Il 39% ha avviato strategie avanzate. Non mancano però alcuni timori legati all’automazione

Lavoro, crollano le previsioni di assunzione in Italia

Il mondo del lavoro è in grande fermento come conseguenza dell’avvento delle tecnologie digitali. Non è certo una novità che l’innovazione porti ad una modifica nel modo di lavorare delle persone come infatti è sempre avvenuto sino ad oggi: basti soltanto pensare all’introduzione della macchina a vapore, fautrice della prima rivoluzione industriale . Ciò che però oggi sorprende è la velocità di questa trasformazione. In pochissimi anni tutto è cambiato o sta ancora cambiando: non esisteva lo smartworking così come gli smartphone e la realtà aumentata, solo per fare qualche esempio.

Come le imprese italiane stanno affrontando il fenomeno?

A rivelarlo è una recente ricerca IDC effettuata su 2000 aziende del nostro Paese: il 39% ha avviato strategie integrate per lo sviluppo del cosiddetto “Future of Work”, il 35% è in una fase iniziale, il 26% ha avviato invece singole iniziative, mentre il 4% ancora nulla.

Questi gli ambiti di investimento:

  • il 51% sta puntando sulla formazione e il re-skilling dei dipendenti
  • il 51% delle imprese ha rafforzato lo smart working e la re-definizione degli spazi
  • il 44 sta ripensando alla sicurezza e alle policy che devono ora cambiare
  • il 31% si affida a soluzioni che favoriscono la collaborazione
  • il 25% ha introdotto piattaforme per la gestione dei talenti
  • il 17% punta sull’automazione

Le aziende italiane mostrano percentuali in linea con le organizzazioni europee sia per quanto riguarda le iniziative che le tecnologie utilizzate. In particolare sono 3 i pilastri su cui le imprese stanno concentrando i loro sforzi: cultura, spazi e forza lavoro” ha spiegato Roberta Bigliani, head of energy, government & healthcare insight, executive lead of IDC Future of Work Practice.

CULTURA

Il 54% delle realtà italiane sta pensando a come rivedere la propria cultura aziendale per approcciare al meglio il Future of Work. Molti sforzi sono rivolto allo sviluppo dell’Employee Experience (attraverso anche una nuova figura dedicata): un miglior benessere del lavoratore porta a benefici di business sia in ottica di produttività che nei rapporti con la clientela. Cambiano contestualmente anche le metriche di valutazione: si passa dai classici KPI ai KBI (key behavioral indicator) per valutare la collaborazione, la comunicazione e le problem solving skill. Ad utilizzarli saranno nel 2021 il 60% delle imprese.

SPAZIO

Un’azienda su tre (il 60% entro il 2020) sta ridisegnando i propri uffici, integrando il fisico con il virtuale, in modo da rendere le attività lavorative il più flessibile ed integrate possibile, permettendo così’ al lavoratore di essere maggiormente focalizzato, connesso con risorse interne ed esterne, ed “aumentato” grazie a particolari supporti per espandere le proprie abilità fisiche. Già oggi, in questa direzione, Royo Group (bathroom forniture company) e Airbus dotano i propri lavoratori con esoscheletri che migliorano le loro prestazioni. Si assisterà inoltre allo sviluppo del workplace-as-a-service che sarà fruito dal 10% delle aziende italiane nel 2021.

FORZA LAVORO

Solo un’azienda su due sta lavorando nel coniugare le nuove opportunità offerte dalla tecnologia con il lavoro umano: in continua crescita sarà l’interazione uomo-macchina, tanto che dovremmo abituarci ad avere colleghi digitali e che il 54% delle operazioni ripetitive sarà automatizzato.

ADDIO AI LAVORATORI UMANI?

In futuro, l’automatizzazione porterà ad una perdita dei posti di lavoro? Saremo sostituiti dalle macchine e non ci saranno lavori da poter svolgere?

La risposta è “non proprio”: ci saranno certamente alcune mansioni che spariranno e saranno gestite da macchine, ma altre nuove che sorgeranno. Nel 1886 con l’invenzione dell’automobile da parte di Karl Benz molti erano preoccupati per i cocchieri che avrebbero perso il loro lavoro. Oggi invece sappiamo quante professioni sono sorte nel settore automotive. Lo stesso succederà a seguito dell’automazione.

Sono soprattutto le imprese più mature nel Future of Work ad essere maggiormente ottimistiche sul rapporto uomo-macchina, senza però dimenticare la necessità di mantenere un approccio umano centrico – ha aggiunto Fabio Chiodini, Collaboration & Business Intelligence Director at Avanade Italy. – Al centro dell’azienda ci sono le persone, le loro esigenze ed aspettative. Il disegno e l’implementazione di una corretta strategia si realizza pertanto attraverso la giusta combinazione di tecnologie, di rinnovate modalità operative e culturali. E’ inoltre necessario continuare a sensibilizzare le aziende nei confronti delle opportunità offerte dal digitale nonchè sull’impatto nel mondo del lavoro poiché in grado di migliorare l’esperienza dei dipendenti (Employee Experience o EX) ed efficientare i processi interni ottenendo benefici su produttività e crescita del proprio business.