PwC Italia CEO Survey: CEO tra ottimismo e realismo. Oltre il 40% dei CEO che ha implementato una o più soluzioni di IA, o GenAI,  riporta un incremento dell’efficienza aziendale 

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Nonostante la persistenza delle sfide macroeconomiche attuali, la maggioranza dei leader  aziendali si dichiara ottimista per il futuro, riconoscendo l’importanza del cambiamento tecnologico come leva fondamentale per garantire la sostenibilità economica a lungo termine della propria azienda. In tale ambito, PwC ha raccolto (attraverso la 28a Annual Global CEO Survey) l’opinione di 122 amministratori  delegati in Italia e 4.701 in tutto il mondo sul loro grado di fiducia nella crescita economica  internazionale e del proprio business, fornendo un prezioso termometro su temi come  inflazione, innovazione tecnologica, IA, sostenibilità e capitale umano.

Dello scenario macroeconomico e delle competenze  chiave per la trasformazione se ne è parlato questa mattina nell’evento “CEO tra ottimismo e realismo”. La tecnologia leva della trasformazione aziendale“, un appuntamento  del ciclo “Italia 2025: Persone, Lavoro, Impresa”, la piattaforma di dialogo con i massimi  esponenti del mondo delle istituzioni e dell’impresa, promossa da PwC Italia in collaborazione  con il gruppo editoriale Gedi.

All’incontro hanno partecipato Antonio Zoccoli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica  Nucleare (INFN), Andrea Giudici, Equity Partner di Chaberton Partners, Roberto Russo,  AD di SmartCityLife, Giovanni Andrea Toselli, Presidente e AD PwC Italia, Alessandro  Grandinetti, Partner PwC Italia e Clients&Markets Leader, Anna Ruzzene, Partner  Finance Transformation PwC Italia e il giornalista de La Stampa che ha condotto la  discussione Alessandro De Angelis.

GenAI: crescono efficienza, fiducia e aspettative, ma la strada è ancora lunga 

In un contesto in continua evoluzione tecnologica, l’adozione della GenAI sta trasformando  radicalmente i modelli di business, aumentando l’efficienza e creando nuove opportunità di  crescita. Benché la maggior parte dei CEO che ha implementato una o più soluzioni basate  sulla GenAI affermi di non avere ancora sperimentato particolari cambiamenti in termini di  redditività e fatturato, oltre il 40% di loro dichiara di aver sperimentato benefici in termini di efficienza.

Il 75% dei CEO Italiani dichiara di fidarsi dell’integrazione dell’IA nei processi della propria azienda, rispetto al 67% della media globale. L’anno scorso, la percentuale di CEO che vedeva nell’IA un fattore di aumento del rischio in termini di sicurezza era il 19%.

Guardando al futuro, il 60% dei leader aziendali italiani si aspetta che la GenAI possa aumentare la redditività della propria azienda nei prossimi 12 mesi (vs 49% global e 36% del  2024).

Quasi la metà dei CEO a livello globale vede l’integrazione dell’IA o GenAI nelle piattaforme  tecnologiche, nei processi aziendali e nei flussi di lavoro come priorità per i prossimi tre anni.

Una percentuale inferiore sta pianificando di utilizzare l’IA per sviluppare nuovi prodotti e  servizi o per ridisegnare la propria core business strategy. Sorprendentemente, solo un terzo  dei CEO sta pianificando di integrare l’IA nella propria strategia di sviluppo delle competenze  e della forza lavoro. Le priorità per i CEO italiani sono le stesse ma con percentuali  generalmente più ampie specie per ciò che concerne l’integrazione nelle piattaforme  tecnologiche (61% vs. 47% a livello globale).

Secondo i risultati della 28a PwC CEO Survey, inoltre, non si riscontra una riduzione delle  opportunità di lavoro nell’economia globale a causa della GenAI. Contrariamente alle più cupe  previsioni di sostituzione delle persone per mezzo dell’automazione, l’adozione dell’IA si  accompagna a previsioni di crescita di nuovi assunti per un numero significativo di aziende. Il 45% dei CEO italiani (vs 42% global) si aspetta di aumentare il numero di dipendenti nel 2025,  mentre solo il 9% prevede di effettuare tagli dei lavoratori (vs 17% global). Tuttavia, in linea  con il sondaggio dello scorso anno, più della metà dei CEO italiani ritiene che, con il percorso  attuale, la propria azienda non sarà più economicamente sostenibile entro dieci anni.

Le competenze come pilastro per la sostenibilità a lungo termine 

La 28a PwC Annual Global CEO Survey ha evidenziato per l’Italia una diffusa preoccupazione  per la mancanza di competenze chiave nella forza lavoro. Nella CEO Survey dello scorso anno  il 25% dei leader intervistati vedeva nel divario di competenze uno dei principali fattori che  avrebbero ostacolato la crescita della propria azienda. Nel sondaggio di quest’anno, il 35% dei  CEO italiani (vs. 23% a livello globale) ha individuato nello skill gap la principale minaccia per  l’anno a venire, seguita da volatilità macroeconomica e cambiamento tecnologico. Questo dato  sottolinea l’urgenza di investire in programmi di formazione e sviluppo per colmare il gap esistente.

