Se la pandemia ha confermato qualcosa finora, è che difficilmente torneremo al paradigma lavorativo del 2019. Il passaggio forzato al lavoro da remoto ha cambiato le prospettive dei dipendenti, che hanno imparato ad apprezzare la flessibilità del lavoro da casa. Molte aziende hanno mostrato un crescente interesse per il lavoro flessibile dato che il personale si è dimostrato più che capace di gestire la crescita del business e la creatività anche da remoto. Poiché vediamo sempre più aziende adottare un approccio di lavoro da remoto, le istanze di mercato suggeriscono che il futuro del lavoro sarà ibrido. Ciò nonostante, la questione rimane ancora controversa e diverse aziende hanno espresso opinioni contrastanti in merito.
Con l’attenuarsi della pandemia e la riapertura delle città, molte aziende stanno pensando di far rientrare il proprio personale negli uffici. I dipendenti si sono però abituati a un certo livello di libertà e autonomia e, per questo, si prevedono importanti rivendicazioni da parte loro.
Siamo pronti per tornare in ufficio a tempo pieno?
Non si può ignorare il fatto che gran parte dei lavoratori non abbia intenzione di tornare a tempo pieno negli uffici: il 94% delle persone desidera, infatti, mantenere la possibilità di lavorare da remoto anche dopo il Covid. Lavorare dalla camera da letto o dalla cucina può non essere ideale, ma molte persone hanno ugualmente apprezzato la flessibilità dell’home office. Mentre ci avviciniamo al completo ritorno della normalità, un recente studio ha rivelato che 43 dei 50 maggiori datori di lavoro del Regno Unito non hanno intenzione di riportare il personale negli uffici a tempo pieno. Tuttavia, ci sarà probabilmente un gran numero di aziende che spera ancora in un ritorno alle modalità lavorative pre-pandemiche – perché?
Chi vuole far ritorno in ufficio fa leva sul principio secondo cui creatività e collaborazione siano più fertili all’interno degli uffici, ritenendo che lavorare da casa privi i dipendenti dell’apprendimento per osmosi e del confronto di idee che viene a crearsi nei canonici ambienti lavorativi. Altri sostengono semplicemente che il lavoro da remoto non sia adatto a certe tipologie di azienda. Nei servizi finanziari, per esempio, molti datori di lavoro temono che i lavoratori da remoto restino indietro rispetto alle loro controparti che lavorano in ufficio – eppure, un recente studio ha rilevato che oltre tre quarti dei dipendenti (77%) del settore ritiene che il lavoro ibrido renda la loro azienda più stabile. Troppo spesso è stato il management a chiedere un ritorno a tempo pieno negli uffici, prospettando un ritorno ai posti di potere e agli ambienti più cari.
Queste persone sono sempre rimaste lontane dalle difficoltà legate alla rotuine lavorativa pre-pandemica, ma è una storia completamente diversa per coloro che devono affrontare gli orari di punta ogni giorno. Per queste persone, lavorare da casa significa più tempo con la famiglia e una maggiore flessibilità per quanto riguarda gli orari di lavoro. Inoltre, molti lavoratori hanno ricordi negativi legati all’ufficio quali, deleterie politiche aziendali, crisi, bullismo, noia, e molestie sessuali. Con quasi due terzi (64%) dei lavoratori che desidera un approccio flessibile al lavoro, risulta evidente che l’autonomia del lavoro da remoto sia fortemente apprezzata nel panorama attuale. Quei datori di lavoro che si rifiutano di accogliere modelli di lavoro flessibili potrebbero vedere molti dei propri dipendenti andarsene. Esiste però una soluzione che promette ai dipendenti un livello continuo di flessibilità: essere il capo di sé stesso.
La rivoluzione dei freelance
Con una persona su cinque che punta a diventare il capo di sé stesso entro il 2025, siamo all’apice di un’altra rivoluzione nel mondo del lavoro – ed è facile capire perché. Se, da un lato, i freelance non godono delle protezioni tipiche del lavoro dipendente, come l’indennità di malattia e le ferie annuali, è innegabile che, dall’altro, beneficino di molteplici prerogative. nel. I freelance possono essere molto più flessibili nel loro approccio al mondo del lavoro, possono determinare le condizioni di impiego e gli orari, i progetti da gestire, così come la loro posizione.
Il successo del programma di vaccinazione e il graduale allentamento delle restrizioni sociali sono motivo di grande ottimismo. L’indice di fiducia dell’IPSE ha recentemente rilevato che i guadagni medi dei liberi professionisti altamente qualificati sono tornati ai livelli pre-pandemia. A questo va aggiunto che secondo il report Osservatorio sulle Partite IVA, realizzato dal Dipartimento delle Finanze, nel primo trimestre del 2021 sono state aperte 186.019 nuove partite IVA, in aumento rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente (+15,3%). Il confronto mese su mese mostra che l’aumento è concentrato nel mese di marzo 2021 (+105,7%); questa crescita rappresenta un importante segno di ripresa. Insieme, queste cifre ritraggono un quadro ben predisposoto alla rivoluzione dei freelance. In risposta all’applicazione di pratiche di lavoro obsolete da parte dei datori di lavoro, non sarà inusuale vedere più persone passare al lavoro autonomo.
Trattenere i migliori talenti
La pandemia ha sconvolto le preesistenti abitudini di lavoro, inducendo le aziende a riesaminare le proprie politiche di benefit e l’approccio al reclutamento di nuovi talenti. Il lavoro flessibile non è più un benefit da offrire, ma una modalità di lavoro imprescindibile per assumere e trattenere i talenti migliori sul mercato. Inoltre, l’adozione di queste politiche permette alle aziende di assumere personale da luoghi da cui prima non era possibile attingere: si tratta di un sistema che permette di superare il ben documentato gap di competenze.
I dipendenti hanno ben espresso la loro posizione in merito alle modalità lavorative post-pandemia, ed è ora che i datori di lavoro prestino piena attenzione. Se le aziende non decideranno di adottare un modello di lavoro flessibile permanente, il mercato assisterà a una decisa inversione di tendenza in cui il lavoro autonomo diverrà la scelta preponderante tra i lavoratori. Il 2021 e il 2022 potrebbero quindi assistere a una vera e propria ascesa dei freelance.
A cura di Marco Dell’Uomo, Italy Country Leader di Alight Solutions