Tra il pre e il post pandemia crescono le denunce per reati informatici, come il furto di password e identità digitali. Il 19% dei cittadini italiani afferma di aver subito un furto di dati online.

Reati-informatici

Quello dei reati informatici è un tema sempre più scottante, soprattutto dallo scoppio della da pandemia, quando la forza lavoro si è spostata tra le mura domestiche. Ma cosa è cambiato tra il pre e post pandemia? La risposta a questo si trova nella 1° Edizione del Rapporto sulla Sicurezza della Casa Censis-Verisure (ottobre 2022).

Il Rapporto, infatti, documenta una preoccupante crescita del 37,6% di truffe e frodi informatiche – come il furto di password e identità digitali per introdursi nel conto bancario e la richiesta di denaro per false attività di beneficenza o di crowdfunding – e del 36,2% di delitti informatici ai danni di imprese o individui, nel 2021 rispetto al 2019, anno pre-pandemia. 313.829 è il totale di reati informatici denunciati nel 2021: +17,3% in 1 solo anno.

E i reati informatici del post-pandemia?

La fine dei lockdown non ha visto un’inversione di tendenza. I dati raccolti da Verisure a fine novembre 2022 – in collaborazione con l’Istituto Sondea – evidenziano una crescita annua continua di 2pp nella quota di persone che affermano di aver subito un furto di dati online accompagnata da una ben più repentina ascesa nella paura per le truffe informatiche: +7% annuo.

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Le preoccupazioni degli italiani

Il timore per la propria sicurezza online scala la classifica delle paure degli italiani in tempi record. Dalla 10° alla 7° alla 4° posizione in 2 anni. Resta preceduto dalla paura di subire un furto in casa, il timore di un’aggressione fisica per strada e la preoccupazione per un’emergenza medica. Borseggi, incendi, furto d’auto, violenze, furti nei negozi, rapine in banca completano la classifica.

A temere maggiormente per la sicurezza dei propri dati digitali a seguito di reati informatici sono gli uomini (32% vs 24% donne), genitori (30% vs 25% di non genitori), con un livello di studio alto (31% di laureati/con master vs 17% e 23% di persone con livello di studio primario e secondario) e reddito elevato (33% vs 26%).