Il Gruppo di lavoro Appalti pubblici in ambito ICT (guidato da Diego Franzoni) del Comitato Italiano Ingegneria dell’informazione (C3i), braccio operativo del Consiglio Nazionale Ingegneri – CNI, ha redatto un prezzario di riferimento utile per PA, liberi professionisti e aziende che è stato approvato dal CNI ed inviato ad aprile a tutti gli Ordini degli ingegneri territoriali affinché fosse proposto alle Giunte Regionali ed inserito nei prezzari regionali delle opere pubbliche

Qual è il costo di un’opera ICT? Per la maggior parte dei lavori esistono dei prezzari noti e condivisi, ai quali anche la PA può fare riferimento quando deve definire la base d’asta di un appalto. Ma come comportarsi quando si opera nell’ambito dell’ICT? A chiederselo sono, soprattutto, i responsabili delle opere pubbliche, chiamati a dotare gli Enti locali e nazionali di infrastrutture adeguate alle moderne esigenze della digitalizzazione.

Una risposta significativa a questo dilemma è stata fornita dagli Ordini degli Ingegneri, che hanno redatto un accurato prezzario delle opere ICT. Ad introdurlo, nel corso di un recente webinar, è stato Roberto Orvieto, Consigliere del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, delegato per il settore ingegneria dell’informazione. “La creazione e la diffusione del prezzario delle Opere Pubbliche, con un capitolo specifico per la realizzazione delle opere nell’ambito delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, rappresenta un significativo aiuto a RUP e progettisti – spiega Orvieto – Per questa ragione il nostro gruppo di lavoro Appalti pubblici in ambito ICT, attraverso un costante monitoraggio bandi e concorsi, ha sviluppato un articolato documento che, in prima battuta, è stato accolto dalla Regione Marche. Ma adesso è necessario che tutte le regioni italiane inseriscano, nei propri prezzari, i capitoli ICT. Ovviamente non pretendiamo che il nostro documento venga inserito integralmente, poiché ogni regione ha le proprie peculiarità. Ma occorre prendere coscienza del fatto che i sistemi di tecnologia dell’informazione e le reti informatiche sono infrastrutture critiche. Per la tutela dei committenti è quindi necessario che il progetto e l’iter conseguente sancisce la garanzia di un’opera eseguita a regola d’arte, normativamente conforme, aggiornata con il progresso tecnologico, pensata in relazione al suo tempo di vita, manutenibile e sostenibile. È quindi interesse della collettività che ogni opera, soprattutto se appartenente al mondo ICT, sia progettata e curata da tecnici qualificati e abilitati”.

Obiettivi che possono essere raggiunti proprio partendo da un prezzario condiviso e accettato. Un riferimento destinato a prevenire il rischio che, in assenza di punti fermi, le amministrazioni pubbliche affidino i lavori in un contesto con poca certezza di ottenere ciò per la quale si è investito.

“ È il caso accaduto in Regione Marche – spiega Diego Franzoni, coordinatore del gruppo di lavoro Appalti pubblici in ambito ICT del C3i, che ha proposto il prezzario recepito dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri – che, a fronte della realizzazione di un Data Center del valore di oltre 150mila euro, ha dovuto obbligatoriamente chiedere la qualificazione SOA ai partecipanti alla gara di appalto ma non essendoci categorie SOA specifiche per l’ICT, ha potuto solamente fare riferimento alla categoria OG11 – impianti tecnologici”. Un problema che si ripete ormai quotidianamente in Italia e sul quale ci siamo confrontati proprio con Franzoni:

L’attestazione SOA in ambito Ict, però, non esiste…

Diego Franzoni – coordinatore e anima del Gruppo di Lavoro che ha sviluppato il nuovo prezzario ICT per la PA

Infatti non esiste un’attestazione SOA Data Center, sistemi informativi o reti informatiche. Quindi la stazione appaltante è costretta a riferirsi ad una categoria di opere generali (es. OG11), con il rischio di ammettere in gara aziende non specificamente qualificate. Partendo da questa situazione, abbiamo sollecitato il Ministero di creare nuove categorie SOA, sulla base del Decreto Legge del 17 giugno 2016. Il tutto anche in considerazione del fatto che l’attuale Codice Appalti contiene una definizione dei “lavori pubblici” risalente ancora al 1992. E, di conseguenza, con riferimento solo ad opere edili ed impianti.

 

Oltre alla corretta definizione ed qualificazione di opere ed esecutori, però, avete lavorato soprattutto sulla redazione di un prezzario condiviso. Per quale ragione?

