Solo il 23,3% non ha avuto conseguenze, e il 17,2% ha visto un miglioramento nell’attività professionale

Lavoro freelance: i professionisti colpiti duramente dalla crisi

I professionisti che offrono servizi da remoto sono stati pesantemente danneggiati dal lockdown. L’ultima indagine realizzata da AddLance sui suoi iscritti rileva che la crisi economica dovuta al Covid 19 e i provvedimenti anti-contagio, come la chiusura delle attività non essenziali e le limitazioni agli spostamenti, introdotte nel corso del 2020, hanno avuto effetti consistenti sul lavoro freelance.

Su AddLance si incontra la domanda e l’offerta di servizi professionali quali programmazione e web design, marketing, tecnologie multimediali, scrittura e traduzione. L’offerta è costituita da freelance che possono presentare le loro soluzioni dalla piattaforma, rispondendo alla domanda di servizi condotta dalle aziende.

Su un campione di 500 iscritti italiani che ha risposto al sondaggio, il 28,4 % ha affermato che il lockdown ne ha fortemente danneggiato l’attività. Il 31,1% parla ancora di danni, anche se in modo più moderato: sommando i due valori, si vede che il 59,9 per cento del campione dichiara di aver subito effetti negativi dovuti alla pandemia. C’è una quota di freelance per i quali il Covid19 non ha avuto conseguenze, il 23,3 %, e per una percentuale del 17,2 % il lockdown ha favorito l’attività professionale.

Andrea Cossovel, direttore Marketing di AddLance, spiega: “Ci aspettavamo che, in una situazione di mobilità limitata, il lavoro da remoto aumentasse e che questo potesse accrescere le opportunità di business per i freelance. Il sondaggio mostra, invece, che il blocco delle attività da marzo aprile e le altre limitazioni che si sono succedute nel 2020 hanno ridotto le opportunità, anche per una categoria professionale potenzialmente più fortunata”.

AddLance ha chiesto ai professionisti se gli aiuti stanziati dal governo per i lavoratori autonomi fossero adeguati. Il 60,9 % del campione ha risposto in modo netto, dichiarandoli inadeguati, mentre il 22,1 % li definisce adeguati ma erogati in modo inefficiente. Per l’11,8 % gli aiuti sono stati adeguati ed erogati in modo efficiente.

Freelance, le prospettive per il futuro

AddLance ha chiesto inoltre ai freelance se, con i lockdown, sono cambiate le modalità di comunicazione con le aziende e se intravedono prospettive più ottimiste per il futuro.
Sul fronte dei canali di comunicazione più diffusi, il sondaggio conferma che il telefono è il più utilizzato, per il 34,2 % dei freelance, seguito da Skype per il 27,9 %. Le applicazioni di videochiamata, Skype, Zoom, Webex e Google Meet, considerate tutte insieme arrivano al 55%.

Osserva Cossovel: “Abbiamo chiesto ai freelance le loro previsioni in merito al futuro. È emerso che si aspettano una maggiore propensione ai rapporti di lavoro a distanza e una crescita delle collaborazioni per i freelance da remoto”.

Di quest’avviso è anche Alessandra Farabegoli, cofounder e organizzatrice del Freelancecamp: “Per chi lavora da freelance, lo smart working e il remote working non sono certo una novità, e finalmente anche i committenti, spesso in passato ostili a forme di organizzazione agile, hanno scoperto che “si può fare” e che “abbiamo sempre fatto così” non regge, come scusa. Questo naturalmente non risolve magicamente i problemi che abbiamo dovuto affrontare – conciliare l’organizzazione familiare con i tempi di lavoro, riuscire a trovare lo spazio fisico e mentale per lavorare bene anche da casa, gestire la cura e gli imprevisti quando si hanno poche tutele – ma almeno li ha portati alla luce come emergenze che riguardano tutti: è come se tutti fossero diventati un po’ più freelance, e quindi i problemi dei freelance hanno assunto una visibilità che prima faticavano ad avere”.