L’87% delle imprese italiane ha già investito o sta pianificando di investire nell’Open Banking: è quanto emerge dall’ultima ricerca condotta da Forrester Consulting per conto di Experian. Il Business and Consumer Insight Report di Experian 2022 ha messo in evidenza come le aziende stiano investendo nei giusti strumenti tecnologici per rispondere alle preoccupazioni dei consumatori e superare le sfide di business.
La ricerca ha rilevato come quasi la metà dei consumatori (47%) sia preoccupato per la propria situazione finanziaria, in quanto ritiene sempre più complesso gestire il proprio denaro in un contesto di incertezze macroeconomiche crescenti, tra cui l’inflazione derivante dalle interruzioni della supply chain globale e dalle instabilità geopolitiche. Per far fronte all’aumento del costo della vita, il 31% dei consumatori ha iniziato a contrarre più prestiti rispetto al passato.
“I dati hanno un ruolo estremamente importante per consentire alle aziende di prendere decisioni più consapevoli e basate su insight precisi, contribuendo a migliorare il servizio offerto ai clienti in questo difficile periodo economico“, ha affermato Malin Holmberg, CEO, EMEA & APAC, di Experian.
1 impresa su 4 punta sull’open banking per ampliare il business
Le imprese hanno investito nell’Open Banking per migliorare l’accuratezza della gestione del rischio e consentire un accesso più equo al credito per consumatori e piccole imprese, con l’obiettivo di concedere prestiti in modo responsabile: per oltre un quarto delle organizzazioni intervistate, sarà la priorità principale per i prossimi 12 mesi.
“La natura complessa e incerta del panorama economico odierno ha aperto nuove sfide per consumatori e imprese“, ha aggiunto Armando Capone, General Manager Italy di Experian. “Per superare questi ostacoli, le imprese dedicano sempre più risorse alle soluzioni tecnologiche – come Open Banking, AI e ML – che considerano fondamentali per offrire una migliore customer experience, prendere decisioni più accurate e garantire un servizio più sicuro ai clienti“.
Per quasi un’impresa su 4 l’advanced analytics, tra cui l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, stanno già cambiando radicalmente il modo di fare business, mentre il 42% sta aggiornando l’adozione di software basati su cloud.
A questi propositi, però si contrappongono alcune sfide: per quel che riguarda la prevenzione delle frodi, le sfide principali sono associate all’aumento dei costi per l’utilizzo di più tipi di software di prevenzione (42%) e l’incapacità di adattare rapidamente i modelli, le regole e i punteggi per rispondere alle nuove minacce di frode (33%).
Infine, quasi il 40% delle organizzazioni ritiene di non avere ancora le competenze adeguate all’interno della propria organizzazione per trarre il massimo da tali investimenti e oltre la metà individua un freno importante nella crescente complessità dei sistemi informatici. La conseguenza è che, nonostante investimenti fatti e pianificati, una porzione tra il 53% e il 71% delle organizzazioni non ha chiaro a quali investimenti tecnologici dare priorità e quanto peso assegnare a ciascuno di essi.
“La prevenzione delle frodi e la customer experience continueranno ad essere le principali priorità di business per i prossimi 12 mesi”, ha aggiunto Armando Capone. “Come Experian, siamo al fianco delle imprese per aiutarle a gestire la complessità derivata dai dati e dalle nuove tecnologie per consentire alle aziende di prendere decisioni più consapevoli e basate su insight precisi per ottimizzare l’esperienza del cliente e migliorare le prestazioni dei processi operativi critici”.
La tecnologia è fondamentale per alleviare le preoccupazioni dei consumatori e migliorare l’esperienza del cliente
In linea con una crescente preoccupazione sulle prospettive future, i consumatori sono sempre più selettivi riguardo le imprese a cui si affidano per la gestione delle proprie finanze. Quasi la metà (46%) ha espresso preoccupazione per la propria situazione finanziaria e il 37% trova difficoltà in qualche misura a estinguere i propri pagamenti per tempo. Per questo, un consumatore su 3 vorrebbe un supporto maggiore da parte delle aziende nel tenere traccia dei pagamenti dovuti.
Tuttavia, velocità e semplicità nei servizi online stanno diventando sempre più importanti, tanto che ora rappresentano uno dei fattori principali nella scelta della società a cui affidarsi per ottenere un prestito o richiedere una carta di credito. Negli ultimi 12 mesi, l’87% dei consumatori ha completato una richiesta di credito online e il 46% utilizza app mobile per gestire le proprie finanze.
A livello EMEA, il 49% dei consumatori è disposto a condividere questi dati transazionali dalla propria app di mobile banking, in aumento rispetto al 43% del 2021, mentre in Italia, i consumatori hanno largamente acconsentito a concedere alle organizzazioni interessate l’accesso alle proprie informazioni finanziarie tramite app mobile per semplificare le operazioni (33%), ricevere offerte personalizzate (30%) e evitare oneri burocratici (27%).
Altre evidenze del report per l’Italia:
- Il 29% delle imprese ritiene di non avere a disposizione dati sufficienti per migliorare le proprie performance (+11% rispetto alla media globale) e 1 organizzazione su 3 afferma che la trasformazione digitale è molto più lenta di quanto si aspettasse (+5% rispetto alla media globale).
- Il servizio del Buy Now Pay Later inizia a farsi strada, con un consumatore su 3 che lo utilizza con una certa frequenza per i propri acquisti, principalmente per ragioni di comodità.
- Il 29% dei consumatori ha affermato di aver abbandonato il procedimento di richiesta online di servizi o credito per la troppa complessità. Il 31% vorrebbe infatti che i servizi offerti fossero maggiormente personalizzati e quasi il 40% si trova a suo agio a perfezionare tali richieste anche con il supporto di assistenti virtuali.
- Oltre il 60% dei consumatori è preoccupato per i rischi di frode online e ritiene che le verifiche digitali dell’identità siano lo strumento più conveniente per garantire un accesso sicuro ai servizi richiesti. Il 40%, poi, ritiene che le imprese dovrebbero mettere in atto ulteriori misure per garantire la sicurezza dei dati.