Le informazioni sono considerate il nuovo petrolio, l’elemento più importante con il quale alimentare tutto. Ed è proprio così in quando i dati, grazie all’analisi dei big data, permettono di avere una reale conoscenza dei fenomeni che vogliamo studiare. E, come si sa, conoscere perfettamente qualcosa consente di prendere decisioni accurate senza andare quindi a tentativi, come è sempre avvenuto in passato.
Essendo le informazioni fondamentali si sollevano questioni da dover valutare attentamente: chi realmente controlla i Big Data? Quanto valgono? Possono essere commercializzati? Sono al sicuro?
Domande di certo non facili da rispondere ma che evidenziano come la “problematica” stia diventando sempre più impellente dato il repentino aumentare di dati registrabili ed utilizzabili da parte di aziende e Governi. Nonostante un rallentamento nella crescita del mercato dovuto al Coronavirus (+6% nel 2020 per un valore di 1,8 miliardi di euro, rispetto al +26% nel 2019 e +23& nel 2018) numerosi istituti di stimano una nuova spinta nei prossimi anni grazie all’ampio utilizzo di sistemi IoT.
A giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo di questo fenomeno è sicuramente il legislatore, come affermato dall’Onorevole Antonio Martino: “Il Governo deve intervenire attraverso norme tempestive in modo da evitare il rischio che tutte le informazioni vengano concentrate nelle mani di pochi soggetti che acquisirebbero un potere enorme”.
Un po’ come in realtà sta già accadendo e forse è già groppo tardi, con soggetti come Google, Amazon e Facebook che dispongono di banche dati mondiali.
“Le informazioni, e quindi il potere, è nelle mani di americani e cinesi. L’Europa invece è fragile da questo punto di vista anche se ultimamente qualche iniziativa è stata portata a termine come il GDPR. Sono state poi emesse nuove linee guida per l’intelligenza artificiale ed avviato il progetto GAIA-X. Si tratta di un cloud federato europeo per rispondere allo strapotere dei giganti tecnologici, come Google, Alibaba e Microsoft, facendo leva sul dato: trasparenza, tracciabilità e, soprattutto, affidabilità” ha spiegato Massimo Moggi, President & CEO di WESTPOLE.
Non solo: particolare attenzione deve essere posta a garanzia della sicurezza delle informazioni. Soltanto in questo modo è possibile creare opportunità che oggi neppure ci possiamo neppure immaginare.
La security diventa infatti ormai fondamentale. Gli attacchi informatici crescono e si fanno sempre più mirati ed insidiosi. Sono imprevedibili ed in continua evoluzione e la certezza è che prima o poi si verrà colpiti. Nonostante questa consapevolezza troppo spesso però le imprese si credono erroneamente protette o poco interessanti per il cybercrime. Inoltre la maggior parte delle aziende che ha subito una violazione si è accorta quando ormai era già troppo tardi.
“Servono soluzioni basate sull’intelligenza artificiale e machine learning. Solo così è possibile scoprire sul nascere un tentativo di attacco ed evitare danni economici e reputazionali – ha spiegato Morten Lehn, General Manager Kaspersky Italia evidenziando come il cybercrime stia operando in modo organizzato come se fossero vere e proprie aziende del crimine.