Monica Vatteroni, CEO di EYE2DRIVE, illustra i dettagli di un progetto che raccoglie le nuove sfide dell’automotive

Monica Vatteroni, CEO di EYE2DRIVE
Monica Vatteroni, CEO di EYE2DRIVE

EYE2DRIVE è una startup che opera nel settore dei semiconduttori, i così detti chips elettronici, nata come spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che nasce con l’obiettivo di sviluppare sensori di visione basati su tecnologia proprietaria e ispirati all’occhio umano da impiegare nell’ambito della guida autonoma. Abbiamo intervistato Monica Vatteroni, CEO di EYE2DRIVE, che ci ha parlato di una storia tutta italiana di una ricercatrice che lavorando su un progetto in origine accademico è stata capace di farlo maturare e di farne una tecnologia avanzata per l’industria automobilistica mondiale realizzando l’idea di un sensore capace di competere con i migliori sensori già presenti sul mercato a livello mondiale. Una storia di eccellenza e determinazione che ha portato alla nascita di un primo prototipo e di un progetto dettagliato per una prima serie che verrà presto realizzata in un impianto di produzione italiano, ma anche un progetto che passa inevitabilmente dagli Stati Uniti dove è già presente, a differenza che nel nostro Paese, un ecosistema industriale e di investitori capace di sostenere un’idea ambiziosa come questa, dove anche la variabile tempo gioca un ruolo fondamentale.

Il sensore EYE2DRIVE, come accennato, si ispira all’occhio umano come modello per gestire le variazioni di luminosità improvvise e condizioni di illuminazione non ottimali, superando i limiti di tecnologie tradizionali come LIDAR e RADAR.

Parliamo di EYE2DRIVE: chi siete e di cosa vi occupate?

“EYE2DRIVE è una startup che opera nel settore dei semiconduttori, i cosiddetti chips elettronici. Siamo nati come spin-off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e abbiamo la nostra sede in Toscana. In particolare, sviluppiamo sensori di visione basati su tecnologia proprietaria e ispirati all’occhio umano. Abbiamo individuato il turbolento e vivacissimo settore delle auto a guida autonoma come quello che offre maggiori prospettive e potenzialità per il nostro sensore”.

Quali sono le applicazioni del vostro sensore per la visione? In particolare, perché è destinato a rivoluzionare le auto a guida autonoma?

“EYE2DRIVE propone una tecnologia trasversale, applicabile a settori industriali e applicazioni anche molto diverse. Il nostro sensore di visione si differenzia da prodotti simili presenti sul mercato perché direttamente ispirato dall’occhio umano. Abbiamo adottato l’occhio umano come riferimento perché è in grado di adattarsi dinamicamente e velocemente alle condizioni di illuminazione della scena. Se c’è poca luce, l’occhio è in grado di aumentare la sua sensitività e quindi la sua capacità di vedere al buio. Quando deve vedere contemporaneamente zone a bassa ed alta luminosità, l’occhio riesce ad estendere il range chiaroscuro che è in grado di percepire. Il tutto in modo flessibile e dinamico.

I sensori di EYE2DRIVE, abbinati ad algoritmi di intelligenza artificiale, sono in grado raggiungere lo stesso livello di adattabilità dell’occhio umano e di farlo in tempo reale

“Questa capacità li rende unici e adatti ad acquisire informazione anche in difficili condizioni con grossa variabilità di luce. Queste caratteristiche rendono i nostri sensori più sicuri ed affidabili rispetto alle soluzioni analoghe oggi disponibili sul mercato.

I veicoli a guida autonoma utilizzano sensori di visione che devono essere capaci di acquisire informazioni anche in condizione di luce molto variabile e mantenendo un livello di affidabilità e sicurezza elevatissimo. Dunque, è stato un passo naturale per noi associare le caratteristiche peculiari della nostra tecnologia ai requisiti sempre più stringenti di questo settore verticale del mondo automobilistico”.

La tecnologia EYE2DRIVE supera i limiti delle tecniche tradizionali come LIDAR e RADAR…

“La tecnologia di EYE2DRIVE risolve brillantemente numerosi problemi che affliggono le telecamere oggi usate nel mondo automotive. Le telecamere attuali possono facilmente essere accecate dalla troppa o poca luce e soffrono irrimediabilmente di effetti secondari come la presenza di artefatti nelle immagini dovuti a deformazioni o mancanza totale o parziale di informazione. Questi problemi mandano in crisi gli algoritmi che controllano la guida autonoma e che devono estrarre informazioni dalle immagini per prendere decisioni.

