Le aziende, soprattutto le PMI, hanno maggiore interesse a cercare liquidità attraverso la cessione di crediti e in particolare oggi a farlo con le piattaforme di invoice trading. Perché, da un lato, le banche si sono già esposte concedendo 250 miliardi di prestiti garantiti (e saranno meno disponibili a offrire altri finanziamenti alle stesse aziende) e dall’altro perché esistono importanti volumi di fatture che potenzialmente possono diventare immediatamente liquide, senza appesantire ulteriormente la posizione debitoria delle aziende che le hanno emesse verso i propri clienti. Un meccanismo che può contribuire a riequilibrare i rapporti tra credito a lungo e credito a breve, rotti dai prestiti emergenziali del Covid.
Dalla crisi finanziaria al fintech: perché l’asset based finance varrà 7mila miliardi di dollari tra cinque anni
Come noto, è dalla grande crisi finanziaria del 2008 che le banche tradizionali hanno stretto le maglie del credito – anche sulla base degli obblighi regolatori che imponevano di proteggere il capitale – con accantonamenti crescenti all’aumentare del rischio associato al prestito erogato. Questo cambiamento è alla stessa origine del fintech, che prende le mosse proprio nel mondo anglosassone da cui sono usciti il fenomeno dei mutui subprime e delle architetture finanziarie ad alto rischio che hanno portato alla crisi. La conseguenza più duratura di quella crisi è stata la stretta del credito per le PMI, per cui l’accesso alla finanza bancaria è diventato sempre più difficile. Per assecondare la loro domanda di liquidità, sono nate le prime piattaforme di peer to peer lending. L’invoice trading sostenuto da fondi e investitori è arrivato subito dopo ed è oggi, nel nostro Paese, il comparto del fintech che esprime i maggiori volumi nel supporto alle PMI. E vale l’80% dell’asset based finance globale, secondo il report Asset-Based Finance di KKR, il quale stima un valore complessivo di 4.500 miliardi di dollari che diventeranno 6.900 in cinque anni.
L’invoice trading: l’unico comparto della finanza alternativa in Italia che tiene testa all’Europa
Per quanto riguarda l’Italia, il Quarto Quaderno sulla Finanza alternativa del Politecnico di Milano evidenzia come l’invoice trading sia “uno dei comparti a più alto tasso di crescita nella finanza alternativa per le PMI e l’unico dove i volumi in Italia non sfigurano rispetto a quelli europei”. Nel primo semestre del 2020 il controvalore delle fatture cedute è stato pari a 555,1 milioni di euro, con un buon aumento nel secondo semestre 2020 (712,2 milioni). Al contrario, si nota un rallentamento per il primo semestre 2021 (531,6 milioni) legato alla stagionalità ma sicuramente anche alla contingenza della pandemia “che ha ulteriormente allungato i tempi di approvazione dei bilanci e che ha generato un calo di fatturato nel 2020, rendendo meno facile la cessione delle fatture e creando maggiore incertezza fra gli investitori”. Tenendo conto anche dell’attività negli anni precedenti, il flusso complessivo arriva a superare ampiamente i 4 miliardi di euro.
Il credito di filiera ai tempi del Covid
Perché le imprese dovrebbero utilizzare oggi la finanza alternativa e l’invoice trading? Il Covid ha messo in chiara luce il problema dei ritardi nei pagamenti delle fatture commerciali, che impedisce a chi emette le fatture di usare la liquidità che ne deriverebbe. Secondo lo European Payment Report 2021 di PMI, il 49% delle aziende europee si ritengono ‘fortunate’ per essere sopravvissute (il 45% in Italia). Inoltre il 28% delle PMI europee ha richiesto ai fornitori una dilazione e di converso molte di esse si sono dovute adeguare ad accettare tempi di incasso più lunghi dalle grandi imprese clienti. Parliamo del 54% delle PMI nel 2021, contro il 43% del 2020. In Italia il tempo medio di pagamento delle fatture B2B è tornato a salire, secondo Intrum, passando da 49 giorni a 52 giorni. Dalla ricerca emerge infine che le imprese che utilizzano il factoring per affrontare il tema della liquidità sono pari al 10% (la media è l’11% in Germania e l’8% in Francia).
Un’altra ricerca di riferimento per il mercato italiano, quella del Politecnico di Milano sulla supply chain finance (marzo 2021), evidenzia che del mercato potenziale del credito di filiera in Italia (nel 2020 pari a 450-490 miliardi di euro), solo un quarto è già servito. Cresce l’adozione di soluzioni innovative come Reverse Factoring (+13%) e Confirming, (+7%), in calo le tradizionali come Anticipo Fatture (-33%) e Factoring (-8%).
Quanto vale veramente il mercato delle fatture che possono essere anticipate?
C’è un tema di education da perseguire senza dubbio, per spiegare alle PMI come la cessione dei crediti in tutte le sue forme sia un modo per estrarre liquidità dalla propria struttura senza appesantire la posizione debitoria. Ma ci sono anche una serie di possibili consigli operativi da seguire per rendere le fatture cedibili da parte dei fornitori, che devono impegnarsi nella selezione dei clienti da cedere.
