In un’organizzazione moderna, la data democratization è un percorso il cui obiettivo finale è permettere a chiunque di accedere al patrimonio informativo aziendale.

Data democratization

La data democratization promette di avvicinare le persone ai dati, nella vita privata come nel lavoro. Si tratta quindi di un processo che punta a dare la possibilità a tutte le figure di una certa organizzazione, anche quelle meno tecniche, di poter recuperare e analizzare i dati aziendali senza la necessità di dover dipendere dal reparto IT. Ciò significa fare in modo che non esistano barriere, siano esse tecnologiche o di conoscenza, che possano impedire ai diversi livelli/aree aziendali, di beneficiare del proprio patrimonio informativo. Questo approccio è fondamentale per promuovere la cultura del dato in tutta l’azienda.

Il tema è chiaramente connesso con il percorso di trasformazione in data-driven company, il modello di azienda i cui processi, strategie e decisioni sono guidate dai dati. “Data democratization”, infatti, significa uscire dalle logiche tradizionali che hanno sempre previsto il coinvolgimento dell’IT nei processi di analisi e che, per questo motivo, avevano tempi del tutto incompatibili con le dinamiche e le esigenze attuali. Accedere in modalità self al patrimonio informativo aziendale permette alle Line-of-Business (LOB) di identificare rapidamente nuove opportunità, valorizzare i segnali deboli nascosti nei dati, costruire nuovi indicatori e, più in generale, prendere decisioni rapide e informate.

Data democratization: a che punto siamo

Nell’epoca dei Big Data, collaboriamo quotidianamente con i nostri clienti nella definizione di strategie data-driven, affinché riescano ad essere sempre più competitivi nei propri mercati. Le ultime analisi emerse dalla Strategia europea per i dati mostrano un incremento sostanziale della data economy nell’UE, che potrebbe aumentare dai circa 301 miliardi di euro del 2018, a 829 miliardi di euro nel 2025.

I dati rappresentano certamente un aspetto fondamentale e al contempo sempre più critico, in quanto le architetture tecnologiche che devono contenerne e amministrarne un’ingente quantità non sono sempre gestite con il giusto livello di democratizzazione ed efficienza. Nonostante le teorie emergenti definiscano best practice per l’evoluzione digitale in tal senso, sono ancora tante le organizzazioni che rimangono ancorate ai vecchi standard architetturali e di modalità operative, e le data platform tradizionali – introdotte al fine di risolvere le problematiche emerse – stanno diventando sempre più obsolete.

La formazione all’uso dei dati, in particolare, è la sfida più critica per ottenere pieni vantaggi dalla data democratization, rendendo gli utenti autonomi nella scelta delle fonti, nell’analisi dei dati ma soprattutto capaci di usare l’informazione per creare vantaggio competitivo all’impresa. Per questo operano realtà specializzate nei processi di adozione della cultura dei dati in azienda in grado di costruire iniziative ad hoc sulla base degli obiettivi. Iniziative che dalla formazione di base sull’uso degli strumenti si estendono all’organizzazione di workshop per aree di business, studio di casi applicativi, creazione di community aziendali fino a percorsi di gamification per coinvolgere le persone.

La data democratization è dunque un tema di attualità. Sul mercato si rileva una forte tendenza al rinnovamento abilitata dal cloud. Ogni azienda ha intrapreso questo percorso, ma per motivi diversi: alcune per ottimizzare i costi, altre proprio per realizzare percorsi complessi di data governance e data mesh. In quest’ultimo caso, l’obiettivo è proprio quello di fornire agli utenti l’accesso diretto a domini di dati affidabili e aggiornati, così da poter fare analisi avanzate e indirizzare i processi decisionali.

Tutte le imprese, anche quelle meno mature sotto il profilo del data management, hanno inoltre compreso di dover sistematizzare il processo, per evitare il principale ostacolo alla democratizzazione: la scarsa fiducia nel dato, che emerge quando i percorsi di valorizzazione non hanno una regia centralizzata ma sono portati avanti in modo indipendente dalle singole LOB.

Data analyst, per una nuova sinergia tra IT e-business

La tendenza verso la data democratization sta ponendo le basi per una nuova relazione, sempre più sinergica e complementare, tra l’IT e le funzioni di business (LOB). In questo rapporto sarà sempre più centrale la figura del data analyst.

