Unendo una sicurezza avanzata a soluzioni di automazione del cloud, le organizzazioni riusciranno a orchestrare l’utilizzo del cloud e gestire le operazioni in modo più efficace, per poter così prendere in mano le redini del futuro.

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Per le aziende, preservare la fiducia dei clienti in un’epoca in cui il panorama delle minacce è in continua evoluzione, significa necessariamente investire in sicurezza, controllando la complessità crescente dell’IT e proteggendo quella quantità enormi di dati che oggi è necessario gestire.

Anche dal punto di vista del consumo le esigenze sono enormi, sia per i consumatori che per le imprese. Basti guardare a Netflix, dove gli utenti nel 2017 hanno consumato oltre un miliardo di ore di contenuti video a settimana; o a YouTube, con quasi 5 miliardi di video guardati ogni giorno e una media di otto persone su dieci, tra i 18 e i 49 anni, che guardano i contenuti ospitati sulla piattaforma almeno una volta al mese.

Affrontare tutto questo senza sfruttare le potenzialità del multi-cloud è sempre più difficile; lo dimostra il nostro report Future of Multi-cloud (FOMC), realizzato con Foresight Factory, rivelando che oggi il paradigma del business sta subendo una ridefinizione radicale dovuta principalmente a tre fattori: la nascita di tecnologie dirompenti, l’emergere di nuovi imperativi strategici per le aziende e l’evoluzione delle pratiche di governance.

Quale multi-cloud? Il cambiamento sarà costante

Secondo David Linthicum, Chief Cloud Strategy Officer di Deloitte Consulting, uno degli esperti intervistati nel report FOMC, nei prossimi anni il cloud continuerà a svilupparsi “a un tasso costante di innovazione”.

Proprio questa rapida innovazione tecnologica, unita alla disponibilità finanziaria dei provider hyperscale potrebbe rendere il cambiamento l’unica costante applicabile al multi-cloud.

Un cambiamento che continuerà ad accelerare a un ritmo costante, sia in termini di software che di hardware, e che renderà indispensabile l’utilizzo di nuove tecnologie per indirizzarlo.

In questo ambito, il report State of the Cloud 2018 di RightScale ha identificato nel machine learning il servizio per il cloud pubblico che sarà più popolare in futuro: il 23% degli intervistati prevede di usarlo e un altro 23% sta già sperimentando questa tecnologia.

Anche le architetture serverless figurano tra le tecnologie emergenti che consentiranno alle aziende di ridurre sempre più il time-to-market e semplificare i processi. Aspetto che potrebbe anche favorire l’adozione delle soluzioni di più provider così da rendere ancora più facile beneficiare del multi-cloud.

Lo sviluppo di nuove funzionalità software e hardware porterà a una richiesta senza precedenti di strumenti innovativi nel cloud. “Amazon aggiunge dieci server nel cloud praticamente ogni settimana, e continuerà presumibilmente con questo ritmo per i prossimi cinque-dieci anni. Lo stesso vale per Azure”, afferma David Linthicum.

La necessità che l’hardware tenga il passo con le esigenze dei consumatori e delle imprese è evidente, in particolare in ambiti come l’Internet of Things (IoT) e l’Edge Computing. Entro il 2019, IDC prevede che il 45% dei dati creati dall’IoT saranno archiviati, elaborati, analizzati e gestiti vicino o all’edge della rete.

Se i principali cloud provider tendono ancora a dominare la discussione sull’innovazione, il fermento si sta ora diffondendo e coinvolgerà sempre più anche attori più piccoli.

Crescerà la diffusione di cloud regionali forniti, ad esempio, da società di telecomunicazioni, che garantiscono servizi specializzati in aree specifiche. Questo perché scegliere un cloud locale a volte è più importante che averne uno generico”, commenta Roy Illsley, Principal Consultant di Ovum, intervistato nel FOMC.

Secondo il report Cloudify/IOD State of Enterprise Multi-Cloud 2017, il Software Defined Networking e la Network Function Virtualisation (SDN/NFV) rappresentano oggile tecnologie emergenti più critiche in settori come le telecomunicazioni, la difesa e l’aerospaziale, mentre i container sono più rilevanti per le industrie del software, della rete e dei servizi IT. In questo contesto, saranno i cloud service provider (CSP) in grado di integrare nuove tecnologie per specifici settori verticali ad essere sempre più richiesti.

Le aziende dovrebbero servirsi di almeno due provider hyperscale e un fornitore specializzato”, consiglia Eric Marks, esperto FOMC e VP of Cloud Consulting di CloudSpectator. “In questo modo potranno combinare la concorrenza a livello hyperscale con i servizi specializzati del fornitore più piccolo, rendendo i prezzi ancora più competitivi.”

Affidarsi a più cloud service provider permette alle aziende di migrare rapidamente i carichi di lavoro in base alle proprie esigenze in qualsiasi momento, migliorando la flessibilità ed evitando di fare affidamento su un unico fornitore; questo perché, come hanno indicato il 47% degli influencer del settore intervistati da Logic Monitor, il lock-in del fornitore oggi può rappresentare una delle maggiori sfide per le organizzazioni che si occupano di cloud pubblico.

Cosa dobbiamo aspettarci?

Inevitabilmente, in futuro i carichi di lavoro cambieranno, influenzati da fattori quali la necessità di elaborare i dati generati dall’IoT e dalle altre tecnologie emergenti. La loro gestione e l’adattamento costante a nuovi servizi, tuttavia, si ripercuoteranno sulla flessibilità e sui costi.

Se la flessibilità è sempre stata un’esigenza per l’azienda moderna, è anche vero che sarà sempre più difficile mantenerla, soprattutto oggi dal momento che ancora si fatica a identificare gli strumenti giusti per gestire i diversi servizi cloud e i la tecnologia container.

Agli strumenti indispensabili per i professionisti IT, nei prossimi anni si aggiungeranno necessariamente le dashboard per monitorare simultaneamente più servizi cloud, in grado di offrire informazioni dettagliate su di essi. Alcune semplici dashboard di gestione sono già disponibili, ma in futuro saranno sempre più integrate con nuove tecnologie perché, in prospettiva, lo standard diverrà un’astrazione capace di estendersi all’intero stack, integrando servizi cloud, container e funzioni serverless.

In conclusione, se storicamente i costi rappresentavano il principale elemento di differenziazione nella scelta di un fornitore cloud, in futuro ci focalizzeremo sempre più su ciò che il cloud realmente può abilitare.

Dai nostri dati appare evidente come nessuna opzione cloud singola potrà soddisfare al meglio tutte le esigenze di un’infrastruttura e che il futuro sarà un mondo multi-cloud in grado di abilitare una gamma ancora più ampia di opportunità, in termini di agilità, scalabilità, costi operativi e crescita dell’azienda.

Unendo una sicurezza avanzata a soluzioni di automazione del cloud, le organizzazioni riusciranno a orchestrare l’utilizzo del cloud e gestire le operazioni in modo più efficace, per poter così prendere in mano le redini del futuro.

 

A cura di David Warburton, Senior Threat Research Evangelist EMEA di F5 Networks