Parla l’Avv.Di Pardo: “Il metaverso non è solo un luogo dove divertirsi. Servono certificazioni avatar e un tribunale speciale”

“Il metaverso non è solo un luogo dove divertirsi assumendo le sembianze di un avatar. Oggi, nel mondo digitale, esattamente come nella realtà, si possono commettere reati ed esserne vittime. Non solo, quindi, violenze sessuali come è accaduto di recente, ma anche insulti razzisti o, ad esempio, violazione di diritti di proprietà industriale. Per questo serve un tribunale dedicato al metaverso e la certificazione degli avatar in modo da poter comminare le pene”. Questa la proposta lanciata dall’avvocato Salvatore Di Pardo esperto in innovazione e nuove tecnologie che punta a creare un vero e proprio “diritto del metaverso”.

Specifiche piattaforme

“E’ necessario che le piattaforme si dotino di specifiche condizioni di utilizzo per gestire questo spazio di azione digitale, in potenziale espansione – continua Di Pardo – una normativa generale entro cui le piattaforme devono operare. Sicuramente la più importante è la condizione di autenticazione dell’avatar al fine di giungere ad una situazione in cui potrà esserci un unico avatar per ogni persona fisica per sanzionarlo sia sul piano reale che virtuale”.

Creare il Tribunale del metaverso

Secondo il legale le punizioni poi dovranno essere comminate da un “tribunale del metaverso”: “tribunali speciali – ha spiegato – che dovranno comminare sanzioni nei confronti dell’avatar e di chi lo utilizza, limitatamente all’attività svolta nel metaverso. È essenziale, dunque, un intervento sulle piattaforme volto ad istituire delle regole proprie di utilizzo dell’avatar ed eventuali sanzioni per chi non le rispetta altrimenti questo spazio virtuale rischia di diventare un far west senza una regolamentazione ad hoc. Per ascoltare le parti, prima di arrivare a un provvedimento sanzionatorio nei confronti dell’avatar e, dunque, ricomporre le controversie, occorrerà creare il tribunale del metaverso, con regole e sanzioni proprie, che possano incidere direttamente su coloro che lo popolano, ovvero gli avatar, a condizione che siano certificati”.

‘‘Come studio legale stiamo trattando le problematiche giuridiche del metaverso e uno dei temi di maggior rilievo sta proprio nella difficoltà di delineare la responsabilità dell’utente per i comportamenti tenuti dal proprio avatar. Fra qualche tempo, gran parte delle nostre attività quotidiane avverranno direttamente nel metaverso, tramite azioni e comportamenti tenuti dai vari avatar virtuali’’.

Un ‘Diritto penale del metaverso’

“Pertanto è indispensabile creare un ‘diritto del metaverso’, che disciplini questo mondo virtuale e orienti le azioni degli utenti. Cosicché, ad esempio, comportamenti scorretti o lesivi siano sanzionati adeguatamente, sia sul piano ‘virtuale’ (sospendendo o ‘bannando’ l’avatar), sia sul piano ‘reale’, ponendo a carico dell’utente persona fisica effettive conseguenze giuridiche”.

“Per fare questo, è assolutamente necessario che ciascun utente abbia un solo avatar ‘certificato’, in modo che le azioni poste in essere nel metaverso siano riconducibili univocamente a quella persona. In questo modo, lo spazio virtuale potrà essere meglio gestito e governato, con una maggior responsabilizzazione dell’intera community’’. Al momento, spiega ancora l’avvocato Di Pardo, ‘‘si è tentato prevalentemente di applicare le regole tradizionali, del mondo fisico, al mondo virtuale. Ma ora, nello spazio virtuale si potrà fare di tutto: si stipuleranno contratti, si potrà votare, si potrà accedere ai servizi comunali e si potranno verificare anche dei reati, come già successo: dallo stalking, al razzismo, alle molestie sessuali ecc.’’.

Tuttavia, le norme giuridiche tradizionali non risultano sempre adeguate a una realtà dematerializzata e virtuale come quella del metaverso ma necessitano di una profonda rimeditazione.

Ad esempio, prosegue Salvatore Di Pardo, ‘‘In che misura e con quali strumenti possa essere tutelato un marchio o un altro segno distintivo nel metaverso. È già successo con le scarpe Nike e l’azienda ne ha bloccato la vendita agli avatar; in futuro, buona parte dei marchi saranno presenti attivamente nel metaverso e, ad esempio, sarà possibile acquistare beni e servizi direttamente con il proprio avatar – conclude – Si potrà assistere a manifestazioni sportive, accedere allo stadio nel metaverso. L’avatar potrà quindi compiere dei gesti di razzismo o di violenza. Mentre oggi possiamo disporre il daspo e impedire al tifoso razzista di accedere allo stadio mi sembra un po’ più complicato riuscire a ‘bannare’ efficacemente il suo avatar se, come accade oggi, il tifoso ha la possibilità di crearne un altro. È essenziale, dunque, un intervento sulle piattaforme volto ad istituire delle regole proprie d’utilizzo dell’avatar ed eventuali sanzioni per chi non le rispetta. Sanzioni da applicarsi direttamente nei confronti dell’avatar.

Alle specifiche regole d’utilizzo della piattaforma dovrebbe affiancarsi una normativa generale entro cui le piattaforme devono operare. Norme di rango primario, dunque, che definiscono i parametri d’uso delle piattaforme, a loro volta chiamate a stabilire condizioni di utilizzo degli avatar. Eventuali violazioni di tali norme dovrebbero essere segnalate dalle piattaforme o dai singoli avatar. Le sanzioni dovrebbero essere poi comminate da Tribunali speciali del metaverso, nei confronti dell’avatar e di chi lo utilizza, limitatamente all’attività svolta nel metaverso”.