Le tecnologie RADAR e LIDAR sono oggi ampiamente utilizzate nei veicoli a guida autonoma. Non essendo oggi disponibile una tecnologia di imaging in grado di gestire tutte le condizioni di visibilità, i costruttori installano sulle auto sensori ridondanti ma basati su tecnologie di visione diverse. In condizioni difficili, se un sensore non è in grado di restituire informazione utili, il sistema di guida può attingere ai dati di un altro sensore che, essendo basato su una tecnologia differente, dovrebbe essere in grado eseguire con successo il compito assegnatogli.

Questa architettura non è senza problemi. Cosa accade, ad esempio, quando due tecnologie diverse danno risposte contrastanti? Chi ha ragione? A chi deve dare retta l’algoritmo? Questo è uno dei tanti problemi che stanno spingendo i costruttori verso una graduale semplificazione dei sistemi di visione.  

In questa evoluzione, le telecamere, anche per la loro capacità unica di catturare i colori, sono una delle tecnologie irrinunciabili. Osserviamo questo trend anche con Tesla. L’azienda di Elon Musk sta puntando tutto su questa semplificazione, e sta abilitando la guida autonoma basata esclusivamente su telecamere. Il tempo darà loro ragione? Le telecamere si dimostreranno sufficienti per una guida sicura? Noi crediamo di sì. Crediamo che questo possa essere un approccio vincente solo se si adottano telecamere basate sulle migliori tecnologie, come la tecnologia di EYE2DRIVE. Stiamo scommettendo proprio su questo!”

Quali sono gli altri punti di forza della proposta di EYE2DRIVE che la differenziano dalle tecnologie e dai sensori già oggi in uso?

“Abbiamo scelto di puntare sulla semplicità. In un mondo che sta inesorabilmente andando verso la complessità, noi puntiamo sul semplificare al massimo i sensori di visione e i processi che li controllano. Mentre i sistemi attuali devono elaborare una montagna di dati in uscita al sensore per ricostruire l’informazione, in un sistema basato sulla tecnologia EYE2DRIVE, il sistema di controllo si limiterà a comunicare al sensore cosa acquisire e come effettuare l’acquisizione. Il sensore, in modo nativo, fornirà la risposta corretta caratterizzata dalla qualità richiesta. Questa soluzione ottimale è possibile esclusivamente grazie alla nostra soluzione proprietaria che va al cuore della tecnologia, al vero e proprio meccanismo di acquisizione”.

Un tema oggi sulla bocca di tutti è quello dell’intelligenza artificiale. La soluzione di EYE2DRIVE non integra strumenti di AI ma è predisposta in modalità AI-Ready. Cosa significa e perché questa scelta? 

“Il nostro sensore, grazie alla sua versatilità, è particolarmente indicato per essere abbinato ad applicazioni di intelligenza artificiale che ne sfruttano al meglio le potenzialità. Abbiamo deliberatamente scelto di focalizzarci sulle componenti hardware e di lasciare agli esperti di intelligenza artificiale e machine learning il compito di sviluppare algoritmi ottimizzati e in grado di massimizzare le capacità del sensore.

 Come il cervello controlla i nostri occhi, così un sistema di intelligenza artificiale, sulla base delle condizioni di luce e di ciò che sta osservando, può specificare al nostro sensore come acquisire l’immagine. Grazie a questa ottimizzazione architetturale, il nostro sensore è in grado di generare dati ottimali di elevata qualità per gli algoritmi che operano a valle, mettendoli in grado di estrarre un’informazione completa e quindi prendere decisioni contestualizzate e corrette”.

Come è nato il progetto EYE2DRIVE?

“Il progetto EYE2DRIVE fonda le sue radici in anni di ricerca nel campo della sensoristica ottica da parte di un gruppo di ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Un gruppo spinto dalla voglia di risolvere i problemi evidenti che limitano l’utilizzo delle telecamere oggi disponibili sul mercato. La startup EYE2DRIVE è nata quando, in seguito alla prepotente affermazione dell’intelligenza artificiale, ci siamo resi conto della rilevanza e del potenziale della tecnologia che avevamo sviluppato. Un progetto di questo respiro e con queste ambizioni può essere solo il frutto dell’impegno di un gruppo di persone che ci dedicano tutto il loro tempo e sono spinti da un incredibile entusiasmo”.

Quali sono i risultati che EYE2DRIVE ha già ottenuto fino ad oggi?  

