La prestazione media dei servizi pubblici digitali in Europa. su un punteggio totale fissato a 100, è di 70 punti, con il forte contributo di Malta, primo Paese con 91 punti, Estonia (90), e altri stati che mostrano livelli avanzati come Lussemburgo (89), Islanda (88), Finlandia (86), Paesi Bassi (85), Lituania (85), Danimarca (85), Lettonia (82), Turchia (81) e Norvegia (80). Il nostro Paese, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni ottiene un punteggio di 61 punti, distante dal gruppo dei migliori. L’Italia risulta dunque ancora sotto la media europea nell’efficienza dei servizi pubblici digitali.
Sono questi i dati emersi dall’eGovernment Benchmark Report 2023 pubblicato dalla Commissione Europea, il documento che monitora lo stato di digitalizzazione dei servizi pubblici digitali nel gruppo di Paesi EU27+ (tutti gli Stati Membri dell’UE più Albania, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Svizzera e Turchia).
“Il gap da recuperare sull’eGovernment dal nostro Paese è ancora significativo – commenta Michele Benedetti, responsabile della ricerca per il Politecnico di Milano, che da 8 anni partecipa al gruppo di lavoro concentrato su questo studio – ma il percorso, anche grazie ai fondi PNRR, è stato tracciato e si tratta ora di percorrerlo mettendo a sistema risorse, competenze ed esperienze”.
Servizi Pubblici digitali: indicatori e obiettivi
Il Rapporto valuta i servizi pubblici online attraverso 14 indicatori organizzati in 4 dimensioni:
- la centralità dell’utente finale nel design del servizio,
- la trasparenza dell’informazione rispetto all’erogazione del servizio,
- i fattori tecnologici chiave per il dispiegamento del servizio,
- la disponibilità di servizi transfrontalieri.
Nel 2021 e 2022 dei simulatori della fruizione dei servizi (gli shopper) hanno consultato più di 15.000 siti web di amministrazioni pubbliche, mettendo alla prova le user journey dei servizi offerti.
Secondo il Report, se vogliono raggiungere il 100% di digitalizzazione dei servizi pubblici fondamentali entro il 2030, così come prescritto dalla Bussola Digitale, i territori europei devono:
- chiudere il divario tra utenti domestici e transfrontalieri superando le barriere linguistiche e abilitando l’autenticazione attraverso l’identità digitale che, benché istituita e distribuita su base nazionale, rispetta lo standard comune europeo eIDAS.
- ridurre il gap tra cittadini e imprese, che godono già più diffusamente di servizi digitali maturi, mentre ben un cittadino europeo su 5 non interagisce online con la propria amministrazione pubblica.
- Infine, è necessario chiudere il divario tra livelli istituzionali: sono soprattutto le amministrazioni centrali a erogare servizi in modo digitale, seguite dal livello regionale e in minor misura da quello locale.
“Sfide non facili da affrontare, per un Paese come l’Italia, caratterizzato da una forte frammentazione amministrativa – commenta Giuliano Noci, Prorettore del Politecnico di Milano e responsabile del gruppo di ricerca sull’eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano – Soprattutto a livello locale sarebbe di grande aiuto strutturare quanto prima meccanismi di gestione associata dell’ICT per governare gli interventi previsti e garantirne la loro sostenibilità e resilienza nel tempo”.