo luogo, abilita un sistema agile: ovvero consente alle aziende di progettare e costruire nuove proposte molto più rapidamente di quanto potrebbero fare da sole e di offrire ai clienti servizi finanziari come esperienza senza soluzione di continuità. Infine, richiede specializzazione: funziona meglio se alla base c’è un ecosistema di fornitori specializzati piuttosto che un’unica entità integrata.

Collaborazione triangolare tra fintech, banche e industria
La specializzazione è fornita dalle società fintech, che sono anche titolari dello sviluppo di piattaforme basate su API. Le fintech sono dunque il primo vertice del triangolo collaborativo della marketplace economy necessario per abilitare l’embedded finance. Le banche sono un collettore di dati e clienti e, in quanto detentori delle licenze che possono concedere alle corporate, rappresentano il secondo vertice della relazione. Infine, il terzo vertice è costituito dalle corporate che possono scegliere più fornitori, modulando le offerte, per offrire funzionalità su misura e via via più complesse al cliente finale.

Le società fintech gestiscono tutti gli aspetti dei flussi di lavoro della corporate, dall’onboarding di nuovi clienti, all’apertura di conti correnti, fino alla gestione della compliance normativa e all’aggregazione dei pagamenti. Il format in cui si concretizza la relazione è un’unica piattaforma digitale, organizzata come un marketplace, che collega i dipendenti front, middle e back-office e terze parti attraverso le diverse linee di business.

La marketplace economy
Il marketplace è la chiave di volta di quanto fin qui descritto ed è la prossima frontiera della collaborazione. Se le società di lending e di invoice trading nascono esse stesse come marketplace, ovvero mercati dove vengono scambiati crediti finanziari e commerciali tra imprese e investitori, in un futuro che è praticamente già qui, sul mercato sarà possibile scambiare qualsiasi servizio.

Un esempio emblematico di marketplace integrato che diventa strumento di accesso per le pmi italiane, è quello creato a ottobre da Azimut, uno dei principali operatori indipendenti nel risparmio gestito in Europa, e Step, operatore internazionale focalizzato sui servizi digitali alle imprese. Azimut Marketplace è un canale di accesso per le piccole e medie imprese a una serie di servizi finanziari delle migliori società di tecnologia finanziaria attraverso una piattaforma digitale, semplice e sicura, che sfrutta appieno le potenzialità della direttiva PSD2 e dell’open banking. Nella relazione tripartita Azimut è dunque la “banca”, le pmi il fronte delle imprese fruitrici che in questo modo possono fornire BaaS invisibile ai clienti. E infine i servizi sono quelli di società terze fintech, con specializzazione verticale, tra cui figura Workinvoice che fornisce il servizio di invoice trading.

La piattaforma, già attiva e testata con oltre duecento aziende registrate, costituisce un pioneristico ecosistema fintech completo e aperto a tutte le imprese. La registrazione è gratuita, immediata e avviene tramite selfie e scannerizzazione automatica dei documenti in soli 5 minuti. Il futuro è già qui.

di Matteo Tarroni, Co-Founder e CEO di Workinvoice