Secondo OCSE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, circa il 70% dell’attuale commercio internazionale si basa su catene del valore globali (GVC), ovvero flussi di servizi, materie prime e pezzi di ricambio che attraversano i confini, spesso molte volte, prima che un prodotto finale venga spedito alla fine della catena.
Due anni fa, quando la Cina ha interrotto bruscamente i suoi commerci a causa del lockdown, molti sono rimasti sorpresi nel vedere quanto forte sia la nostra dipendenza dalle materie prime e dai prodotti manifatturieri. Successivamente, è stata la ripresa economica a mettere sotto pressione le filiere, per poi arrivare oggi a confrontarci con lo scenario di guerra e una carenza di materie prime e componenti elettronici che ancora una volta rallenta le linee di produzione.
Crisi politiche, conflitti internazionali, disastri climatici, restrizioni, è ormai evidente a tutti come gli eventi imprevisti degli ultimi anni abbiano ribaltato la supply chain e le logiche di pianificazione per le aziende, che oggi devono avvalersi di nuove capacità di analisi e confrontarsi con dimensioni molto più ampie, facendo i conti con un’amara realtà: i dati che avevano a disposizione per pianificare la loro supply chain in passato non sono più sufficienti.
Oltre a ripercuotersi sulle capacità previsionali, i cambiamenti degli ultimi anni hanno reso altrettanto evidente come l’attività di filiera debba assolutamente acquisire agilità per essere efficace in tempi di crisi e come solo lo sviluppo dell’economia digitale, ormai trasversale a tutti i settori di business, possa rappresentare la risposta.
L’evoluzione della supply chain durante e dopo la Pandemia
Durante la prima fase emergenziale del 2020, abbiamo assistito a un vero boom della economia digitale. Chi non aveva ancora a disposizione un negozio virtuale si è velocemente adoperato per realizzarlo, creando siti, vetrine e abilitando sistemi di pagamento online e aprendo la strada al sempre maggiore sviluppo della “omnicanalità”, tema oggi portante nel mondo del Retail.
Dall’esperienza con i clienti del settore abbiamo però identificato e fronteggiato una seconda fase post-pandemica altrettanto cruciale per le aziende. A partire da settembre 2020, le organizzazioni hanno dovuto affrontare una revisione profonda di tutto quello che si celava dietro i propri siti di eCommerce e Marketplace, ovvero i sistemi, i processi e i dati e la loro integrazione, affrontando così un processo di modernizzazione e revisione della supply chain ancora più complesso, a monte di tutto il processo di transazioni on-line.
In questo contesto, ad esempio, un tema che fino a pochi anni fa sembrava di natura più leggera e specialista come l’order management è divenuto cruciale per le aziende che oggi si trovano davanti alla necessità di trattare gli ordini di e-commerce in modo da renderli fruibili tra diversi sistemi e, in particolare, dai sistemi ERP.
La supply chain oggi comprende, infatti, un numero sempre maggiore di soluzioni e sistemi diversi. Anche se esistono prodotti di mercato omnicomprensivi, anche in questo settore si sta affermando la tendenza delle aziende ad affidarsi sempre di più a tecnologie ‘best of breed’ per esigenze specifiche come, ad esempio, la pianificazione dell’inventario o l’ottimizzazione della domanda. Molti di questi sistemi però, ancora oggi non sono integrati, o lo sono solo parzialmente grazie al lavoro manuale.
Inoltre, il contesto globale vede la supply chain trasformarsi in un ecosistema sempre più complesso, dove la collaborazione tra i diversi partner del network e la disponibilità delle informazioni svolgono un ruolo chiave per avere successo.
È proprio in questi due ambiti che l’integrazione svolge un compito fondamentale e una piattaforma cloud-native e low-code può fare la vera differenza, grazie alla sua capacità di abilitare e fare dialogare sistemi e persone, per ottenere dati connessi in tempo reale e garantire alle aziende un time to market più rapido.
Perché una supply chain data driven?
Se la necessità è quella di sostenere una supply chain indipendente e in grado di reagire velocemente agli eventi, la risposta quindi potrà essere trovata solo nello sfruttare il potenziale enorme dei dati, renderli uniformi e normalizzarli perché possano essere comunicabili.
La capacità di analizzare e interpretare i dati dei processi operativi di approvvigionamento, infatti, è fondamentale per poter governare la filiera nell’attuale contesto globale, frammentato e con un’elevata incertezza della domanda.
Una supply chain data-driven abilita la creazione di un ecosistema collaborativo e completamente integrato dove tutti gli attori coinvolti, dai fornitori di materie prime, componenti e parti, ai trasportatori di tali forniture e prodotti finiti, ricevono adeguate informazioni in termini di rilevanza e tempestività. L’ecosistema collaborativo digitale consentirà così alle aziende gradi più elevati di elasticità e di reattività a fronte di eventi imprevisti, in modo da fornire un servizio più efficiente e allineato anche alle reali richieste dei clienti finali.
Il potenziale inesplorato e la via per affrontare l’incertezza
Purtroppo, i dati a disposizione delle aziende rappresentano oggi un potenziale inespresso enorme: circa la metà delle aziende non conosce quelli in possesso della propria organizzazione.
In effetti, le aziende risultano spesso disconnesse da dati che possono permettere loro di capire cosa sta succedendo all’interno della supply chain con i clienti, i partner e i dipendenti. La conseguenza, anche in questo caso è che i progetti vengano rallentati o fatti deragliare da sfide di integrazione.
Per stare al passo con le richieste e le pressioni di una catena di approvvigionamento globale, è necessario ottimizzare continuamente gli aspetti fondamentali delle operazioni e i dati rappresentano il denominatore comune, ma sono utili solo se organizzati, accessibili e facili da condividere.
In sintesi, quello che oggi serve alla supply chain è un approccio olistico e data-driven, che veda nella capacità di risolvere tutte le sfide dell’integrazione la sua base, unendo le discipline separate di integrazione dei dati e delle applicazioni in un unico modello di governance. Per fare tutto questo sarà necessario farsi guidare da dati di qualità, perché in un mondo in cui le aspettative sono elevate e le circostanze fluttuanti, dare priorità all’efficienza e migliorare la qualità delle informazioni che fluiscono in entrata e in uscita da tutti i sistemi rappresenterà sempre più un imperativo strategico.
di Fabio Invernizzi, Sales Director, EMEA South di Boomi e Marco Novati, Head of Cloud & Integration di Syscons