I CEO, consapevoli della rapidità del cambiamento, devono porsi come leader nella gestione  della trasformazione, formando una forza lavoro agile, capace di adattarsi velocemente alle  nuove sfide e in grado di guidare l’innovazione. La preoccupazione già esistente per le  competenze chiave potrebbe quindi intensificare quella relativa all’implementazione delle  nuove tecnologie, alimentando ulteriormente l’incertezza sul futuro e sulle condizioni  necessarie per affrontare le sfide imposte dall’innovazione tecnologica.

Ai CEO italiani è stato poi chiesto di esprimere quanto si percepissero in vantaggio o meno  rispetto ai propri competitor europei su diversi aspetti, interni ed esterni all’azienda, che  definiscono la competitività sul mercato delle aziende. Fatta salva la voce “tassazione”, dove  comunque la percezione di uno svantaggio non è maggioritaria (quasi la metà dei CEO la  ritiene in linea con la situazione europea), per tutte le dimensioni indagate è più diffusa la  percezione di vivere una situazione di vantaggio rispetto ai competitors europei. Le dimensioni  in cui il vantaggio è percepito con più forza sono la cultura organizzativa flessibile, aperta e  orientata al cambiamento (il 58% dei rispondenti si sente avvantaggiato), la proattività verso  la ricerca e l’innovazione (55% dei rispondenti) e l’abilità nel promuovere il marchio aziendale  (44% dei rispondenti). Al contrario, le dimensioni dove la percentuale di CEO che dichiara uno  svantaggio è più alta sono – dopo la tassazione – la trasformazione digitale all’interno  dell’azienda e la capacità di entrare in nuovi mercati.

La proattività verso la ricerca e l’innovazione sottolinea una crescente consapevolezza  dell’importanza dell’innovazione nell’affrontare le incertezze del mercato globale e stimolare  la crescita economica. La spesa in ricerca e sviluppo intra-muros delle imprese italiane  complessivamente è aumentata del 46,5% dal 2012 al 2022 (dati Istat). I dati preliminari  stimano un rallentamento della spesa per ricerca e sviluppo per il 2023 e una ripresa nel 2024  (+4,6% sul 2023). Le aziende italiane sono orientate agli investimenti in tecnologie emergenti,  ma il processo di trasformazione tecnologica è complesso e richiede la compresenza di più  fattori interdipendenti come lo sviluppo infrastrutturale, il potenziamento delle competenze  della forza lavoro e una comprensione approfondita non solo delle opportunità offerte dalle  nuove tecnologie, ma anche delle attività o aree in cui è più opportuno integrarle (e  quest’ultime possono differire anche di molto a seconda del contesto aziendale, dei processi  produttivi e dei singoli team).

Andrea Toselli, Presidente e Amministratore Delegato di PwC Italia ha  commentato: “Il processo di integrazione della tecnologia attraversa ormai tutte le aree di  un’azienda. La necessaria trasformazione del business che ne deriva si può strutturare solo  tenendo presenti due componenti fondamentali: persone e tecnologia. I CEO italiani ne sono  consapevoli e hanno compreso, più che in altri Paesi europei, che devono concentrare i propri  sforzi per creare una cultura aziendale sempre più agile e orientata all’innovazione e  guardano con favore alle opportunità che derivano dall’integrazione della GenAI nei modelli  di business. Il cambiamento può partire solo dalle persone, e quindi dalla formazione per  perfezionare le competenze. Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione che sta  nascendo e crescendo all’interno delle imprese, anche e soprattutto italiane. I risultati della  PwC CEO Survey ci spiegano che le strategie messe in atto dai manager, i processi messi in  atto dalle persone, i dispositivi utilizzati e la capacità di cogliere oggi la sfida  dell’innovazione sono i pilastri per continuare ad essere competitivi sul mercato”.

Conclusioni 

Come sarà l’economia mondiale nel 2035? La risposta dipenderà in gran parte da come  governi, aziende e società civile risponderanno all’opportunità storica rappresentata dall’IA e  all’imperativo di trasformazione imposto dalla complessità del contesto in cui operiamo (nuovi  equilibri geopolitici, cambiamento di prospettiva di clienti e investitori, transizione green, skill  gap). Le aziende più propense a prosperare in futuro sono quelle che agiscono ora sia per  comprendere come queste forze rimodelleranno il proprio settore, sia per reimmaginare i  modelli di business, le operazioni, l’uso della tecnologia e dell’energia, e soprattutto il mondo  in cui prendono le decisioni e guidano le persone all’interno della propria azienda.