La classifica dei consumi energetici delle valute digitali è stata letteralmente dominata, come detto, da Bitcoin, che ha raggiunto ben 86,3 milioni di tonnellate di emissioni di CO2.

Bitcoin e inquinamento

Bitcoin e inquinamento: un binomio da ben tenere in considerazione. Non c’è dubbio che, nel corso degli ultimi anni, la tecnologia abbia rivestito un ruolo sempre più importante in tutti i settori della vita moderna. Dall’intrattenimento, con la spinta dei videogiochi e di portali come il casino live di Betway, fino ad arrivare ai viaggi, agli ambiti ospedalieri e legati alla salute, ma più in generale nella quotidianità. Anche l’universo della finanza è stato rivoluzionato, soprattutto dal lancio delle criptovalute. Scopriamo, però, come ce ne sono tante che consumano ancora un quantitativo di energia eccessivo.

I consumi di Bitcoin e inquinamento del pianeta

Non c’è dubbio che la regina delle valute digitali sia il Bitcoin. Non ha eguali in termini di capitalizzazione di mercato, ma detiene anche un altro record non proprio positivo. Stiamo facendo riferimento ai consumi di energia, dal momento che non c’è nessun’altra criptovaluta che consuma quanto i Bitcoin.

In effetti, l’impatto ambientale dell’estrazione delle monete digitali di Bitcoin è particolarmente importante e non può essere sottovalutato. Nel corso degli ultimi tempi numerose discussioni si sono accese sotto questo aspetto ed è sceso in campo in tal senso, esponendosi in modo molto forte, anche un pezzo da novanta come Elon Musk.

I dati che sono stati svelati da parte del portale forexsuggest, mettono in evidenza come la regina delle criptovalute avrebbe prodotto qualcosa come oltre 86 milioni di tonnellate di anidride carbonica solo ed esclusivamente durante lo scorso anno. Un dato preoccupante a dir poco, tenendo conto che il nostro pianeta necessita di qualcosa come oltre 431 milioni di nuovi alberi per sopperire e ritrovare un equilibrio dopo un impatto ambientale del genere in un solo anno. In confronto al 2021, i dati sono peggiorati, dal momento che l’attività di mining di Bitcoin ha provocato un imponente incremento dei consumi di energia, soprattutto per via del meccanismo PoW, che ha bisogno di un altissimo livello di intensità energetica.

Bitcoin e inquinamento: il quantitativo di Co2 prodotto per ciascuna transazione

Non c’è dubbio, di conseguenza, che il record in termini di consumi energetici lo detenga proprio la regina delle valute digitali. Complessivamente, infatti, va a sfruttare qualcosa come 1183,58 kWh per ciascuna transazione. In poche parole, tutto questo vuol dire molto semplicemente che va a produrre oltre 805 chili di CO2 per ogni singola transazione.

Alle spalle di Bitcoin troviamo altre due valute digitali, non così famose però. Stiamo facendo riferimento a Polygon e Bitcoin Cash. La prima si caratterizza per produrre complessivamente circa 90 kWh per ciascuna transazione. La seconda, invece, produce quasi 10 kWh per ogni transazione. Insomma, non c’è dubbio che Bitcoin consumi fin troppa energia rispetto a ogni altra valuta digitale.

Dando uno sguardo, invece, a quelle criptovalute che emergono per dei consumi davvero bassi in termini energetici, troviamo Stellar, IOTA, Nano e Ripple, senza dimenticare Chia. Stellar, infatti, produce solo lo 0,00003 kWh di CO2 per ogni transazione, mentre Nano 0,000112 kWh, IOTA 0,00011 kWh, Ripple 0,0079 kWh e, infine, Chia solo 0,023 kWh per ogni singola transazione.

Nel 2022 nessuno ha consumato quanto Bitcoin

Durante lo scorso anno, la classifica dei consumi energetici delle valute digitali è stata letteralmente dominata, come detto, da Bitcoin, che ha raggiunto ben 86,3 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Poi c’è Litecoin, che ha prodotto circa 525,2 mila tonnellate nel 2022 e, sul gradino più basso del podio, troviamo Bitcoin Cash, che è stata protagonista di una produzione di CO2 pari a ben 141,4 mila tonnellate nel corso del 2022.

Insomma, in ottica futura è chiaro che ci sono delle criptovalute, come su immediate alpha, che stanno cercando di risolvere questo problema e di aprirsi a una svolta decisamente più green. Tra queste troviamo senz’altro Ethereum che, grazie alla svolta del nuovo meccanismo PoS, è stata in grado di ridurre le emissioni nocive addirittura di più del 99%, rendendo molto più rapido ogni processo di transazione.