La ricerca “Consumer Perceptions of AI”, condotta dall’azienda di predictive marketing Rocket Fuel, ha svelato che più di due Millennial su tre comprendono i benefici dell’applicazione dell’intelligenza artificiale da parte delle aziende per informare e orientare le decisioni d’acquisto degli utenti.
Con il continuo aumento del numero di prodotti e servizi disponibili online, i clienti sono sempre più alla ricerca di brand che offrano un’esperienza altamente personalizzata. L’80% degli intervistati tra i 25 e i 34 anni vede un valore aggiunto nella creazione da parte delle aziende di pubblicità e offerte personalizzate. Inoltre, il 62% degli utenti apprezza l’applicazione dell’intelligenza artificiale per dare suggerimenti di prodotti o servizi che potrebbero desiderare sulla base dei loro interessi.
“La nostra ricerca offre uno spaccato interessante del punto di vista degli utenti nei confronti dell’intelligenza artificiale e del panorama digitale in rapida evoluzione. Questo vale soprattutto per i Millennial, che sembrano comprendere lo scambio di valore in gioco: concedono alle aziende le proprie informazioni personali e si aspettano che vengano utilizzate in modo da offrir loro benefici tangibili. Essere in grado di comunicare con i Millennial in modo personalizzato è essenziale per le aziende che vogliono mantenere e migliorare la propria posizione nell’era digitale”, ha commentato Enrico Quaroni, Regional Director Southern Europe and MENA Region di Rocket Fuel.
Nel complesso, l’indagine di Rocket Fuel, che ha coinvolto 1.895 persone in otto Paesi (Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Italia, Svezia, Australia, Francia e Spagna), ha scoperto un atteggiamento positivo verso l’intelligenza artificiale. Quasi due intervistati su tre hanno affermato di considerarla uno sviluppo tecnologico emozionante, percentuale che sale all’81% relativamente agli uomini tra i 18 e i 34 anni, mentre il 69% è d’accordo sul fatto che stia entrando a far parte della vita quotidiana. In termini di applicazione, gli intervistati hanno affermato di essere a conoscenza dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel settore militare (64%), nella domotica (61%), nei media, nelle attività pubblicitarie e di marketing (61%). Tra coloro che sono consapevoli del suo utilizzo nella pubblicità, il 57% lo considera in modo positivo.
I dati italiani si sono attestati in linea con la media globale, dimostrando che i nostri connazionali accolgono favorevolmente l’applicazione dell’intelligenza artificiale: il 66% si dice, infatti, emozionato da questo sviluppo tecnologico e addirittura il 65% di coloro che sono consapevoli del suo utilizzo nel settore pubblicitario ne è soddisfatto. Anche nel nostro Paese, i giovani sono coloro che vedono più di buon occhio l’uso di questa tecnologia da parte delle aziende per realizzare pubblicità e offerte su misura (83% degli intervistati tra i 25 e i 34 anni).
La ricerca dimostra il ruolo che l’intelligenza artificiale può ricoprire nel rendere la pubblicità sempre più rilevante nelle decisioni di shopping online. La continua frammentazione dei media e delle audience, così come il rapido aumento del numero di dispositivi e piattaforme, rende il marketing sempre più complesso. Se le aziende vogliono comprendere i loro clienti e comunicare con loro nel momento migliore, devono adottare un approccio basato sull’intelligenza artificiale.
“L’intelligenza artificiale può aiutare i marketer a gestire l’elevata quantità di dati che le aziende si trovano oggi ad affrontare e a prevedere i momenti in cui è più probabile che un utente noti le pubblicità o si interessi al brand e ai suoi prodotti e servizi. In questo modo, è possibile targettizzare gli utenti in tempo reale e in modo contestuale, riconoscendo i potenziali clienti a cui presentare pubblicità desiderate e in linea con i loro interessi, piuttosto che irrilevanti. Siamo solo all’inizio di questo viaggio: con l’evoluzione della tecnologia, l’intelligenza artificiale sarà sempre più integrata nelle nostre vite”, ha concluso Quaroni.
Tuttavia, l’indagine ha inoltre svelato che sono ancora numerose le persone che non comprendono i vantaggi di questa tecnologia: un intervistato su cinque si dichiara, infatti, spaventato dall’intelligenza artificiale. Sorprende scoprire che i più giovani sono anche i più preoccupati dalle conseguenze che l’intelligenza artificiale può avere sul posto di lavoro: il 28% degli intervistati tra i 18 e i 24 anni ne è infatti spaventato, percentuale che scende al 19% tra le persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni, al 18% per gli under 55 e al 13% tra i rispondenti di età superiore. Oltre la metà degli intervistati più maturi (51% degli over 54) è, invece, scettica sulle conseguenze dell’intelligenza artificiale, dichiarando di credere che non avrà alcun impatto – né positivo né negativo – sul proprio lavoro.