Ma esiste davvero un mercato libero di oltre 300 miliardi di euro di fatture che potrebbero essere anticipate? Probabilmente è una cifra che non considera che l’Italia è un paese con una struttura economica ancora formata da un elevato numero di imprese piccolissime e micro in cui circolano fatture in media molto piccole. Le fatture di piccolo importo emesse anche da imprese più grandi non vengono presentate in banca o scontate perché avrebbero costi fissi troppo elevati. Al netto delle imprese molto liquide che non hanno alcun motivo di anticipare fatture. Su queste fatture di dimensioni modeste funzionano soluzioni come il reverse factoring, che i dati dimostrano stiano prendendo forza nell’ultimo periodo. Anche se queste considerazioni ridimensionano la stima dei 300 miliardi, resta uno spazio notevole per assistere i fabbisogni di liquidità delle pmi che si possono stimare in qualche decina di miliardi.
Ad esempio, poiché le banche anticipano le fatture pro-solvendo, ovvero lasciando il rischio in capo al creditore a prescindere dal livello di solvibilità del debitore, è probabile che in quegli oltre 300 miliardi di fatture non anticipate o scontate ci sia una buona parte di documenti cedibile nella forma pro-soluto in quanto di elevata qualità. Il segmento di mercato delle PMI che hanno fatturati in crescita, esigenze di liquidità e crediti con lunghi tempi di pagamento da cedere alimenta le prospettive dei marketplace di invoice trading nella fase di uscita dalla crisi pandemica e nella prospettiva della fine delle moratorie e della riduzione delle garanzie statali sui crediti. Tuttavia molte piccole e medie imprese non sono ancora pienamente consapevoli di questa possibilità, così come conoscono poco il factoring.
L’equilibrio da riprendere tra finanza a breve e a lungo
Per attrarre le PMI verso l’invoice trading è necessario fare education sull’importanza di poter estrarre liquidità grazie al ciclo produttivo, proprio laddove si crea, piuttosto che continuare a chiedere mutui e finanziamenti che appesantiscono il bilancio e che vanno comunque restituiti.
Sfortunatamente il sistema dei crediti garantiti dal Fondo Centrale e da Sace – misura utilissima nell’emergenza Covid nonché l’unica possibile per un Paese super indebitato come l’Italia – ha creato un meccanismo viziato. Ovvero ha generato un effetto di sostituzione tra credito a breve – che si ottiene anche con l’anticipo fatture – e credito a medio lungo termine.
Dai dati ufficiali, si evince che da aprile 2020 a fine 2021 lo Stato ha garantito oltre 246 miliardi di prestiti (su un ammontare totale di prestiti alle imprese di circa 660 miliardi in essere a novembre 2021 secondo Bankitalia), rimborsabili a sei anni (ora allungati a otto anni), con un periodo di ammortamento di 12-24 mesi. È evidente che ci sia stata una corsa al prestito garantito e un macroscopico effetto di sostituzione. Che si evince ancora dalle statistiche di Banca d’Italia, secondo cui oggi ci sono 80 miliardi in più di prestiti alle imprese che devono essere rimborsati a rate oltre i 5 anni e 62 miliardi di finanziamenti a breve in meno. In qualche modo i prestiti a lungo termine, poiché più accessibili e garantiti, sono stati usati per sostituire quelli a breve.
L’invoice trading è una soluzione ideale nella fase di ripresa
Lo sbilancio tra prestiti a breve e prestiti a lungo termine è un’anomalia che va corretta (e che probabilmente si correggerà con la riduzione delle garanzie a metà 2022). Ma poiché i fabbisogni di molte imprese stanno crescendo insieme ai loro fatturati è opportuno che le imprese – quelle che hanno fatture cedibili e debitori che consentono la cessione – inizino a valutare l’anticipo fatture come uno strumento per fare cassa. Avere una linea di credito per fatture o la disponibilità degli investitori che acquistano su Workinvoice, significa instaurare un ciclo operativo in cui i crediti stessi rimborsano gli acconti ricevuti e la liquidità si continua a generare con le fatture nuove. In pratica non è necessario preoccuparsi di dovere rimborsare rate di mutui, finché esistono fatture nuove che rimpiazzano le vecchie. L’equilibrio tra sconto fatture (breve) e mutui (per finanziare investimenti) è un principio consolidato di buona gestione finanziaria delle imprese e delle PMI che deve essere ripristinato gradualmente. Ma non necessariamente saranno le banche a facilitare questo passaggio. Al contrario, è improbabile che le banche concedano nuove linee di anticipo fatture – aumentando il proprio rischio – alle stesse aziende che hanno finanziato con mutui garantiti da SACE o da FCG. Soprattutto nei casi di imprese con bilanci poveri di margini e ricchi di debito. È in questo contesto che l’invoice trading offerto dalle piattaforme fintech trova terreno fertile per dimostrare la sua utilità e affiancarsi a strumenti più tradizionali come l’anticipo bancario e il factoring.
di Fabio Bolognini, Co-Founder di Workinvoice