L’ultima indagine di Barracuda mette in luce le tattiche dei truffatori online per restare nell’ombra e non allertare le potenziali vittime.

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Il mondo cyber è pieno di insidie e, ultimamente, le truffe a scopo di estorsione hanno molto successo. Questo perché i truffatori online lavorano per eludere qualsiasi alert.
Una nuova indagine di Barracuda Networks ha dimostrato che le truffe via e-mail a scopo di estorsione, in cui le vittime vengono minacciate di divulgare materiale imbarazzante o illecito sul loro conto, colpiscono non più di dieci account di posta elettronica aziendale alla volta e avanzano richieste di denaro contenute, pari a circa 1.000 dollari in bitcoin. Queste tattiche servono a non allertare potenziali vittime, team di sicurezza e sistemi di pagamento.

Un gruppo di ricercatori della Columbia University ha analizzato oltre 300.000 e-mail identificate come truffe ricattatorie dai sistemi di rilevamento basati su AI di Barracuda in un periodo di 12 mesi. L’obiettivo generale era comprendere l’infrastruttura finanziaria utilizzata dai truffatori online per le e-mail estorsive. Gli attacchi a scopo di estorsione minacciano di diffondere contenuti compromettenti, come foto, video o dettagli di un’attività online illecita, a meno che la vittima paghi i criminali, di solito in criptovalute come i bitcoin.

Comprendere lo schema d’attacco dei truffatori online

Il team della Columbia University ha raggruppato le e-mail con ricatto in base agli indirizzi dei wallet per bitcoin in esse contenuti. Ha ipotizzato che un truffatore utilizzasse lo stesso portafoglio digitale per diverse operazioni e, dunque, che a un singolo wallet corrispondesse un singolo aggressore. I ricercatori hanno individuato 3.000 indirizzi di wallet per bitcoin unici, 100 dei quali apparivano nell’80% delle e-mail. Questo suggerisce che un numero relativamente limitato di truffatori online sia responsabile della maggior parte delle e-mail di estorsione.

Il team ha anche analizzato il campo “mittente” per ciascuna e-mail estorsiva. Ha ipotizzato che un autore utilizzasse lo stesso account per i messaggi di posta inviati in un singolo attacco, ma che potesse servirsi di diversi account per altri attacchi. I ricercatori hanno scoperto che il 97% degli account mittenti ha inviato meno di dieci e-mail malevole ciascuno e che il 90% degli attacchi ha richiesto pagamenti di cifre inferiori a 2.000 dollari in bitcoin.

Proteggere i dipendenti e le aziende

I team di sicurezza possono adottare alcune misure essenziali per proteggere i dipendenti e l’intera azienda dalle truffe a scopo di estorsione. Tra queste, l’investimento in soluzioni di sicurezza dell’e-mail basate su AI, che sono in grado di rilevare e bloccare tali messaggi prima che raggiungano il destinatario, nonché di impedire agli aggressori di prendere il controllo degli account e di utilizzare l’azienda come punto di partenza per altri attacchi. A tutto ciò è auspicabile abbinare un’attività di formazione dei dipendenti e policy che scoraggino l’uso dell’e-mail aziendale per accedere a siti di terze parti o archiviare contenuti personali e sensibili sui dispositivi di lavoro, ma che offrano anche un luogo sicuro e riservato per segnalare un incidente.

Gli attacchi a scopo di estorsione devono essere presi sul serio dai team di sicurezza, specie quando colpiscono le persone attraverso i loro indirizzi e-mail di lavoro”, afferma Nishant Taneja, Senior Director, Product Marketing, Email Protection di Barracuda. “Come sono riusciti i truffatori online a impossessarsi dei dettagli dell’account? Sono rimasti esposti o sono stati rubati in un dato momento? Oppure il destinatario ha utilizzato il proprio account e il dispositivo di lavoro per attività inappropriate, come visitare siti web discutibili? Entrambi gli scenari hanno delle implicazioni di sicurezza sia per le aziende sia per le vittime. Tali circostanze possono essere imbarazzanti e stressanti, e potenzialmente aumentano la probabilità che una vittima decida di pagare”.