“Abbiamo realizzato un primo dispositivo funzionante che, benché sia ancora lontano dal prodotto finale, dimostra inequivocabilmente il valore e il potenziale della nostra tecnologia. Le soluzioni che proponiamo hanno attirato l’interesse di numerose aziende e operatori del settore automobilistico. Ogni volta che presentiamo il nostro progetto otteniamo riscontri estremamente positivi da parte dei professionisti del settore. Infatti, abbiamo ricevuto numerosi riconoscimenti e premi sia a livello nazionale che internazionale.

Da alcuni mesi siamo stati selezionati dal Motor Valley Accelerator, un acceleratore di startup innovative che si trova a Modena e che è parte del circuito di Plug And Play e acceleratore verticale per l’automotive di Cassa Depositi e Prestiti. Grazie a questa recente visibilità abbiamo dato avvio a numerose conversazioni con importanti aziende italiane e internazionali che porteranno presto a risultati concreti”.

Sulla base della sua esperienza, cosa cambierebbe dell’ecosistema italiano delle startup e degli investitori per rendere il sistema più efficace?  

“L’ecosistema italiano delle startup sta cambiando molto velocemente. Non si può negare che l’Italia sia rimasta molto indietro rispetto ad altri paesi anche europei ma, come in tutte le cose, impariamo velocemente e ci stiamo adeguando. Penso che questo stia succedendo anche nel mondo delle startup e ci sia molto più spazio oggi che anche solo 10 anni fa. Rimane purtroppo la paura di fallire che rende difficile non solo scalare una startup, ma anche chiudere quei progetti che non danno i risultati sperati. Il concetto di ‘fallire velocemente’ imparando dai propri fallimenti non è ancora nel DNA degli italiani e il nostro sistema amministrativo e burocratico in questo non ci aiuta. In genere, si preferisce dare poco a tanti pur di evitare di scegliere su che cavallo scommettere. D’altro lato, siamo tra i migliori inventori al mondo e siamo molto bravi a fare tanto con poche risorse.

Detto questo, la nostra è un’esperienza un po’ particolare. Siamo una società di semiconduttori, un ‘linguaggio’ che in Italia parlano in pochi. Ci sono diverse iniziative legislative e governative sia a livello nazionale che comunitario, legate al Chip Act, che fanno sperare che le cose cambino presto e in meglio. Purtroppo i lunghi tempi di queste iniziative non sono compatibili con le esigenze e la finestra temporale di opportunità del nostro progetto!

Cosa cambierei? Il problema è complesso e non saprei esattamente cosa suggerire. Gran parte degli ostacoli che incontro in questo ecosistema sono di natura culturale e quindi non facilmente superabili. Per cominciare, mi accontenterei di vedere le cose accadere un po’ più velocemente. In Italia ci vuole troppo a fare tutto! Siamo troppo burocratizzati ad ogni livello, e non solo nel settore amministrativo”.

Ad oggi il sensore di visione di EYE2DRIVE esiste solo nella forma di un primo prototipo e di un progetto dettagliato per una prima serie che verrà presto realizzata in un impianto di produzione italiano. Quali sono le prospettive future e perché passano necessariamente dagli USA?

“Lavorando a questo progetto abbiamo imparato che l’ecosistema italiano conosce ben poco il mondo dei semiconduttori e le sue dinamiche. Si tratta di un mondo che corre alla velocità della luce e in cui anche le idee migliori invecchiano velocemente. Per questo, sebbene a malincuore, ci siamo resi conto che i tempi dell’ammodernamento in corso in Italia non sono compatibili con i tempi che dobbiamo darci per essere e rimanere competitivi ed innovativi a livello internazionale, dove si giocano queste partite tecnologiche. Da qui la necessità di trovare alternative più veloci. Oggi sono gli USA il paese con l’ecosistema più recettivo per lo sviluppo delle nostre tecnologie e che offre le migliori opportunità per la nostra startup. Questo non preclude che continueremo ad essere presenti in Italia, continuando qui le nostre attività di sviluppo e perseguendo collaborazioni sia a livello italiano che europeo”.

Per finire, in termini concreti: che obiettivi si è data EYE2DRIVE nel breve e medio periodo?

“Come gran parte delle startup tecnologiche, dobbiamo scalare velocemente per poter essere competitivi. Questo comporta sia attività tecniche che di sviluppo business. Come prima cosa dobbiamo trovare i fondi necessari e individuare delle collaborazioni strategiche che ci aiutino ad arrivare velocemente sul mercato. Siamo assolutamente certi che la tecnologia che proponiamo abbia grandi potenzialità, ma siamo anche consci che la finestra delle opportunità che abbiamo davanti non è illimitata. Ci muoviamo in un settore industriale estremamente competitivo e in cui il progresso tecnologico e le innovazioni sono costanti. Il fattore tempo è l’aspetto più critico per il nostro successo”.