Scriveva lo storico Johan Huizinga alla fine degli anni Trenta, “homo ludens”, ossia che l’uomo è fatto per giocare. In effetti il gioco ha sempre svolto una funzione importante se non fondamentale per plasmare le culture e le società del passato, fino ad arrivare ai giorni nostri. Non a caso quando osserviamo una ricostruzione storica, attraverso un’opera teatrale, un dipinto o un film in costume, vediamo come l’aspetto ludico sia centrale e non solo. La capacità dei giochi di oltrepassare confini e di superare barriere linguistiche e culturali è una cosa che tutti conoscono e che storici e studiosi hanno sempre evidenziato.
Non finisce però qui visto che i giochi, quelli di un certo tipo almeno, hanno accompagnato e in certi casi catalizzato, le innovazioni e le scoperte scientifiche, senza per forza arrivare ai giorni nostri e alla tecnologia informatica e digitale. Naturalmente con l’introduzione dei computer, parallelamente sono nati anche i primi videogames, che tutti noi oggi conosciamo, dato che in certi casi si tratta di prodotti che hanno assunto un’importanza fondamentale per il progresso tecnologico e lo studio del digitale. Pensiamo ad esempio a quello che è avvenuto in California attorno alla Silicon Valley. Tutti oggi conoscono bene la biografica di un personaggio di spicco come Steve Jobs e ai più informati non sarà sfuggito il legame primogenite tra la Atari e la Apple.
Atari, Konami, Namco e naturalmente anche Nintendo e Commodore sono i nomi di riferimento che ogni appassionato di videogiochi di categoria arcade dovrebbe conoscere più o meno a memoria. Senza dimenticare come oggi la cultura videoludica sia diventata molto più strutturata e complessa, tanto da abbracciare diversi correnti, stili e modi di intendere il videogioco. Un po’ come ad esempio tra gli anni Sessanta e i Settanta è avvenuto con il pop rock e con la musica anglo-americana, oggi i videogiochi sono per molti giovani un punto di riferimento e uno stile di vita. La tecnologia mobile e il digitale hanno favorito questo tipo di logica, ma alle spalle c’è stato un importante sforzo produttivo e industriale che ha caratterizzato il mondo dei videogiochi durante gli ultimi 20-25 anni.
Non a caso durante gli anni novanta l’industria videoludica dopo aver attraversato la sua prima crisi economica, è diventata molto più strutturata e organizzata, passando da un livello di creazione semi-artigianale, con informatici, grafici e autori che lavoravano in sinergia, ma a comparti stagni, fino a una nuova considerazione di come andava realizzato e soprattutto commercializzato un titolo di potenziale successo. Le cose sono cambiate e sono diventate molto più serie, tanto che oggi l’industria del gaming vale oltre 300 miliardi di dollari.
Non propriamente un gioco da ragazzi, anche se almeno nei suoi primi 10-15 anni a credere nelle potenzialità di questo campo furono proprio loro, i cosiddetti ragazzi del computer, che Hollywood seppe descrivere bene attraverso una lista di film che evidenziava il gap tra genitori e insegnanti o comunque il mondo degli adulti e quello dei giovani. Si pensi ad esempio alle commedie di John Hughes, dove il personal computer diventa onnipresente, oppure a opere di fantascienza come Wargames, ancora oggi considerati dei pilastri del cinema anni ottanta. Qualsiasi opera contenga dei riferimenti a quell’epoca, ci mostra la distanza tra gli adulti, ancora fermi alle loro scrivanie analogiche dove al limite capeggiava una macchina da scrivere e le stanze dei giovani teenagers dove invece erano presenti console, pc e altro materiale informatico.
Ancora una volta un film biografico sul giovane Steve Jobs, ci racconta in modo essenziale come veniva considerato un personal computer durante gli anni settanta. La scena in cui il rivenditore spiega che non tutti sono in grado di assemblarsi da soli un computer partendo dalla scheda madre del prototipo dell’Apple II è abbastanza emblematica. Quello fu il primo passo degli Stati Uniti d’America prima e del resto del mondo dopo, verso una lunga marcia che ha portato al nostro presente odierno. Oggi infatti il mondo della tecnologia e della videoludica corre attorno alle console di ultima generazione, ma soprattutto funziona con smartphone e tablet, molto utilizzati anche per accedere alle piattaforme di casinò online, con una storia davvero molto recente, partita da un’altra intuizione di casa Apple, quando si decise di creare un ibrido tascabile a metà tra un Blackberry e un iPod. Quello fu il primo passo verso lo stato attuale del gaming e di questa industria che vale 300 miliardi di dollari.