Considerata la natura e la portata della diffusione di internet, non sorprende il fatto che il GDPR sia uno dei temi più caldi in praticamente tutti gli ambiti lavorativi: sono pochi i settori che possono permettersi di non considerare le implicazioni del nuovo regolamento Europeo sui dati e sulla privacy.
Mesi di pianificazione, ricerche, revisioni e controlli delle policy dei dati hanno ormai raggiunto il culmine in quanto si è raggiunta e superata la data di entrata in vigore del GDPR. Tuttavia, non è ancora possibile capire cosa significherà per i marketers, come sarà interpretato dai regolatori e come reagiranno i consumatori.
La situazione di allarmismo include un’ampia gamma di contesti, soprattutto quelli relativi alle sanzioni finanziare che sono pari al 4% del fatturato annuo o 20 milioni di euro. Per essere più specifici nel settore adv, le voci che generano maggiori preoccupazioni sono quelle riguardanti la totale rimozioni di targeted adv e la fine del programmatic. Ora, nonostante queste preoccupazioni, sono diversi i settori che non si sono preparati adeguatamente al nuovo regolamento, anche se l’Italia appare più preparata del Regno Unito. In UK infatti solo il 46% delle aziende ha realizzato un piano concreto e strutturato per assicurarsi di essere compliant con il nuovo regolamento, mentre da un sondaggio IDC emerge che in Italia oltre il 60% delle imprese sostiene di avere approntato uno specifico programma per essere compliant.
2018: l’anno del controllo e della trasparenza
Per il settore adv, la domanda di maggiore trasparenza e chiarezza su dove e perché vengono pubblicati gli annunci cresce di giorno in giorno. La recente decisione di Cisco di pubblicare annunci su YouTube dimostra la sfiducia del mercato. Ciò che il GDPR offre è un modo efficace per capire come i dati vengono utilizzati per fornire annunci che supportano i contenuti gratuiti. Con questa comprensione e trasparenza si ottiene un maggiore controllo su quali dati possono essere forniti o scambiati con contenuti gratuiti.
Il GDPR rappresenta una reale opportunità di ristabilire la fiducia ed educare i consumatori sull’importante ruolo che la tecnologia gioca nella loro vita quotidiana.
Costruire la fiducia tra marketer e consumatori
Il GDPR offre l’opportunità a marketers e brand di essere più aperti con i propri clienti su come utilizzano i loro dati e con quali altre organizzazioni li condividono. Il regolamento consente una migliore comprensione delle motivazioni alla base della raccolta e dell’utilizzo di dati e i brand devono ora informare gli utenti del motivo per cui devono farlo. In molti casi, la ragione è quella di fornire contenuti migliori e più personalizzati, un’esperienza di livello superiore o di proporre offerte/servizi specifici e personalizzati.
Ma l’attenzione deve essere posta anche sui partner tecnologici con cui i marchi collaborano. Ora devono fornire dettagli sulle relazioni che intrattengono con altri fornitori e su come tali organizzazioni potrebbero utilizzare i dati raccolti, oltre a essere trasparenti riguardo alla loro diffusione. Tutto ciò costituisce un passo positivo verso la creazione di un clima di fiducia tra azienda e consumatore.
Guardando il lato migliore
Nonostante la preoccupazione e la mancanza di preparazione da parte di molte organizzazioni, il GDPR rappresenta anche un’opportunità.
“Mentre entriamo in un’era regolata dal GDPR, i marchi e gli editori devono ora concentrarsi sui benefici. Il GDPR consentirà ai marketer di operare in modo più efficiente e più rapido, poiché si occuperanno di dati più “puliti” e accurati e si confronteranno con i consumatori che effettivamente vogliono essere contattati da loro.” – conclude Enrico Quaroni, Managing Director Italy di Sizmek – “Dopo tutto, che valore ha un database di un milione di persone se solo un quarto di questi contatti ha qualche affinità con un marchio? Questo regolamento costituirà la pietra miliare del mercato volta a promuovere una maggiore apertura e trasparenza e a costruire relazioni migliori e più autentiche con i clienti. Questo non può che essere positivo per le imprese che vi operano e per i consumatori che vogliono continuare a godere o a condividere importanti contenuti.”