I vecchi piani, rispolverati per fa fronte alle interruzioni nelle catene di approvvigionamento, non sono aggiornati

Business continuity grazie al workflow digitale

La rapida diffusione del Covid-19 ha profondamente cambiato la nostra vita quotidiana. In poche settimane ha portato tutti a dover prendere nuove precauzioni, ha causato restrizioni, divieti di spostamento, cancellazione di viaggi ed eventi in tutto il mondo. Ha comportato la chiusura delle scuole in oltre 105 Paesi, lasciando a casa, secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, 959.229.657 scolari e universitari, e ha avuto un impatto enorme sulla vita dei genitori, che devono prendersi cura dei bambini che dovrebbero essere a scuola, e intanto lavorare da casa. Per le aziende, l’emergenza ha significato adattarsi nel modo più rapido possibile alla nuova situazione per consentire ai propri dipendenti di lavorare da remoto, nel tentativo di fermare la diffusione del virus e garantire la salute e il benessere di tutti. Tutto questo ha comportato per alcune gravi interruzioni nella produzione e nelle catene di approvvigionamento. Molte organizzazioni hanno rispolverato i vecchi piani di Business Continuity (BCP), per scoprire però rapidamente che non erano stati aggiornati nel tempo e non tenevano conto delle tecnologie oggi disponibili.

Ed è anche e in gran parte sul piano della tecnologia che oggi si gioca questa sfida; quella tecnologia che nelle mani dei medici e dei ricercatori ci permetterà di trovare una cura e che, nel frattempo, aiuterà molte delle nostre aziende a poter proseguire nel proprio business.

Una trasformazione accelerata

La situazione imprevista che stiamo affrontando ci ha portato a dover forzare il processo di trasformazione digitale in atto, a saltare qualche tappa, per far sì che la maggior parte dei dipendenti potesse lavorare da remoto e garantire la produttività.

Dall’ultima edizione del nostro report State of Service Application (SOSA) risulta evidente come nel corso dell’ultimo anno la trasformazione digitale avesse già modellato un processo decisionale sempre più basato sulle applicazioni. Il 66% delle organizzazioni dell’area EMEA ha, infatti, dichiarato di dipendere dalle applicazioni per la gestione della propria attività.

Le organizzazioni di medie dimensioni, in genere, hanno diverse centinaia di applicazioni nel loro portfolio; alcuni grandi clienti bancari ne contano oltre 10.000.

Questo crescente universo applicativo fa sì che oggi una delle principali preoccupazioni delle aziende che vogliono garantire che i propri dipendenti da remoto siano produttivi sia proprio dar loro al possibilità di accedere a queste applicazioni, che oggi si trovano ovunque e su dispositivi diversi, mantenendo al contempo sicure tutte le informazioni aziendali.

Conoscere le proprie reti e le proprie applicazioni

Un punto di partenza importante per avviare una strategia che supporti le nuove modalità di lavoro oggi richieste è sicuramente avere visibilità sulle proprie persone e sulle proprie applicazioni.

Molte organizzazioni, che fino ad oggi avevano solo un’idea approssimativa del numero di applicazioni esistenti nel proprio portafoglio, dovranno riuscire ad avviare rapidamente un inventario accurato e tempestivo. Tale visibilità dovrebbe includere tutte le applicazioni critiche, in particolare con un occhio di riguardo vero gli ambienti in cui vengono eseguite (per garantire i tempi di attività), a chi vi accede (per misurare la capacità) e al modo in cui sono accessibili (per misurare le risorse di accesso da remoto). Se molte delle applicazioni non sono accessibili in remoto o richiedono che il personale chiave sia sempre operativo, è possibile che vi sia un problema.

Molte organizzazioni per il lavoro da remoto utilizzano reti private virtuali (VPN) con l’obiettivo di garantire una connessione sicura e protetta alla rete aziendale e alle proprie applicazioni. Altre scelgono di utilizzare applicazioni aziendali distribuite su cloud pubblici o basate su SaaS.

In questo contesto, vi sono altre domande che è fondamentale porsi per affrontare la situazione e adottare una strategia adeguata. Ad esempio, sarà necessario capire quale lavoro non può essere svolto in remoto e chi lo farà, se si ha abbastanza larghezza di banda di rete, capacità VPN, laptop e indirizzi IP per fornire l’accesso da remoto a tutti e contemporaneamente.

A volte succede, ad esempio, che si dispone della licenza per il 25% della capacità utente in caso di accesso da remoto simultaneo mentre ora è il maggior numero dei dipendenti che dovrebbe lavorare da casa. Se il sistema IT non è in grado di supportare la piena capacità da remoto, sarà fondamentale capire se esiste un sistema prioritario per determinare chi è autorizzato a entrare e quando e se tutti i servizi remoti completi non sono disponibili, determinare se lo possono essere dei servizi parziali, come la posta elettronica.

Un ulteriore aspetto da verificare è comprendere se si dispone di soluzioni di autenticazione sufficienti per far sì che i lavoratori da remoto possano accedere ad applicazioni e dati critici, quali risorse di supporto sono disponibili quando i lavoratori da remoto hanno problemi tecnici e se vi sono meccanismi predisposti per consentire ai dipendenti di configurare le proprie connessioni di accesso remoto se non le hanno già configurate.

La sicurezza

Un ultimo aspetto sicuramente da non trascurare resta la sicurezza. Sfortunatamente, gli hacker stanno sfruttando abbondantemente la paura e l’incertezza causate dalla diffusione del Coronavirus per cercare di sottrarre denaro o informazioni preziose a organizzazioni e individui. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha messo in guardia contro i malintenzionati che si fingono loro rappresentanti e con il phishing promuovono false donazioni o richiedono informazioni aziendali e credenziali dell’utente, oppure inviano allegati e link pieni di malware chiedendo urgentemente l’utente di aprire il file o fare clic sul collegamento.

Inoltre, i criminali informatici sanno che le VPN sono molto utilizzate: nella settimana tra il 9 e il 15 marzo, l’utilizzo di VPN (reti virtuali private) in Italia è più che raddoppiata (+112%)e sarà quindi molto importante assicurarsi che queste reti siano protette e tenute sotto controllo.

Proprio per questi motivi, in questi giorni, le aziende stanno lavorando alacremente per potenziale l’infrastruttura e la sicurezza relativo agli accessi agli applicativi e alla rete.

Che cosa ci aspetta

Nessuno oggi è in grado di dirlo. Certo è che saper cogliere le opportunità del mondo digitale e trarre il massimo dalle tecnologie disponibili è adesso per le imprese più fondamentale che mai. Come F5, vogliamo avere un ruolo attivo al loro fianco per aiutarle ad affrontare l’emergenza, preservando il proprio capitale applicativo e salvaguardando la produttività. La crisi ha premuto al massimo l’acceleratore nel viaggio di trasformazione, ora sta a noi riuscire a guidare nella giusta direzione.

A cura di Maurizio Desiderio, Country Manager Italia di F5 Networks