Perché non esiste un prezzario di riferimento per le opere ICT. Quindi qualunque ipotesi di prezzo è frutto dell’esperienza dei componenti del gruppo di lavoro, che hanno effettuato un’attenta analisi dei prezzi presenti sul mercato, metodologia normalmente impiegata per la composizione dei “nuovi prezzi”, operata negli appalti pubblici.

 

Come siete riusciti a redigere un prezzario di riferimento?

Abbiamo reperito tutta la documentazione disponibile sul territorio nazionale, per poi farne una sintesi anche sulla scorta dell’esperienza dei componenti del Gruppo di lavoro. Siamo così riusciti a redigere un documento che, in prima battuta, abbiamo presentato con successo alla Regione Marche, che lo ha accolto. Successivamente lo stesso documento è stato fatto proprio dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, che lo ha trasmesso agli Ordini territoriali, in modo che possa essere proposto alle singole Regioni. Ovviamente è importante che questo documento sia periodicamente analizzato, per implementarlo, migliorarlo ed adattarlo alla rapida trasformazione in atto.

 

Ma sinora, in assenza di riferimenti condivisi, come hanno operato le singole amministrazioni pubbliche?

In effetti qualche riferimento esiste, ma spesso le voci specifiche sono disperse sotto altri capitoli, come impianti elettrici, sistemi antincendio, allarmi… In altri casi, invece, vengono adottati i listini prezzo di alcune aziende di settore. Ma questo va a discapito della qualità e della corretta valorizzazione di dotazioni sempre più fondamentali per qualsiasi amministrazione pubblica. Anche perché per la quantificazione del costo della manodopera si fa ancora riferimento al settore contrattuale metalmeccanico, poiché non esiste un ambito contrattuale specifico  legato alle tecnologie dell’informazione.

 

Ma come si arriva al prezzo di un’opera ICT?

Noi abbiamo definito tre step successivi. In primo luogo occorre applicare alle quantità di materiali, mano d’opera, noli e trasporti i rispettivi prezzi elementari dedotti dai listini ufficiali o dai listini delle locali camere di commercio. In assenza di questi, abbiamo fatto riferimento ai prezzi correnti di mercato. Successivamente occorre aggiungere una percentuale, variabile tra il tredici e il diciassette per cento, a seconda dell’importanza, della natura, della durata e di particolari esigenze dei singoli lavori, per spese generali. Si aggiungono poi i costi per la gestione degli aspetti ordinari della sicurezza ed infine, si aggiunge un ulteriore dieci per cento, che rappresenta l’utile d’impresa.

 

Dopo l’approvazione della Regione Marche e la presentazione pubblica del prezzario elaborato dal Gruppo di lavoro Appalti pubblici in ambito ICT, cosa accadrà?

I colleghi degli Ordini locali, delegati nelle rispettive commissioni regionali prezzari, stanno proponendo questo capitolo del prezzario alle singole Regioni che, come mi auguro, avanzeranno le proprie osservazioni e lo adotteranno in base alle specifiche esigenze. Ma è necessario che il Ministero approvi le nuove categorie SOA, che sono determinanti per il futuro e per valorizzare le imprese specializzate nel settore specifico. Solo in questo modo la PA potrà fare riferimento a fornitori in possesso di adeguate competenze in ambito i. Questo perché, è innegabile, si tratta di opere complesse, che non possono essere gestite come una comune fornitura.  Il vantaggio nell’adozione del nuovo capitolo ICT, da parte della Regione Marche, consiste inoltre nel fatto che i professionisti incaricati di elaborare un computo metrico estimativo, facenti parte anche di altre Regioni, potranno fare valido riferimento ai prezzi ivi contenuti, qualora il prezzario adottato nella loro Regione non li preveda, come consentito per Legge.

 

Ma all’interno della PA ci sono le competenze adeguate per affidare simili opere?

Le PA vantano, al proprio interno, delle autentiche eccellenze. Purtroppo, però, accade che la direzione dei sistemi informativi non venga affidata a figure in possesso di un’adeguata competenza specifica, sono pochissimi i dirigenti dei sistemi informativi di Pubbliche Amministrazione ad esempio con formazione ingegneristica. Imprese e PA devono capire che oggi i progetti ICT sono strategici e, che secondo il DPR 328 del 2001, la progettazione, la Direzione dei Lavori e la gestione sono attività di competenza degli ingegneri dell’informazione che possono poi essere affiancati da figure professionali esperte in ambito ICT con formazione diversa.

 

Gli atti del webinar di presentazione sono scaricabili liberamente a questo link

Il capitolo specifico ICT del prezzario delle opere pubbliche. delle Marche è disponibile sul sito web della regione Marche ed è il capitolo 29.