Da sempre, l’analisi del dato è nel dominio del business, mentre l’IT ha l’onere di mettere i dati a disposizione garantendone la qualità, l’aggiornamento e una governance in linea con le policy aziendali. Ciò che in molti casi manca e può fare la differenza in termini di data democratization è l’inserimento di un data analyst all’interno delle singole funzioni di business.

Un analista con forti competenze di dominio permetterebbe infatti alle LOB di allontanarsi dalle modalità di analisi consolidate e di abbracciare nuove metodologie e indicatori, così da interpretare al meglio i fenomeni evidenziati dai dati e costruire soluzioni ad hoc. Grazie alla presenza di un data analyst vicino alle esigenze del business, l’IT potrebbe concentrarsi unicamente sulla disponibilità, la qualità e la frequenza del dato, demandando le analisi a dei competence center in grado di valorizzarli al massimo e di costruire su di essi un vantaggio competitivo tangibile.

Le sfide della data democratization, tra cultura e tecnologia

In un mondo contraddistinto da continue evoluzioni e che richiede alle imprese di intraprendere repentini cambiamenti, i dati sono considerati a tutti gli effetti un asset strategico. Il mercato degli Analytics e della Business Intelligence è in continua crescita, gli investimenti mondiali in tale ambito cresceranno con un CAGR medio dell’11% circa fino al 2025 (Gartner). Nel 2020, la pandemia di COVID-19 ha causato una leggera flessione del tasso di crescita della spesa al 9%, tuttavia è previsto che il mercato torni a sostenere tassi di crescita a doppia cifra. Quindi la domanda sorge spontanea: perché, sebbene le imprese stiano investendo tanto, non tutto il valore generato dai dati viene sfruttato? Uno dei principali ostacoli è rappresentato dalla mancanza di una cultura data-driven, dovuta a sua volta dalla mancanza di figure aziendali specializzate che sappiano usare in modo avanzato i diversi software aziendali, in particolare quelli di business intelligence.

Per molte aziende, la strada che conduce alla data democratization è in salita. Si tratta infatti di un percorso di cambiamento pervasivo, nel quale l’abilitazione tecnica non è che uno dei componenti. La trasformazione culturale è probabilmente l’aspetto più complesso, ma d’altronde la e cultura del dato è un prerequisito della democratizzazione. Le difficoltà sono molte: talvolta non è chiaro il vantaggio competitivo che una corretta valorizzazione del dato può creare; in altri casi, occorre costruire la fiducia nel dato, in altri ancora si rileva qualche resistenza legata al timore – da parte di alcune figure aziendali – di perdere centralità nei processi decisionali. Le sfide tecniche non sono da meno, ma il mercato offre tutti gli strumenti per indirizzarle in modo corretto. Per prima cosa, occorre facilitare l’accesso al dato superando una volta per tutte il modello a silos e approdare a un paradigma sistemico, che riguarda e coinvolge tutta l’organizzazione. La complessità è notevole, poiché oggi le sorgenti dati sono molteplici e distribuite in architetture complesse che dall’edge si estendono fino al multicloud. Altre sfide riguardano la governance del dato, poiché democratizzazione non significa assenza di controllo.

Gli aspetti tecnici sono fondamentali, perché per prendere delle decisioni usando i dati, questi devono essere completi, corretti e aggiornati secondo la velocità del business. Sono necessarie architetture e tool adeguati a tal fine, con l’aggiunta di sistemi dedicati alla valutazione e alla misurazione dei risultati. Questi, in particolare, sono fondamentali, perché l’azienda deve conoscere e monitorare l’impatto della trasformazione sul suo business. Si parla proprio di vantaggi economici: oltre ad aver sviluppato soluzioni che danno indicazioni prescrittive su strategie di produzione o di allocazione delle merci, siamo in grado di monitorare il loro reale impatto sul business aziendale. Perché i dati hanno certamente un valore, ma dobbiamo quantificarlo.

In tutto questo percorso è fondamentale affidarsi a una consulenza esperta, che sappia miscelare in modo trasversale competenze tecniche e di dominio con la capacità di accompagnare le imprese lungo tutto l’iter. In caso contrario, il rischio è che l’azienda si concentri solo sulla tecnologia, dimenticando quanto essa debba supportare un’evoluzione più ampia e profonda.

di Massimiliano Rosatelli, Executive Manager di SDG Group Italy