Promuovere lo sviluppo delle realtà del territorio attraverso un’analisi dei comuni italiani con l’obiettivo di incoraggiare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale all’interno delle istituzioni pubbliche: queste sono le parole che maggiormente mettono in risalto il 1° Osservatorio dedicato all’applicazione dell’intelligenza artificiale nel mondo delle Pubbliche Amministrazioni. Il documento in questione, che sarà aggiornato annualmente, è frutto della partnership tra il Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena e QuestIT, azienda anch’essa senese che si specializza nella realizzazione di tecnologie proprietarie d’intelligenza artificiale: i dati che ne derivano sono innumerevoli a partire dal conteggio dei comuni italiani che si affidano a chatbot o assistenti virtuali all’interno dei propri siti d’informazione. Infatti, risulta che sono 27 le realtà comunali made in Italy, su quasi 8mila presenti sul territorio, che utilizzano questi virtual twin altamente innovativi per supportare i singoli consumatori nella quotidianità: si tratta quindi dello 0,33% circa del totale.
Il numero esatto è stato individuato proprio da QuestIT attraverso un software specifico: 19 di queste realtà pubbliche si trovano nel Nord Italia (70%), segue il Sud con 5 (18%) e infine il Centro con 4 (12%). Ora una domanda sorge spontanea: quali sono i tratti distintivi di questi chatbot? In primo luogo, hanno un’alta capacità di risposta nel 44% dei casi e sono in grado di rispondere a domande di tipo base oltre 6 volte su 10 (63%). Inoltre, l’85% dei chatbot utilizza forme di cortesia durante le conversazioni e il 78% di essi è in grado di chiedere all’utente di specificare meglio la sua richiesta nel momento in cui viene formulata la domanda.
E ancora, il 26% dei virtual assistant propone dei suggerimenti all’utente di riferimento in caso di eventuali dubbi o necessità, il 22% possiede anche capacità conversazionali e il 19% reindirizza automaticamente l’utente sulla pagina web desiderata. Tutti questi dati derivano da un lungo processo di analisi suddiviso in due fasi: la prima basata sull’utilizzo di un sistema di codifica incrociata utile a verificare l’attendibilità dei chatbot presenti nei siti d’informazione dei comuni italiani. La seconda, invece, prevedeva delle interviste da remoto a funzionari e dirigenti comunali per capire il loro grado di soddisfazione nei confronti della tecnologia e anche i potenziali margini di miglioramento.
“Stando a quanto raccolto dai colloqui one to one, i professionisti del settore sono entusiasti del servizio”, afferma Ernesto Di Iorio, CEO di QuestIT. “I chatbot avvicinano le istituzioni ai cittadini, soprattutto la fascia più giovane. Inoltre, rappresentano un investimento che presenta ampi margini di miglioramento. Questo progetto ci rende molto orgogliosi, in particolar modo, perché noi di QuestIT crediamo nella ricerca, nell’innovazione e nella sinergia con l’Università di Siena perché il nostro percorso ha avuto inizio proprio in qualità di spin-off della stessa accademia. A questo proposito ci tengo anche a ringraziare la dott.ssa Linda Basile, sotto la cui direzione scientifica è stata condotta l’intera ricerca. Sono convinto che in futuro sempre più istituzioni e comuni italiani abbracceranno tecnologie di ultima generazione per fornire servizi adeguati e specifici ai singoli cittadini: il progresso è a portata di mano e, in qualità di impresa altamente innovativa, siamo e saremo pronti ad accogliere i trend che ne caratterizzeranno la crescita nel corso dei prossimi anni”.